Osvaldo Bayer

In senso contrario ad ogni logica umana, il capitalismo continua a radere al suolo le comunità originarie.

Dopo aver visto le immagini di una simile brutalità ufficiale esercitata contro la comunità mapuche a Chubut, non risulta più esagerato affermare che si ripete la storia, mentre stanno rilanciando la Campagna del Deserto. E no, non sovradimensiono le mie parole, per nulla. Di fatto, questa settimana è tornata ad essere fatta la medesima politica che applicava Julio Argentino Roca: la menzogna e la repressione più crudele su coloro che considerano inferiori, su coloro che non considerano “argentini”, coloro che non ostentano il “merito” di vivere nelle terre che da secoli hanno abitato.

In senso contrario ad ogni logica umana, il capitalismo continua a radere al suolo le comunità originarie, mediante uno stato gestito da governi che rispondono incondizionatamente ai propri interessi, che non sono mai stati gli interessi del popolo. E così, passano diversi funzionari, uno dopo l’altro, assumendo il potere con retorica democratica, quando in realtà vengono solo a ingrassare il capitale dei più ricchi. In questo caso, la pallina numerata gli è caduta su tutti i colori di Benetton, che è giunto nel paese per squilibrare ancora di più la bilancia dell’uguaglianza, penetrando nell’economia e nella politica nazionale, a tal punto che le Forze reprimono al servizio della sua vergognosa impresa.

I nostri fratelli mapuche hanno subito tre violente repressioni in meno di due giorni e noi abbiamo l’obbligo di gridare di fronte a questi soprusi inammissibili e inspiegabili. O piuttosto, molto facilmente spiegabile: quello che è avvenuto in Patagonia dimostra fino a dove siano capaci di giungere, Mauricio Macri e compagnia. Ma come fronteggiare questa offensiva che sembra non diminuire? Non c’è più altra opzione che scendere in strada a lottare per i diritti dei nostri popoli che, senza dubbio, sono l’esempio della storica resistenza argentina.

14-01-2017

La Poderosa