Ci sarà un tavolo pubblico tra il Governo e l’ELN?


È indiscutibile che il 2016 è stato un anno significativo nella storia colombiana, perché la guerriglia delle FARC firma un accordo di abbandono delle armi e passano a trasformarsi in una organizzazione politica legale, e questo fatto permette al presidente Santos di ottenere il premio Nobel per la pace.

Nonostante quanto detto precedentemente, il paese si mantiene nelle medesime condizioni di sfruttamento, esclusione, persecuzione ed eliminazione politica; emarginazione e criminalizzazione sociale; saccheggio ambientale ed ecologico; consegna della sovranità e dei beni pubblici agli interessi stranieri; come dire, persistono le cause che hanno originato ed esacerbato il conflitto sociale e armato. Il regime si mantiene intatto e la guerra statale continua con tutta la sua intensità, accanendosi conto il popolo.

Con l’Esercito di Liberazione Nazionale, è stato portato avanti un processo differente da quello delle FARC e dopo molti inadempimenti e dilazioni del governo, finalmente il 30 marzo 2016, viene fatto l’annuncio della fine della fase riservata, sono stati fatti conoscere i sei punti dell’Accordo dell’Agenda ed è stato annunciato l’immediato inizio della fase pubblica.

Dopo pochi giorni, il presidente Santos, propone nei mezzi di comunicazione l’esigenza unilaterale di liberare coloro che sono nelle mani dell’ELN, che non è stata pattuita nei negoziati formali tra le parti, congelando così la possibilità di iniziare la fase pubblica.

È chiaro che il governo cerchi di stabilire dei condizionamenti, che impediscano la realizzazione di quanto concordato bilateralmente, manipolando di fronte all’opinione pubblica le versioni e non rispettando quanto pattuito. Negli ultimi tempi, Santos continua ad optare per una tattica di dilazione, logoramento e inadempimenti, per rinegoziare quanto concordato.

Per l’Esercito di Liberazione Nazionale, il processo che stiamo portando avanti non è di sottomissione o di imposizioni unilaterali, ma di cercare un approccio, una costruzione mutua e concertata con la società, allo scopo di concordare i cambiamenti, che ci permettano di costruire un processo di pace giusto.

Il 6 ottobre, è stata concordata la realizzazione di liberazioni umanitarie, fatte dalle due parti, con lo scopo di creare un clima che permettesse di installare la fase pubblica delle conversazioni.

Sappiamo che considerazioni di fondo sulla natura e la portata del delitto politico e i fatti connessi, sono temi della Fase pubblica delle conversazioni; ragione per cui, le liberazioni e gli indulti pattuiti, sono precedenti e avverranno come gesti di volontà politica delle Parti secondo quanto concordato.

Per concretizzare gli indulti, la nostra delegazione ha inizialmente richiesto due compagni condannati per aver trattenuto degli uomini (a scopo di finanziamento, ndt), che sono stati rifiutati dal governo, con l’argomento delle limitazioni che impone la Legge 418 del 1997; posizione con cui si vuole restringere l’ampio concetto del delitto politico e delle azioni connesse. Il governo propone di indultare dei prigionieri politici che siano stati condannati solo per ribellione semplice e siano già vicini al termine della pena.

Trattenere delle persone è una azione politica ed economica effettuata dall’Esercito di Liberazione Nazionale su persone che, anche se civili, fanno parte del conflitto, che non solo finanziano o appoggiano la guerra in alcune zone del paese, ma il cui patrimonio, in molti casi, lo hanno consolidato mediante lo sfruttamento del personale a carico, l’estrazione indebita delle risorse naturali o l’utilizzo dell’amministrazione corrotta dei beni dello stato.

I benefici economici ottenuti nel caso di aver trattenuto delle persone, non vanno a finire nelle casse personali o proprie di coloro che l’ordinano o lo eseguono direttamente, ma giungono all’ELN come risorse centralizzate e sono, di conseguenza, utilizzati per finanziare la ribellione. Questa condotta esclude, allora, la tipificazione del delitto di sequestro, che per la legislazione colombiana, deve avere “un vantaggio lucrativo per fini espressamente individuali”.

È evidente che al governo non gli conviene aprire il Tavolo Pubblico con l’ELN, perché questo significa dare la parola alla società e permettere che sia il pubblico a definire quali siano i principali problemi, che si devono discutere e quali devono essere le soluzioni per costruire la pace.

L’Esercito di Liberazione Nazionale si fa carico del fatto che, per quanto lo riguarda, i temi di Giustizia, delitti politici e fatti connessi, faranno parte di un dibattito che deve coinvolgere tutta la società e non solo gli attori del conflitto armato. Pertanto, invita la società, i democratici, i giuristi, i collettivi che difendono i prigionieri politici, le organizzazioni non governative, le università, le organizzazioni dei Diritti Umani, a pronunciarsi e a partecipare a queste riflessioni.

Estendiamo, inoltre, l’appello a tutte le colombiane e a tutti i colombiani, affinché facciano propria questa Fase Pubblica di conversazioni, facendosi carico del loro proprio protagonismo e aprendo un nuovo scenario di partecipazione politica, per poter passare verso un altro paese, dove la pace si traduca in palpabili trasformazioni di vita degna, giustizia, sovranità e allegria per tutte e tutti.

02 gennaio 2017

Voces de Colombia

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
¿Habrá Mesa Pública Entre el Gobierno y el ELN?” pubblicato il 02-01-2017 in Voces de Colombiasu [http://www.eln-voces.com/index.php/editorial-insu/913-habra-mesa-publica-entre-el-gobierno-y-el-eln] ultimo accesso 11-01-2017.

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