Parlamentari del Congresso del Perù coincidono sul fatto che la rinuncia del PPK è stata la via d’uscita più facile per evitare la mozione di vacanza presidenziale.

Mercoledì scorso Pedro Pablo Kuczynski (PPK), dopo numerosi scandali di corruzione che hanno scosso il suo governo, ha presentato la sua rinuncia alla presidenza del Perù.

Tra questi il suo legame con l’impresa brasiliana Odebrecht, così come il presunto acquisto di voti nel Congresso in cambio di opere allo scopo di evitare una mozione di vacanza presidenziale.

Le reazioni non si sono fatte aspettare e la maggioranza dei parlamentari del Congresso coincidono sul fatto che la dimissione di Kuczynski è stata la via d’uscita più facile.

L’Articolazione di Movimenti verso l’ALBA in un comunicato si è pronunciata sulla dimissione del PPK. “Termina la prolungata agonia del governo di Pedro Pablo Kuczynski (PPK) in Perù”, riferisce il testo.

“La caduta è allo stesso tempo un colpo fatale per il cosiddetto gruppo di Lima, che ha perso niente di meno che il suo portavoce e il suo membro più aggressivo, appena alcune settimane prima della riunione dell’OEA a Lima, dove si vuole impedire al Venezuela di essere presente alla riunione, violando scandalosamente la normativa dell’OEA”, aggiunge la missiva.

Per la parlamentare progressista del Frente Amplio, María Elena Foronda, la rinuncia del PPK era qualcosa che doveva avvenire. “È stata la via d’uscita più comoda per lui, ma non per il Perù. Pensava sinceramente che nel suo messaggio avrebbe avuto coraggio, che c’è negli uomini dabbene, di riconoscere ‘mi sono sbagliato, chiedo scusa al paese’”.

Foronda ha dichiarato a TeleSUR che il PPK è stato “il responsabile di questa crisi, delle tangenti, dei traffici di voto, dei delitti di corruzione.

21 marzo 2018

Resumen Latinoamericano