Nell’ultima settimana sono stati gradualmente assassinati quattro dirigenti del Movimento Politico e Sociale Marcia Patriottica, a sua volta, altri due hanno subito attentati con armi da fuoco. I portavoce del movimento confermano che la lista di morti ammonta a 124 negli ultimi quattro anni, in pieno dialogo di pace, dove uno degli impegni è giustamente l’azione dello stato nello smantellare il paramilitarismo, nemico della soluzione politica al conflitto armato.
Il tavolo della trattativa tra la guerriglia delle FARC-EP e il governo colombiano ha fatto progressi. La firma definitiva del Nuovo Accordo per Terminare il Conflitto e per la Costruzione di una Pace Stabile e Duratura, raggiunta lo scorso 12 novembre, esige di camminare verso la sua immediata attuazione. Ciononostante, l’offensiva militare e paramilitare del 2016 contro il movimento sociale è aumentata in modo allarmante, lasciando come saldo centinaia di dirigenti sociali che, per il loro esercizio politico e la loro militanza sociale orientata a sostenere la fine del conflitto armato, sono stati in modo sistematico perseguitati, minacciati e assassinati.
Gli scenari politici tradizionali, i mezzi di comunicazione di massa e varie istituzioni dello stato, sono complici del fatto che l’opinione pubblica non conosca né condanni le azioni di differenti strutture paramilitari che continuano ad agire con la connivenza della Forza Pubblica.
La disapprovazione sociale e la persecuzione politica verso coloro che appartengono ad organizzazioni politiche e sociali, che lottano per la pace, è un fenomeno trasversale nella storica politica di esclusione e sterminio che lo stato colombiano ha esercitato sulla mobilitazione popolare del paese. Il genocidio politico commesso durante il decennio del 1980 contro il partito di sinistra Unione Patriottica (UP), quando lo stato colombiano e le strutture narco-paramilitari infettate al suo interno, hanno assassinato più di 5.000 militanti. Nella stessa epoca annichilirono il movimento A Luchar!. L’attuale movimento sociale interpreta gli assassinii degli ultimi giorni come lo sviluppo di un nuovo genocidio dove le forze politiche di destra e ultra destra rinunciano a smettere di utilizzare il meccanismo della violenza per fermare l’avanzata dell’organizzazione dei movimenti popolari e il loro lavoro per il raggiungimento di una pace con giustizia sociale.
Nonostante che lo scorso 29 agosto il governo di Juan Manuel Santos abbia annunciato il “cessate il fuoco e delle ostilità bilaterale”, la cifra di dirigent* sociali assassinati da allora, dimostra che le ostilità contro il movimento sociale da parte dello stato e della sue strutture paramilitari non si sono mai fermate, al contrario, sono aumentate. Hanno violato anche il cessate il fuoco, assassinando due guerriglieri pochi giorni dopo la firma del Nuovo Accordo avvenuta a L’Avana (Cuba).
In 48 ore ci sono stati quattro omicidi e due attentati alla vita di membri dei processi regionali del Movimento Politico e Sociale Marcia Patriottica, uno dopo l’altro, in territori dove c’è una forte presenza dell’Esercito Nazionale. Gli assassinii commessi contro i membri di associazioni contadine e persone che reclamano le terre, avviene dopo che sono stati frequentemente minacciati e perseguitati. I gruppi paramilitari sono presenti nelle regioni rurali dove dette associazioni portano avanti il lavoro per la difesa delle Zone di Riserva Contadina.
Autodifese Gaitaniste, Urabeños, Rastrojos, Esercito Anti Restituzione delle Terre, Aquile Nere, Autodifese Unite della Colombia (AUC), le principali spietate strutture paramilitari.
La diffusione di volantini di minaccia, nei quali viene imposto il coprifuoco, sono annunciati omicidi selettivi, sfollamenti forzati, torture, sparizioni, tra le altre pratiche realizzate da questi gruppi, dimostra l’impunità di cui godono in regioni del paese come San Vicente del Caguán, regione storicamente colpita dal conflitto armato. Humberto Sánchez, sindaco di questa regione e appartenente al partito parapolitico (legato ai paramilitari, ndr) Centro Democratico, ha fatto dichiarazioni giustificando dette azioni del paramilitarismo contro il movimento sociale, uniformando tutti con la frase “erano guerriglieri”. Bisogna ricordare che Sánchez ha proibito in questa regione di usare zaini e di dire la parola “compagno”, rifiutando con infantilismo e pericolosità qualsiasi espressione che possa odorare di sinistra, giusto nella regione che è stata sede dei falliti dialoghi di pace durante il governo di Andrés Pastrana.
L’Esercito Nazionale cerca di presentare questi assassinati come “guerriglieri abbattuti durante operazioni effettuate contro la guerriglia ELN”, reagendo nuovamente con il meccanismo delle esecuzioni extra-giudiziarie che caratterizza le forze militari colombiane.
Erley Monroy a San Vicente del Caguán, dipartimento del Caquetá, Didier Losada Barreto Platanillo a La Macarena, dipartimento del Meta, José Antonio Velásquez e Jhon Rodríguez a Caloto, dipartimento del Cauca, Rodrigo Cabrera a Policarpa, dipartimento del Nariño, Argemiro Lara a Ovejas, dipartimento del Sucre, gli attentati contro Danilo Bolaños Díaz nel Nariño e Hugo Cuellar nel Caquetá (che veniva dalla veglia funebre del suo compagno Erley Monroy), la scomparsa di Hannier Hurtado nel Valle del Cauca, si aggiunge alla cifra di più di 124 militanti di questo movimento, nella loro maggioranza contadini impegnati a lavorare per la fine della guerra.
Lo stato ha già incominciato a non rispettare gli accordi non proteggendo la vita e i diritti delle comunità e dei loro territori come una vera garanzia per la partecipazione politica. L’esistenza di pluralità di pensiero in un paese che cammina sul sentiero della riconciliazione ha bisogno di azioni concrete da parte dello stato: azioni giuridiche e volontà politica che garantisca lo smantellamento effettivo del paramilitarismo, offrendo piene garanzie affinché il movimento sociale colombiano nel suo insieme possa partecipare alla politica senza che lo continuino a sterminare.
22 novembre 2016
Marcha
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Laura Capote, “Colombia: fuerte repudio a los asesinatos y atentados contra líderes sociales” pubblicato il 22-11-2016 in Marcha, su [http://www.marcha.org.ar/colombia-continuan-asesinatos-y-atentados-contra-lideres-sociales/] ultimo accesso 25-11-2016. |