Intervista a Florencia Nocetti del FPDS.
M.H.: Commentaci quale è stata la tua esperienza nell’ultimo Incontro Nazionale delle Donne nel Chaco.
F.N.: Ho viaggiato organizzata con delle compagne del Fronte Popolare Darío Santillán, già da vari anni veniamo e partecipiamo agli Incontri. Quest’anno andavamo preparate di fronte alla situazione di repressione che c’è nel nostro paese, per gli attacchi che ci sono stati l’8 marzo e nella mobilitazione per Santiago Maldonado quando era passato un mese dalla sua scomparsa, quando c’è stata anche una retata poliziesca; venivamo analizzando varie situazione complesse, allora, sebbene tutti gli anni viaggiamo organizzate, particolarmente quest’anno c’è stato un preventivo coordinamento per andare preparate il meglio possibile.
Ovviamente con l’aspettativa di andare a gioire, passarsela bene, condividere, formarci, incontrarci, ma anche muovendoci con altre cautele che gli altri anni non avevamo pensato necessarie o delle quali non avevamo tenuto conto.
I due giorni in cui noi ci siamo state, da sabato mattina a domenica notte, al di là di alcune questioni concrete, in particolare di maschi con alcuni attacchi verbali, tutto si è svolto bene, abbiamo potuto partecipare a diversi laboratori. Ci sono state molte compagne che viaggiavano per la prima volta cosicché è anche stato qualcosa di speciale, come tutto quello che significa un primo incontro, con la partecipazione per la prima volta ai laboratori, andare in piazza, camminare, vedere tutta la città piena di donne, fatto che crea molta mistica.
È stato un anno molto buono, ci siamo incontrate con molte donne del Chaco che ci commentavano che prima dell’Incontro si diceva che avremmo distrutto la città, che quel fine settimana non sarebbero usciti in strada, che non avrebbero aperto i locali, che se avessero potuto sarebbero mancati dal lavoro. Una ragazza che lavora in un ospedale pubblico ci ha detto che le toccava il turno pomeriggio-notte e che è stato uno dei giorni in cui ha avuto meno paura uscendo a lavorare. Il fatto che ci fossero tante donne nella città le ha dato forza. Molte del Chaco ci hanno detto di essere molto contente che fossimo lì e che tutto ciò che le avevano detto, che avremmo distrutto la città, era falso.
Cosicché continuiamo a confermare l’importanza che l’Incontro arrivi da tutte le parti, quantunque, essendo un anno elettorale, sarebbe stato importante che fosse stato fatto a Buenos Aires, ma al di là di questo l’importanza di incontrarsi, di ascoltarsi, di conoscere il perché e quali siano le motivazioni della nostra lotta è stato importante.
M.H.: Di nuovo una presenza di massa nella città di Resistencia. Quali sono state le tematiche centrali di questo nuovo Incontro che ha riunito circa 70.000 donne?
F.N.: Ci sono parole d’ordine che sono le chiavi della lotta femminista, la depenalizzazione e la legalizzazione dell’aborto in tutte le sue casuali, oggi nel nostro paese l’aborto non è punibile solo per tre cause: abuso sessuale, demenza mentale della madre o che corra un rischio sanitario. Per fortuna, in alcuni casi relativi alla salute si contempla più della salute fisica e permette che in altre situazioni sia legale. In tutti i modi il nostro Codice penale non lo permette in tutti i casi. Quella è una delle principali parole d’ordine, aborto legale, gratuito, in ospedale.
D’altra parte c’è la reale applicazione della Legge 26.485 che, sebbene stata sancita, sia stata creata la linea telefonica 144 e siano stati creati i commissariati per le donne, alla fine non funzionano come dovrebbero. Concretamente nel Chaco una delle principali denunce è la scomparsa di donne a scopo di sfruttamento sessuale. A Resistencia c’è una ragazza scomparsa più di due mesi fa e si sa che il governo è complice, che c’è il favoreggiamento di una rete della tratta, per questo una delle principali bandiere della lotta, che sono state sollevate là, è “basta reti della tratta e basta far scomparire ragazze”.
Alla scomparsa di donne a scopo di sfruttamento sessuale questo governo non ha dato peso
M.H.: Il programma di oggi, giustamente, era cominciato commentando quel tema, quello che si fa nella Rete di Bajo Flores, nella quale credo che ci sia una importante partecipazione del tuo gruppo. Oggi alle 17.00, a La Plata è cominciata una dimostrazione per Johana Ramallo che è scomparsa da tre mesi. Mi piacerebbe che approfondissimo quel tema, perché penso che ci sia una specie di indifferenza da parte degli organismi ufficiali e, nel caso specifico, della nostra Città di Buenos Aires, fatto che dovrebbe essere una preoccupazione della Ministra dell’Educazione.
F.N.: Così è. Mi mancava di chiarire che la giovane scomparsa a Resistencia è Maira Benítez, una giovane di 22 anni. Nella Città di Buenos Aires, così come in molte province, si sa di punti specifici, da cui fanno uscire le ragazze dal paese, la scomparsa di donne a fini di sfruttamento sessuale è un tema al quale questo governo non ha dato peso sotto nessun punto di vista.
A Buenos Aires, nella Villa 1-11-14, i docenti e le famiglie sanno chi sono, come agiscono, abbiamo accompagnato dei casi e quando ti avvicini al commissariato ti fanno aspettare 24 ore, che è il protocollo per le scomparse, nonostante ciò, le prime 24 ore sono fondamentali affinché la persona non esca dal paese.
C’è tutto un sistema putrido, chiaramente nei quartieri la polizia è complice delle reti della tratta, così come delle reti del narcotraffico, che sono legati; allora è molto complicato perché non è concretamente qualcuno, sono molte reti intrecciate, è molto complesso da smantellare e c’è anche una certa complicità dello stato che permette che possano agire così liberamente.
Come dicevi bene stiamo facendo una dimostrazione per Johana Ramallo. È complicato perché siamo noi organizzazioni sociali che facciamo sì che la gente si renda conto che tutti i giorni le ragazze scompaiono ed è con una instancabile ricerca che riusciamo a trovarle e le altre le continuiamo a cercarle; se la gente non si rende conto, non giunge ai grandi media.
M.H.: È anche inesplicabile la situazione della bottega El Bacilón a Liniers dove dietro il bancone c’era una passerella che comunicava con una proprietà confinante con 15 camere, con relativa targa numerata davanti, e il dato coincide con quanto raccontato da professori e alunni sugli incontri sessuali in cambio di denaro. “Raccontano che al Bacilón hanno il loro debutto sessuale, che le ragazze lo fanno per denaro e dopo concretizzano l’atto sessuale nel locale accanto”, ha dichiarato un docente della scuola di Nadia, la ragazza scomparsa due volte e la seconda volta da un istituto ufficiale, atto che è stato occultato dalle autorità che la custodivano. Come continua l’attività dell’Incontro?
F.N.: Per fortuna durante l’incontro non c’è stata repressione, ma lunedì, alla sua chiusura c’è stato un attacco organizzato al quale è legata una deputata di Cambiemos, Leila Ávila. Cosicché da un lato bisogna continuare ad indagare questo tema perché non è stato concluso, e sebbene sarà portato avanti nel Chaco, accompagneremo quel processo.
D’altra parte, continueremo a prepararci all’incontro del 2018 che sarà a Puerto Madryn, nella provincia di Chubut. Questo è un punto, dentro le reti della tratta, molto fondamentale, cosicché credo che quella sarà una delle parole d’ordine più forti.
M.H.: Mi sembra di aver capito che dall’inizio della democrazia ci siano state 3.000 donne scomparse legate alla tratta delle persone. Un tema realmente molto forte.
F.N.: Sí. È molto difficile ottenere delle statistiche e delle informazioni. Il protocollo di come agire nel caso in cui qualcuno scompaia in genere è poco diffuso, ciò che si fa è ricorrere al commissariato e alle organizzazioni sociali; sappiamo che in un primo momento non bisogna ricorrere alla polizia. C’è molta informazione, che è quella ufficiale, ma che non è quella che serve di più. È un tema molto complesso. Inoltre, quando scompare una ragazza l’ultima cosa che si vuole pensare è che sia stata sequestra da una rete della tratta. Allora, parlare in quei termini è anche complesso.
M.H.: Come bisogna indirizzare la denuncia?
F.N.: Noialtre comunichiamo direttamente con la Protex che è la Procura specializzata nella tratta, questa è la procura specializzata. Loro possono ricevere la denuncia e automaticamente attivano i meccanismi di ricerca, perché se non si fa una ricerca di dove sia e l’azione è differente, non si controllano i telefoni, per esempio.
M.H.: Che è successo a Johana Ramallo.
F.N.: Chiaro, il fatto è che in genere si fa la denuncia nel commissariato di quartiere, che è quello stabilito. È complicato, se non c’è l’accompagnamento di una organizzazione che può cercare di smuovere le carte nel commissariato e fare anche la denuncia nella Protex affinché possa verificare. C’è un modo di sveltire le cose, in ogni modo siamo sempre legate alle restrizioni di legge. Per questo insisto sempre sull’importanza dell’organizzazione, siamo dovute andare in procura o in tribunale a fare pressione, a volte dobbiamo rimanere tutto il giorno a verificare che il procuratore dia il via libera o invii il rapporto per vedere se ci sono notizie, perché sappiamo che la denuncia passa e non ti avvisano di nulla. È anche molto difficile fare domande perché c’è molta cattiva predisposizione da parte di coloro che dovrebbero essere dalla nostra parte.
In genere sono ragazze che vengono dalla Bolivia o dal Paraguay e non padroneggiano la lingua, e tutto diventa più complicato, perché hanno già i loro diritti lesi in altri aspetti e non essendo organizzate né accompagnate sono poste in una situazione di maggiore vulnerabilità. È molto frustrante e rende più facile gettare la spugna. È fondamentale essere controllate e accompagnate in tali situazioni. Cerchiamo di diffondere il viso della giovane o della donna scomparsa, i dati di dove è scomparsa, le date, diamo i telefoni per i contatti e quando riappare chiediamo di togliere le foto da internet perché ci sembra che lasciare circolare quelle foto significa continuare ad esporla.
M.H.: Allora, l’anno prossimo la sede di un nuovo incontro è Chubut. Quanti incontri ci sono stati?
F.N.: Quello dell’anno che viene sarà il numero 33. È molto importante che sia stato mantenuto per tanto tempo nonostante le differenze che ci sono. É realmente ammirevole.
16-11-2017
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Mario Hernandez, “Crónica del 32º Encuentro Nacional de Mujeres, Chaco 2017, 14, 15 y 16 de octubre” pubblicato il 16-11-2017 in Rebelión, su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=234086&titular=cr%F3nica-del-32%BA-encuentro-nacional-de-mujeres-chaco-2017-14-15-y-16-de-octubre] ultimo accesso 20-11-2017. |