È chiaro che le FARC non si disarmeranno per essere catturate il giorno dopo dal procuratore Néstor Humberto Martínez.
Ciò che sta succedendo con il progetto di giustizia speciale per la pace nel Congresso mostra che la pagina della pace non può essere ancora girata, come propone Claudia López.
Il progetto della giustizia speciale per la pace (JEP), che è il cuore di quanto concordato con le FARC, al Senato potrebbe non ottenere i voti sufficienti perché Cambio Radical, il partito del vicepresidente Santos e del procuratore Néstor Humberto Martínez, la cui vicinanza con Vargas Lleras è indiscutibile, gli si sta opponendo con una ostinazione che ha lasciato l’opposizione del Centro Democratico senza lavoro.
Nella votazione alla Camera, il progetto è stato approvato per un solo voto e non ha avuto l’appoggio di Cambio Radical: due hanno votato a favore, uno contro e i restanti 13 al momento del voto sono usciti dall’aula.
Le cose al Senato sono ancor più complicate a seguito della spennatura che il procuratore Néstor Humberto Martínez ha mollato al presidente. Il suo numeretto di uscirsene ad annunciare al mondo che 1 milione di dollari sarebbe stato dato dalla Odebrecht [compagnia di costruzioni brasiliana coinvolta in scandali di mazzette in tutta l’America Latina, ndt] all’amministrazione della campagna elettorale di Santos, il nobel per la Pace, (ma che per ora non lo avrebbe indagato giacché ci sono solo delitti di ordine amministrativo che competono allo squallido Consiglio Nazionale Elettorale), ha danneggiato ancor di più la governabilità di Santos e perciò la sua capacità politica nel Congresso per portare avanti le sue riforme.
Questo medesimo procuratore che ha spennato il presidente, martedì è andato alla prima commissione del Senato ad assestare una batosta al progetto della JEP. Nel suo discorso, il capo dell’ente accusatore ha messo in allarme i congressisti sui gravi pericoli che, secondo lui, avrebbe il progetto. Ha sorvolato sul fatto che la maggioranza delle zone grigie, che ha enunciato come gravi, fossero già state precisate nella formalità che c’è stata alla Camera, con ciò ha dimostrato la propria malignità. Ha insistito sul fatto che non era chiaro che i dissidenti non avrebbero avuto benefici né che i recidivi avrebbero avuto un maggior castigo, quando la verità è che il primo, quello dei dissidenti, era molto chiaro negli accordi, e il secondo, il tema dei recidivi, era stato precisato alla Camera quando ha approvato il testo. Lo stesso è avvenuto con l’altro tema che preoccupa gli impresari, i terzi. Il testo che è stato approvato alla Camera ha incluso una proposta presentata da Rodrigo Lara, di Cambio Radical, che impone maggiori condizioni per la valorizzazione delle denunce contro terzi nella JEP.
Nonostante ciò, per il procuratore tutti questi cambiamenti che sono stati fatti alla JEP e che lui si è rifiutato di riconoscere nel suo discorso, non lo soddisfano. Vuole di più e per questo è impegnato nel compito di fare pressioni sul governo affinché accetti l’unica richiesta che finora non gli è stata accettata: quella che i delitti di esecuzione continuata come riciclaggio di denaro, prestanome e arricchimento illecito, devono essere di sua competenza e non della giustizia transizionale.
L’accordo del Colón dice che le FARC hanno sei mesi per inventariare e consegnare i loro beni e che se dopo questa data si giunge a provare che hanno commesso un’azione di prestanome, di riciclaggio o di arricchimento illecito, di questo deve farsene carico la Procura, come dire, la giustizia ordinaria. Il procuratore Martínez dice di no: che lui vuole avere il potere di indagare le FARC non solo dopo i sei mesi, ma prima. La qual cosa significherebbe che ai guerriglieri non servirà inventariare tutti i loro beni, per come sono stati ottenuti illecitamente lungo molto tempo, la Procura dovrebbe catturarli.
Se questa tesi fosse approvata al Senato, si mette fine a tutta l’impalcatura della giustizia transizionale che è stata pattuita a L’Avana perché si darebbe il potere alla giustizia ordinaria di iniziare ad indagare le FARC e di catturarli.
È chiaro che le FARC non si faranno disarmare per essere catturate il giorno dopo dal procuratore Néstor Humberto Martínez. Se si accetta questa proposta, il processo franerà prima di essere stato applicato e si obbligheranno le FARC a ritornare alla lotta armata per cominciare un nuovo ciclo di guerra.
Sorprende che il super-ministro che ha partecipato ai negoziati di pace, oggi da procuratore si dimentichi che questo governo ha fatto un accordo con le FARC e con i militari per creare una giustizia transizionale, che cerca di risarcire le vittime di un conflitto in cui la giustizia ordinaria ha brillato per la sua impunità.
Per tutto quanto detto sopra, non si può ancora voltare la pagina della pace. Il procuratore Néstor Humberto Martínez e il vicepresidente stanno giocando con il fuoco. Che questi giochi di destrezza li faccia chi è il giocatore della stessa squadra di Santos dimostra che la sua guida è molto precaria. Ma che lo faccia anche il procuratore generale, è un colpo alla democrazia.
18/02/2017
Semana
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
María Jimena Duzán, “No se puede pasar la página” pubblicato il 18-02-2017 in Semana, su [http://www.semana.com/opinion/articulo/maria-jimena-duzan-lo-de-la-jep-demuestra-que-lo-de-la-paz-no-termina-aun/515839] ultimo accesso 27-02-2017. |