Álvaro García Linera (AGL) ha pubblicato un lungo articolo su Rebelión con il titolo “¿Fin de ciclo progresista o proceso por oleadas revolucionarias?” (Fine del ciclo progressista o processo per ondate rivoluzionarie?). Dato che l’autore è vicepresidente della Bolivia, ex membro del gruppo Comuna e teorico del governo di Evo Morales, non si può lasciar passare molte delle cose che scrive senza fare alcuni chiarimenti.
Per vari anni AGL ha proposto per la Bolivia un “capitalismo andino” con una borghesia aymara creata e promossa dallo stato (capitalista) strappato all’oligarchia dalle mobilitazioni popolari ma rapidamente identificato con il Movimento al Socialismo (MAS).
Questo consiste in un semipartito senza vita, né democrazia interna, e con una politica capitalista nazionalista-riformista che è in realtà un pool di direzioni sindacali operaie e contadine burocratizzate che aspirano ad occupare i principali posti nelle istituzioni dello stato. Orbene, dalla vicepresidenza del governo di quello stato, AGL promuove una politica neosviluppista -estrattivista e una concezione “giacobina”- centralizzatrice che privilegia le necessità del capitalismo di stato (lotte per la benzina, strada attraverso il TIPNIS violando la Costituzione che garantisce l’autonomia indigena e che propone il decentramento).
Secondo AGL, è esistita una “Internazionale progressista e rivoluzionaria a livello continentale” e “Lula, Kirchner, Correa, Evo, Chávez e Ortega (!) avrebbero costituito il suo Comitato Centrale.
Per AGL, riguardo gli sfruttati con “le classi bisognose”, il brutale attacco del capitalismo non è contro le conquiste dei lavoratori, il loro livello di vita e di cultura e le loro entrate dirette e indirette, ma è contro gli stati attraverso la caduta dei prezzi delle materie prime… (il quale dipende dalla crisi capitalista della domanda anche se non solo da quello).
AGL misura “la potente ascesa politica delle classi sociali (sic) e delle forze politiche della sinistra che assumono il controllo del potere dello stato” attraverso la massiccia incorporazione di “deputati, membri di un’assemblea e senatori” nelle istituzioni dello stato capitalista, senza pensare che un poliziotto socialista è un poliziotto dello stato capitalista e un deputato o senatore “socialista”, un ingranaggio minore del capitalismo di stato.
Per lui, il governo è “la classe dirigente”, quando il governo “progressista” è solo un occupante estraneo di un apparato statale capitalista che cerca di sostituire nelle istituzioni di questo la classe dirigente, che continuerà ad essere capitalista mentre nessuno la liquiderà.
Per AGL, i governi “progressisti” hanno effettuato una “straordinaria redistribuzione della ricchezza sociale” e “hanno chiuso le forbici” delle disuguaglianze sociali, quando la realtà è che Cristina Fernández ha lasciato una cifra di poveri (che dopo Macri ha moltiplicato) poco differente da quella che c’era alla fine dei novanta con il neoliberalismo e il coeficiente di Gini, che riflette le disuguaglianze sociali, non si è praticamente modificato.
AGL, giustificando il tentativo di rielezione indefinita di Evo (e la sua medesima) dice, per esempio, “quando la soggettività delle persone (sic) e la forza delle personalità sono quelle (sic) che decidono il destino di un paese, siamo di fronte a veri processi di rivoluzione”, senza pensare che potrebbe essere di fronte a processi di controrivoluzione (Napoleone, Hitler).
A coloro che si oppongono allo sviluppo del consumismo e del mercato CAPITALISTA, che sono promossi dai governi “progressisti”, risponde, simulando confusione, che non è possibile sopprimere il mercato perché si riprodurrà il mercato PRECAPITALISTICA, che si basa non sul consumismo ma sul baratto o lo scambio commerciale.
Per combattere contro la sinistra rivoluzionaria che critica l’estrattivismo, lo sviluppismo, la sostituzione dei lavoratori, AGL inventa una sinistra inesistente che, secondo lui, dice che “i governi progressisti non stanno prendendo misure più dure di socialismo che mettano fine al mercato mondiale (sic), alla divisione internazionale del lavoro (sic) e instaurino immediatamente misure comuniste di proprietà e produzione (sic)”, quando il socialismo può solo essere mondiale, con un solo mercato e una divisione volontaria del lavoro e il comunismo presuppone l’eliminazione della proprietà privata dei mezzi di produzione e la riduzione estrema della medesima proprietà, salvo quella degli oggetti di uso elementare.
“La rivoluzione è mondiale e continentale (sic) o è una caricatura di rivoluzione” dice AGL senza troppa precisione ed eleganza, ma con ragione. Questo lo oppone allo stalinismo, ma la sua predica sulla necessità di un blocco -non di precise alleanze- con le borghesie nazionali, che condivide con tutti i difensori dei governi progressisti e il suo disprezzo per l’analisi classista lo collocano tra i neostalinisti.
Per ultimo dice che le rivoluzioni fanno parte di una successione di ondate che per lui sembra infinita e in crescendo. Non è così: il capitalismo sta rapidamente mettendo fine alle basi della civiltà e di molte specie, tra le quali, la nostra. Un trionfalismo fatalista non può nascondere il pericolo di una catastrofe ecologica e/o nucleare che i governi “progressisti” non fanno nulla per scongiurare (Cristina Fernández ha inaugurato una centrale elettrica a carbone e centrali nucleari in piena conferenza mondiale sul cambiamento climatico).
Non è nemmeno certo che “il tempo storico stia dalla nostra parte”, non solo perché tale tempo storico non esiste ma lo costruiscono gli esseri umani con le loro lotte e non ha finalità determinate ma anche perché i termini sono brevi. Avrei molto altro da dire, ma è anche breve la pazienza dei lettori.
26-06-2017
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Guillermo Almeyra, “Las curiosas teorías de Álvaro García Linera” pubblicato il 26-06-2017 in Rebelión, su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=228363&titular=las-curiosas-teor%EDas-de-%E1lvaro-garc%EDa-linera-] ultimo accesso 06-07-2017. |