Oggi il paese ha una grande aspettativa, aspettando l’inizio dell’attuazione degli Accordi dell’Avana, nonostante ciò, è valido interrogarci sul reale impatto dei suddetti accordi nella quotidianità del popolo colombiano ed è lì dove ci scontriamo con numerosi paradossi e incertezze, che rivelano altre intenzioni del regime e una volta di più è in dubbio la sua volontà di pace e di raggiungere una soluzione politica.
La moneta della pace evidenzia grandi contraddizioni, non c’è corrispondenza tra la faccia che si annuncia con gli Accordi dell’Avana e la spaventosa faccia della realtà colombiana.
Essendo lo stato il responsabile del massacro e di sfollare per poi legalizzare i territori e consegnarli ai proprietari terrieri e agli interessi stranieri, oltre che ad organizzare il paramilitarismo e finanziarlo con il narcotraffico, è inammissibile che, frutto di alcuni accordi tra parti uguali, ora lo stato risulti discolpato delle proprie responsabilità nel genocidio e che gli insorti siano mostrati come la causa dei mali storici del paese. Sebbene sia stata decisa la creazione di una commissione storica sulla verità, questa mai è riuscita a mettersi d’accordo e ad emettere dei verdetti sulle responsabilità di ciascuna parte.
Si lascia senza punizione il terrorismo di stato, anche quando la medesima ONU, in uno dei suoi rapporti, ha dichiarato lo stato colombiano responsabile di causare l’80 per cento della violenza nel conflitto armato, sia per le sue operazioni militari di terra bruciata, o per la guerra sporca sotto copertura, o per lo sterminio sociale affidato al paramilitarismo. Mentre gli insorti ne hanno causato il 20 per cento, resistendo a suddetta criminalità statale e cercando di fermare la violenza contro le comunità.
Senza cambiare nulla, ora svaniscono le cause che hanno dato origine al conflitto sociale e alla sollevazione armata, la dimostrazione di questo è che per i negoziatori del governo la ribellione continua ad essere catalogata come un delitto e non come un diritto di fronte alla violenza imposta dai potenti. Non importa che, solo per il fatto di iniziare un negoziato con gli insorti, si riconosce in modo implicito la sua legittimità come oppositore politico belligerante.
Questa ambiguità nel concetto e nel trattamento del diritto alla ribellione, permette allo stato di manipolare l’opinione pubblica, presentando come un grande risultato del processo di pace è aver tolto le armi ad una guerriglia che ha perso i suoi fini politici, ed eludendo il dibattito di idee che permetta di sottoscrivere un nuovo patto sociale.
Sul tema della terra continua l’ambivalenza, all’Avana da un lato si tratta l’intenzione di portare avanti una Riforma Rurale Integrale, ma la realtà ci mostra le vere intenzioni del governo di Santos con la regolamentazione della legge sulle Zidres (Zone di Interesse di Sviluppo Rurale, Economico e Sociale), che si propone di estendere il latifondo in zone lontane dai centri urbani affinché sia sfruttato da mani private nazionali o straniere, con zone franche per non pagare imposte.
Le Zidres sono sponsorizzate dal Ministero dell’Agricoltura, che è il medesimo che avrà a disposizione le terre per il “Fondo delle Terre?” previsto nell’Accordo dell’Avana, dando la priorità all’assegnazione di terre alle imprese private, ignorando i contadini. Allo stesso tempo, si continua ad impedire a ferro e fuoco il ritorno dei contadini profughi. Perciò le istituzioni e le leggi continuano ad essere pensate secondo gli interessi del capitale e con lo scopo di perpetuare il saccheggio e lo sfruttamento.
Con grande clamore è stato annunciato l’accordo sulla partecipazione politica e sulle garanzie per l’opposizione, e una volta di più il regime gioca andando contro quanto promesso e prevenendo l’aumento della conflittualità popolare e della protesta sociale, Santos si scaglia con duri colpi, prima con annunci sull’aumento delle truppe e un maggiore stanziamento per lo squadrone della morte Esmad, e immediatamente dopo le lotte di contadini, indigeni, neri, studenti, giovani e di altri settori sociali sono represse in modo duro con un trattamento da guerra, che gli è permesso dalla legge sulla sicurezza cittadina.
Oltre a questo si sancisce il nuovo codice di polizia, che impedisce il libero esercizio di manifestazione, della protesta sociale, e restringe le libertà civili. Gli ultimi progressi delle forze militari e la loro nuova dottrina di guerra insieme ai legami della Colombia con la NATO, rendono chiaro che la pace è molto lontana. Lo stato escludente e militarista si rafforza e non esistono garanzie per l’opposizione politica, così si concedono, temporaneamente, pochi scranni parlamentari ai guerriglieri disarmati.
Un’altra concessione che viene fatto allo stato, è riguardo gli inadempimenti degli accordi, dato che si stabiliscono drastiche sanzioni penali per gli smobilitati, ma non c’è nessuna clausola che penalizzi lo stato se non adempie. A dimostrazione, c’è il fatto che, 17 giorni dopo la firma del cessate il fuoco bilaterale e definitivo, l’esercito colombiano lo ha violato, ma nessun comandante è risultato responsabile o sanzionato. Dopo che le FARC avranno completamente abbandonate le armi, molto sicuramente gli inadempimenti dei governi di turno non saranno castigati dall’ONU, avverrà quando succede in Ruanda, Israele, Palestina, Siria, Libia e negli altri paesi dove l’impunità, gli inadempimenti e la mancanza di serietà degli stati campeggiano senza Dio né legge.
Secondo quanto detto precedentemente, il regime è interrogato sulla propria volontà di impegnarsi e, se l’avesse, è limitato a farlo, poiché la caratteristica storica di questa oligarchia è sempre stata il servilismo verso gli interessi dell’imperialismo e del capitale straniero.
Con la serie di Trattati di Libero Commercio, con il Trattato di Washington, con le imposizioni dell’OCSE, del FMI e della BM, con l’accordo militare del 2009, dove tutta la Colombia rimane a disposizione degli Stati Uniti, essendo state installate nel nostro territorio 7 basi militari gringhe illegali, con l’accordo di cooperazione con la NATO, il governo nazionale è limitato nel mantenere quanto pattuito a L’Avana.
Sembrerebbe che la pace della Colombia dipenda dai colpi di fortuna di una moneta che si lancia in aria, e il potere mediatico crea l’illusione che la moneta cadrà in modo favorevole per il popolo, ma l’oligarchia, che è la padrona della moneta, non scommette a caso, ma si assicura di vincere sempre e per questo la moneta ha la stessa faccia da ambedue i lati.
La realtà colombiana, come una moneta, ha due facce, quella del potere oligarchico che elogia la pace solo come disarmo della guerriglia, mentre mantiene tutti i propri privilegi, e la faccia del popolo che lotta per diventare forte, costruendo la pace con le trasformazioni strutturali della società e dello stato, che permettano la dignità, la sovranità, l’equità e la felicità per tutte e tutti.
19 settembre 2016
Editoriale N.547 / Revista Insurrección
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
“La Moneda De La Paz” pubblicato il 19-09-2016 in Revista Insurrección, su [http://www.eln-voces.com/index.php/voces-del-eln/comando-central/editorial/789-la-moneda-de-la-paz] ultimo accesso 28-09-2016. |