Porto Rico si trova in una grande depressione, la più severa in più di 100 anni (Caraballo y Lara, 2016). Il livello di produzione di beni e servizi nell’anno 2015 -aggiustato con l’inflazione- si trova al livello dell’anno 1999. Si sono persi 268.000 posti di lavoro dall’inizio della depressione tra il 2006 e il 2015 e la povertà e la disuguaglianza, ambedue sono aumentate tra gli anni 2000 e 2012 (ICDH, 2016).
Questa severa crisi economica ha causato una severa crisi fiscale (fiscale si riferisce esclusivamente alle entrate e alle spese del governo). Quando il governo statunitense ha smantellato il modello economico portoricano che favoriva la manifattura, rimuovendo la sezione 936 del codice federale delle entrate interne senza provvedere ad alcun sostituto, l’economia portoricana è collassata e, di conseguenza, le riscossioni governative delle imposte. Questo ha comportato, dall’anno 2008 (ICDH, 2016), un deficit fiscale che è stato ripianato con prestiti emessi sul mercato dei buoni municipali degli Stati Uniti, un’ampia riduzione dei servizi governativi forniti alla popolazione vulnerabile e circa 70.000 lavoratori in meno nel governo. Nonostante queste misure di austerità, i pagamenti del debito hanno continuato a crescere quando il mercato finanziario ha aumentato i tassi di interesse che il governo portoricano doveva pagare e quando si è continuato a prendere in prestito per rifinanziare debiti scaduti.
Nell’anno 2013 il governo portoricano nota che al ritmo con cui il debito stava crescendo non avrebbe potuto pagarlo, anche se si fossero prese le più drastiche misure di austerità. Circa il 60% del debito era di compagnie pubbliche e municipi, le quali avrebbero potuto sollecitare il Capitolo 9 della legge federale sui fallimenti se Porto Rico fosse uno stato degli Stati Uniti. Porto Rico è stato escluso da questa disposizione nell’anno 1984 senza una ragione apparente. In questo modo, queste compagnie pubbliche di Porto Rico hanno una identità giuridica propria ma senza la possibilità di dichiarare fallimento. Per riempire questo limbo giuridico, il governo locale ha approvato una legge sui fallimenti affinché la maggior parte di questo debito potesse essere ristrutturato. I gruppi di possessori di buoni hanno immediatamente denunciato il governo locale nelle corti degli Stati Uniti e hanno prevalso.
Nello sconforto di cercare un meccanismo legale per ristrutturare il debito, il governo di Porto Rico si recò nel 2015 nel Congresso statunitense affinché gli desse accesso ad un meccanismo legale con il quale poter ristrutturare tutto il proprio debito, incluso quello del governo centrale. I gruppi di possessori di buoni si dettero da fare contro questo accesso e chiesero, in cambio, una giunta di controllo fiscale che gli assicurasse il massimo pagamento possibile attraverso severe misure di austerità, come fu fatto nelle città, non stati, statunitensi. I possessori di buoni di Porto Rico e anche certe voci della diaspora portoricana negli Stati Uniti appoggiarono l’idea di una Giunta di Controllo Fiscale. Alla fine del 2015, l’ala repubblicana del Congresso negoziò una Giunta di Controllo Fiscale con l’ala democratica affinché in cambio Porto Rico potesse ristrutturare il suo debito e si approntassero meccanismi di sviluppo economico come il credito federale alle famiglie lavoratrici e circa $ 3.000 milioni per spalare la crisi fiscale (vedere progetto 2381 del senatore statunitense Orrin Hatch). La trattativa fallì perché ci furono dei settori conservatori contrari alla ristrutturazione e alla concessione di fondi al governo locale.
Il caso di Porto Rico è stato ripreso durante l’anno 2016, di fronte al timore dei possessori di buoni che nel luglio del 2016 Porto Rico incorresse in un ampio insoluto. Questa volta non è sopravvissuta nessuna misura per contrastare la crisi economica, che sono state lasciate ad un gruppo di lavoro che si presuppone faccia quest’anno un rapporto con delle raccomandazioni. Alla fine di giugno 2016 è stata approvata una Giunta di Controllo Fiscale (in seguito Giunta) con poteri di veto sulle leggi approvate dal governo di Porto Rico, con potere di approvare permessi di costruzione in 30 giorni, con membri con immunità legale che non sono stati scelti né raccomandati dal popolo portoricano e che non devono obbedire al alcuna legge di Porto Rico, con la capacità di esigere o imporre al governo locale un piano fiscale e con il potere di chiedere che le leggi che possono avere un impatto fiscale siano approvate, tra le altre cose, da questa Giunta. Nonostante che questa Giunta abbia tutte le caratteristiche di una Giunta di Controllo la legge PROMESA (Porto Rico Oversight Management and Economic Stability Act) l’ha chiamata Giunta di Supervisione per diluire il suo impatto sui media. È importante rilevare che l’imposizione della Giunta è stata antidemocratica giacché Porto Rico non ha rappresentanti con voto in ambedue le camere assembleari dove è stato elaborato il progetto, né ha votato per il presidente che ha firmato la misura.
Le persone che fanno parte della Giunta sono state legate a compagnie di possessori di buoni, a creditori o a coloro che hanno fatto parte di recenti governi. Uno dei membri ha partecipato a voluminose emissioni di debito in procinto di scadere e ha diretto le emissioni COFINA (Corporación del Fondo de Interés Apremiante), le quali possono essere considerate discutibili per essere utilizzate a fini estranei da quelli proposti (esempio, per spese operative). Una delle persone proviene da un’organizzazione sommamente conservatrice come è l’American Enterprise Istitute il quale non si caratterizza per valorizzare gli aspetti distributivi delle crisi né dà molta importanza ai settori locali, che deve essere prioritario per il recupero di Porto Rico. Il costo delle operazioni della Giunta lo pagherà il popolo portoricano e costerà più della legislatura di Porto Rico.
Alcuni osservatori casuali dicono che la Giunta fosse l’unica opzione, ma il Dipartimento del Tesoro statunitense ha recentemente girato una emissione che ha fatto Tunisi, per aiutarli a rifinanziare il loro debito. Questo non era possibile con Porto Rico, quando lo stesso Antonio Weiss (consigliere del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti) ha testimoniato nel Congresso stabilendo che senza la PROMESA queste altre misure straordinarie sarebbero diventate necessarie? Non era possibile impugnare gran parte del debito che avrebbe potuto essere dichiarato illegittimo e pagare una parte degli interessi del debito legittimo in cambio di una interruzione delle liti? Allora, non era vera la falsa dicotomia di “o PROMESA o l’ecatombe” che è stata mercanteggiata nei media e nel Congresso. Forse PROMESA è l’ecatombe.
Riferimenti:
- Caraballo, J. y Lara, J. (2016). From Deindustrialization to Indebtedness: The Case of Puerto Rico. Retrieved on: http://homes.chass.utoronto.ca/~bobonis/CaraballoLara_PR_debt_16.pdf
- ICADH (2016). Deuda Pública, Política Fiscal y Pobreza en Puerto Rico. Recuperado en: https://noticiasmicrojuris.files.wordpress.com/2016/04/final-informe-audiencia-pucc81blica-pr-4-de-abril-2016-2.pdf
* José G. Caraballo, PhD, è professore assistente, Business Administration College; ricercatore, Interdisciplinary Research Institute; direttore, Census Information Center, University of Puerto Rico at Cayey.
14/11/2016
ALAI
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
José G. Caraballo, “La Junta de Control Fiscal impuesta a Puerto Rico” pubblicato il 14-11-2016 in ALAI, su [http://www.alainet.org/es/articulo/181662] ultimo accesso 25-11-2016. |