La Commissione Internazionale di Giuristi (DIJ) esprime la sua più profonda preoccupazione per gli sgomberi forzati delle comunità di Laguna Larga e La Mestiza, del Departamento di El Petén, Guatemala.
Lo scorso venerdì 2 giugno, il Governo del Guatemala ha portato a termine una operazione militare nel Dipartimento di El Petén di sgombero forzato della comunità Laguna Larga, situata nella Laguna del Tigre nel municipio di San Andres, e ha programmato di portarne a termine un altro per il 14 giugno nella comunità La Mestiza, del medesimo municipio. Come conseguenza di questa operazione militare, la comunità di Laguna Larga -circa 600 o 700 persone, inclusi bambini, donne e anziani- ha deciso di allontanarsi in condizioni deplorevoli verso il territorio messicano, alla ricerca di rifugio e protezione.
Sabato 3 giugno i membri della comunità di Laguna Larga hanno attraversato la frontiera e attualmente si trovano nel municipio di La Candelaria, Campeche, Messico, in condizioni sommamente avverse. Vari bambini e bambine mostrano segni di malattie respiratorie. La CIJ è particolarmente preoccupata per la situazione fisica e mentale di un bambino che durante l’operazione di sgombero era stato perseguitato dalle forze militari.
In ripetute occasioni, la CIJ ha dichiarato che le comunità che vivono nei municipi di San Andrés e La Libertad, nel Dipartimento di El Petén, continuano ad affrontare l’esclusione sistematica da parte delle istituzioni dello stato, così come gravi violazioni dei diritti umani, in particolare violazioni dei diritti economici, sociali e culturali.
Per il fatto di vivere in una zona protetta in conformità della Legge sulle Aree Protette, lo stato guatemalteco considera queste popolazioni come “illegali” e le accusa di commettere il delitto di “appropriazione” di aree protette, proibendo l’ingresso di materiali da costruzione, attrezzature o qualsiasi bene che possa garantire o significare la più minima “permanenza” in dette comunità o nella zona. Recentemente è stato arbitrariamente arrestato il signor Jovel Tovar, accusato del delitto di appropriazione di aree protette, che si trova detenuto nel carcere di San Benito, nel Dipartimento di El Petén.
Paradossalmente, lo stato guatemalteco permette e facilita lo sfruttamento petrolifero in detta zona, della compagnia PERENCO, nonostante che le fuoriuscite petrolifere e le altre attività, relative a questa attività, producano un serio deterioramento alle riserve d’acqua dolce, che sono le più importanti del Mesoamerica. La CIJ pensa che questa politica colpisca seriamente i diritti della popolazione stanziata nella zona.
In ripetute occasioni, la CIJ ha potuto osservare che l’Esercito del Guatemala, insieme alla Commissione Nazionale delle Aree Protette (CONAP), promuove operazioni attraverso le quali viene portata a termine una permanente persecuzione delle comunità che vivono nelle zone protette. La presenza dell’Esercito del Guatemala nella zona e l’esistenza di vari “posti di blocco” militari fanno parte della strategia di persecuzione permanente delle popolazioni stanziate nella regione, che nel quadro di un programma statale sono giunte lì negli anni settanta, prima della dichiarazione di zona protetta.
Secondo la Costituzione Politica della Repubblica del Guatemala, lo stato si organizza per proteggere la persona e non per perseguitarla. La persecuzione permanente delle comunità, così come le politiche di stato contro le persone che vivono nelle zone protette, stabilendo “assedi di pressione psicologica, materiale e militare”, costituisce una politica di stato che contraddice la Costituzione Politica del Guatemala, così come accordi e trattati in materia di diritti umani -specialmente il Patto Internazionale dei Diritti Economici, Sociali e Culturali (PIDESC) delle Nazioni Unite-, che impongono l’obbligo dello stato di garantire i diritti economici, sociali e culturali e che ogni persona goda del più alto livello possibile di salute fisica e mentale.
La CIJ si permette di ricordare allo Stato del Guatemala, che secondo l’articolo 11 del PIDESC, di cui fa parte, “gli stati […] riconoscono il diritto di ogni persona ad un livello di vita adeguato per sé e la propria famiglia, inclusa alimentazione, vestiario e casa adeguati e ad una miglioria continua delle condizioni di esistenza. Gli Stati Parti prenderanno misure appropriate per assicurare l’effettività di questo diritto, riconoscendo a questo effetto l’essenziale importanza della cooperazione internazionale fondata nel libero consenso.”
La CIJ ricorda che, come ha segnalato il Comitato dei Diritti Economici, Sociali e Culturali delle Nazioni Unite, “il diritto alla casa non deve essere interpretato in un senso stretto o restrittivo che lo equipari, ad esempio, alla protezione che risulta dal mero fatto di avere un tetto sopra la testa. […] Deve essere considerato piuttosto come il diritto a vivere in sicurezza, pace e dignità da qualche parte” 1). Allo stesso tempo. la CIJ ricorda che, come ha segnalato detto Comitato, “date l’interrelazione e l’interdipendenza che ci sono tra tutti i diritti umani, gli sgomberi forzati violano frequentemente gli altri diritti umani. Così, oltre a violare chiaramente i diritti consacrati nel Patto, la pratica degli sgomberi forzati possono dar luogo anche a violazioni di diritti civili e politici, tali come il diritto alla vita, il diritto alla sicurezza personale, il diritto alla non ingerenza nella vita privata, nella famiglia e nella casa e il diritto a godere in pace dei propri beni” 2).
La CIJ è soprattutto preoccupata dal fatto che la Corte Regionale Mista di Poptún, Dipartimento di El Petén, abbia rifiutato la tutela provvisoria presentata dai rappresentanti delle comunità basata sui “Principi basilari e le direttive sugli sgomberi e l’allontanamento generati dallo Sviluppo” delle Nazioni Unite. Secondo questi Principi, gli sgomberi possono essere portati a termine solo secondo il Diritto Internazionale dei Diritti Umani, unicamente allo scopo di promuovere il benessere generale, essere ragionevoli e proporzionali, e devono essere regolamentati in modo tale che sia garantito un indennizzo e una riabilitazione completi e giusti. Preoccupa la CIJ che gli sgomberi, portati a termine la scorsa settimana nel Dipartimento di El Petén, non riuniscano questi requisiti e che la Corte Regionale Mista di Poptún non avesse dispiegato qualche attività per verificare la loro osservanza. L’operazione militare di sgombero delle comunità della Laguna Larga e La Mestiza, nemmeno ha osservato la “Istruzione Generale per la Richiesta e l’Inoltro di Ordini di Sgombero” emessa dal Pubblico Ministero guatemalteco.
Alla fine, preoccupa estremamente la CIJ che gli sgomberi siano stati portati a termine, quando le comunità che vivono nella Laguna del Tigre e nella Sierra Lacandón hanno presentato allo stato del Guatemala una Proposta Alternativa di Sviluppo Integrale e Sostenibile delle Comunità colpite dalla dichiarazione delle Aree Protette della Laguna del Tigre e della Sierra Lacandón, El Petén, proposta che aveva aperto un canale di dialogo tra le comunità colpite e le autorità dello stato del Guatemala, che è la migliore via per risolvere la conflittualità agraria che prevale in Guatemala.
Ramón Cadena, Direttore della Commissione Internazionale di Giuristi per il Centro America, ha dichiarato: “Questa politica dello stato del Guatemala di sgomberare in modo violento le comunità da qualche regione del paese, contravviene il Diritto Internazionale dei Diritti Umani e gli standard internazionali e lo stato del Guatemala deve essere dichiarato responsabile e riparare i danni causati”.
Città del Guatemala, 5 giugno 2017
Per maggiori informazioni contattare Ramón Cadena, direttore CIJ C.A. all’indirizzo ramon.cadena@icj.org o ai telefoni 23601919, 23610538.
Note:
1) Osservazione Generale N. 4 del 1991 sul Diritto all’Abitazione, par. 7.
2) Osservazione Generale N. 7 relativa agli sgomberi forzati, punto 4.
Rebelión
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
“Comisión Internacional de Juristas condena desalojos en el Departamento de el Petén” pubblicato il 05-06-2017 in Rebelión, su [http://www.rebelion.org/docs/227682.pdf] ultimo accesso 10-06-2017. |