Città del Messico/ Attraverso un comunicato, le organizzazioni che difendono i diritti umani dichiarano che legalizzare la presenza dell’Esercito messicano nelle strade, come lo vogliono il PRI e il PAN, accrescerà la crisi dei diritti umani che c’è in Messico e confermerebbe l’impunità di fronte alle violazioni che sono commesse quotidianamente dai membri delle forze armate.
La cosiddetta Legge di Sicurezza Interna, iniziativa presentata dal Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) e dal Partito di Azione Nazionale (PAN) alla Camera dei Deputati “permetterebbe il comportamento senza controllo e senza renderne conto” dei militari, fatto che favorirebbe un aumento delle violazioni dei diritti umani, giacché aumenterebbero le esecuzioni extragiudiziali, le detenzioni arbitrarie, il numero dei prigionieri politici, la tortura e le scomparse forzate, questa legge permetterebbe ai militari di effettuare pattugliamenti, arresti e anche attività di indagine senza che ci sia un’altra autorità che li contrasti, affermano le organizzazioni Centro Regionale di Difesa dei Diritti Umani José María Morelos y Pavón, A.C., la Rete Guerrerense di Organizzazioni Civili dei Diritti Umani, il Centro dei Diritti della Montaña “Tlachinollan” A.C. e il Collettivo Contro la Tortura e l’Impunità (CCTI).
“Dopo alcuni anni dalla militarizzazione dello Stato del Guerrero, lo stato rappresenta l’epicentro della crisi dei diritti umani in Messico” dichiara il comunicato per cui non è “urgente” una iniziativa così, ma sarebbe un pericolo per tutta la società.
Qui il testo del comunicato:
Comunicato / Legge di Sicurezza Interna: una minaccia per i diritti umani, OSC
L’iniziativa di Legge di Sicurezza Interna rappresenta un modo per convalidare l’impunità di fronte a casi di gravi violazioni dei diritti umani commessi da elementi militari.
Dopo alcuni anni dalla militarizzazione dello Stato del Guerrero, questo stato rappresenta l’epicentro della crisi dei diritti umani nel paese.
Noi organizzazioni locali della società civile stiamo attenti alle iniziative, per creare una Legge di Sicurezza Interna, presentate dal Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI) e dal Partito d’Azione Nazionale (PAN) alla Camera dei Deputati, nelle quali si dà la priorità e adito alla condotta delle Forze Armate in operazioni di sicurezza pubblica e controllo sociale interno. Relativamente a queste, riconosciamo il grave rischio che rappresentano per il rispetto dei diritti umani e soprattutto di fronte alla grave crisi che presenta lo stato e il paese riguardo questi.
L’approvazione di una legge di questo tipo, permetterebbe la partecipazione diretta dell’Esercito ad attività che si basano sull’articolo 129 della Costituzione Messicana, in situazioni che non gli appartengono, fatto che scatenerebbe un aumento delle violazioni dei diritti umani, aumentando esecuzioni extragiudiziali, detenzioni arbitrarie, prigionieri politici, tortura e sparizioni forzate, solo per menzionarne alcune, permetterebbe ai militari di effettuare pattugliamenti, detenzioni, e anche attività di indagine senza che ci sia un’altra autorità che li contrasti.
Avere l’Esercito nelle strade non è una “urgenza” come ha dichiarato il direttore degli Affari Giuridici della Segreteria della Difesa Nazionale (SEDENA), Alejandro Ramos, ma al contrario, è un pericolo per tutta la società; i movimenti sociali e le organizzazioni civili che difendono e promuovono i diritti umani affermano che così le loro azioni arbitrarie sarebbe basata giuridicamente.
La Legge di Sicurezza Interna permetterebbe alle forze armate di avere più campo d’azione senza controlli né di renderne conto, uno scenario propizio per l’impunità. Quanto detto risulta specialmente grave di fronte alle medesime dichiarazioni fatte dal Segretario della Difesa Nazionale, Salvador Cienfuegos, che ha dichiarato che loro non sanno perseguire delinquenti; come dire, non sono preparati ad effettuare lavori di sicurezza cittadina.
Riguardo a ciò bisogna segnalare che da anni il comportamento dell’Esercito nello Stato del Guerrero ha dimostrato che l’estrema militarizzazione favorisce scenari per massacri e innumerevoli violazioni dei diritti umani. Dal periodo conosciuto come “la Guerra Sporca” degli anni 70, lo stato è stato testimone di vari fatti vergognosi per mano dell’Esercito, ne sono un esempio: la scomparsa nel 1974 di Rosendo Radilla ad un posto di blocco militare, l’esecuzione di 11 giovani a El Charcot nel 1998, la tortura di contadini ecologisti nella sierra di Ajuchitlán del Progreso, avvenuta nel 1999, la tortura sessuale da parte di elementi militari su varie donne nel dicembre del 1997 nel municipio di Atlixtac, così come i casi di Inés Fernández e Valentina Rosendo, nel febbraio del 2002, senza dimenticare il caso della scomparsa dei 43 Normalisti di Ayotzinapa, il 26 e 27 settembre 2014, quando ne sono stati anche coinvolti.
Vari di questi casi, per la loro gravità, sono perfino giunti in spazi e tribunali di livello internazionale, avendo la Corte Interamericana dei Diritti Umani emesso in 3 di questi una sentenza contro lo stato messicano segnalando le gravi violazioni dei diritti umani commesse dall’esercito messicano nello Stato del Guerrero e ribadendo le preoccupazioni di fronte all’attenzione sulle operazioni di sicurezza pubblica effettuate dalle forze armate. Allo stesso tempo, in tutti questi casi è continuata l’impunità nei processi portati davanti alla giurisdizione castrense che ha solo convalidato la “legalità” dei loro atroci comportamenti.
Per quanto detto precedentemente, risulta preoccupante che questo tipo di leggi possa essere approvato, giacché rappresenta una porta aperta per commettere gravi violazioni dei diritti umani, così come un sostegno legale alle medesime, di fronte a compiti di sicurezza che non è possibile che siano portati avanti dall’organizzazione militare.
Esprimiamo la nostra totale opposizione a questo tipo di iniziative e chiediamo che possano essere trovate soluzioni che non rappresentino la militarizzazione dei territori, specialmente, per l’esperienza che c’è stata nello stato. La militarizzazione del paese non ha dato soluzioni per dare attenzione alla violenza né per lottare contro il narcotraffico, al contrario, ha posto il paese in una grave crisi dei diritti umani.
Centro Regionale de Difesa dei Diritti Umani José María Morelos y Pavón, A.C.
Rete Guerrerense di Organizzazioni Civili dei Diritti Umani
Centro dei Diritti della Montaña “Tlachinollan” A.C.
Colettivo Contro la Tortura e l’Impunità (CCTI)
17 dicembre 2016
Desinformémonos
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Redazione Desinformémonos, “Legalizar la presencia del ejército en las calles profundizaría crisis de derechos humanos en México: Organizaciones sociales” pubblicato il 17-12-2016 in Desinformémonos, su [https://desinformemonos.org/legalizar-la-presencia-del-ejercito-las-calles-profundizaria-crisis-derechos-humanos-mexico-organizaciones-sociales/] ultimo accesso 03-01-2017. |