Accusano il regime di Temer di “adottare una politica economica suicida, inclusa la riforma delle pensioni”.
“In materia militare, il Brasile è gli ‘USA’ della regione”. La frase appartiene niente meno che al comandante dell’Esercito, il grado più alto nella gerarchia in servizio delle Forze Armate, che ha focalizzato il malessere militare su due aspetti critici: l’uso dei militari come polizia interna e la riforma delle pensioni che il governo di Michel Temer prevede.
È così profondo ed esteso il malessere dei militari, che Temer ha deciso di cavarsela con un solido aumento dello stanziamento, che nei fatti presuppone una crescita del 36% della spesa per il ministero della Difesa nel 2016, rispetto al 2015. “Sotto una intensa pressione istituzionale, da quando ha assunto il governo”, scrive il quotidiano Folha de Sao Paulo, “ha utilizzato l’arma tradizionale del Bilancio per mantenere buone relazioni con i militari”.
Da quando è scoppiata la crisi economica nel 2015, quando ancora governava la petista (PT) Dilma Rousseff, le Forze Armate ricevono una parte minima del bilancio assegnato, soprattutto per l’area degli investimenti in progetti strategici. Nel 2015 il progetto dei sottomarini, convenzionali e nucleari, ha ricevuto 35 milioni di real dei 294 milioni pianificati (un dollaro = 3,15 real). La fabbricazione dell’aereo da carico KC-390 (che si propone di sostituire lo statunitense Hércules C-130) ha ricevuto appena il 10% del previsto.
La cosa più grave, tuttavia, è la distribuzione del medio bilancio militare di 28.000 milioni di dollari (1,4% del PIL): il 74% va per remunerazioni del personale e solo il 10% per investimenti, in Forze Armate che devono sorvegliare 8.000 chilometri di litorale marittimo che includono il petrolio off shore o pre-ssl, la piattaforma atlantica, oltre la protezione dell’Amazzonia che continua ad essere desiderata dalle potenze extra-continentali. Il ministro della Difesa Raul Jungman ha dichiarato che le Forze Armate sono “chiaramente al livello adeguato di investimenti”.
Oltre al basso stanziamento, che ha portato la Marina a dismettere l’unica portaerei del paese (acquistata dalla Francia nel 2000 quando già aveva 37 anni di servizio), i militari si scontrano con la proposta del gruppo economico di includerli nel sistema nazionale delle pensioni, per cui perderebbero i propri privilegi. Il problema è che il Sistema di Protezione sociale dei militari delle Forze Armate, che beneficia 296.000 persone tra quelle in servizio e pensionate, ha un deficit annuale di 10.000 milioni di dollari, che rappresenta quasi la metà del deficit totale del sistema che tutela 26 milioni di pensionati.
Come evidenzia una notizia del quotidiano El País, ogni uomo in divisa genera un deficit annuale “32 volte maggiore di quello generato da un pensionato nel regime generale”. Inoltre, mentre i lavoratori apportano l’11% dei propri salari all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, i militari lo fanno solo con il 7,5% dei propri stipendi. I quasi 300.000 militari ricevono più denaro dei 50 milioni di beneficiari del Piano Borsa Famiglia, il programma lanciato dal Governo di Lula (2003-2010) che ha contribuito a ridurre la povertà.
A febbraio vari alti comandi delle Forze Armate si sono pubblicamente pronunciati contro la pretesa del governo di riformare il sistema delle pensioni militari. Il comandante Villas Boas ha argomentato che “lo stato deve intendere che si vuole contare su delle istituzioni in qualsiasi momento, in qualsiasi orario, questa istituzione deve avere caratteristiche speciali”. Ha affermato che il contratto sociale dei militari “ci dà delle prerogative per poter compiere questo ruolo”, e che non hanno diritto a sindacalizzarsi né di fare sciopero.
Il comandante della Marina, ammiraglio Leal Ferreira, ha argomentato in un articolo intitolato “Senza Privilegi”, che la riforma delle pensioni militari realizzata nel 2001, sotto il governo di Fernando Henrique Cardoso, per gli uomini in uniforme ha comportato perdite che hanno contribuito in questo modo a ridurre il deficit di una percentuale considerevole. Il comandante della Forza Aerea si è espresso con ancor più veemenza.
L’impiego dei militari in compiti di ordine interno è stato l’altro grande fronte degli uomini in divisa contro l’attuale governo. Durante i primi mesi dell’anno in corso il governo ha inviato militari negli stati di Amazonas, Roraima, Río Grande del Norte, Espirito Santo e Río de Janeiro, al cospetto della crisi della sicurezza pubblica per l’impotenza della polizia di fronte al narcotraffico. Il generale Villas Boas segnala che nella favela di Maré, una delle più grandi di Rio de Janeiro, l’Esercito ha utilizzato 3.000 effettivi per 14 mesi, ma ha aggiunto che “l’impiego delle Forze Armate non dà una soluzione al problema”.
Per il comandante dell’Esercito, a Maré sono stati investiti 400 milioni di real (circa 120 milioni di dollari) con l’occupazione militare, un risultato pessimo. “Quando siamo andati via, una settimana dopo tutto era come prima”. Con l’aggravante che “abbiamo subito un logoramento e rischi enormi, perché se siamo attaccati e reagiamo, ciò sarà considerato un crimine e giudicato da un tribunale civile”.
Il comandante Villas Boas conclude che il paese ha perso identità e senso dello sviluppo nazionale, “siamo un paese che non sa quello che vuole essere, quello che vuole o deve essere. Per questo la società è così divisa e lo stato è subordinato a interessi settoriali”.
Quello che non possono dire i militari in servizio, lo dicono i club di pensionati e i media legati alle Forze Armate. Un editoriale di Defesanet degli inizi di febbraio, accusa direttamente il governo di “essere scivolato nel pantano dei giochi di potere tipici di Brasilia”. Accusa l’ex presidente Cardoso di essere il responsabile di “forzare il governo Temer ad adottare una politica economica suicida, inclusa la riforma delle pensioni” e di aver messo il ministro dell’Industria Henrique Meirelles “a fare questo attacco ai militari”.
Le forti pressioni dei militari hanno portato il governo Temer, che ostenta appena il 10% di popolarità, a non includere le Forze Armate nel progetto di riforma del sistema di protezione sociale e a negoziare dei cambiamenti minori. Probabilmente non sarà sufficiente ad alleggerire l’intensa pressione che proviene dalle caserme.
17/03/2017
Sputnik Mundo
tratto da La Haine
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Raúl Zibechi, “Profundo malestar militar en Brasil” pubblicato il 17-03-2017 in La Haine, su [http://www.lahaine.org/mundo.php/profundo-malestar-militar-en-brasil] ultimo accesso 21-03-2017. |