Il caso Milagro Sala, la prima prigioniera politica dell’Argentina di Macri


Carlos Hugo Mamonde

La dirigente dell’Organizzazione di Quartiere Túpac Amaru e membro della Centrale dei Lavoratori Argentini (CTA), Milagro Sala, è detenuta da gennaio 2016.

Il suo caso ha preoccupato l’ONU, che attraverso il suo Gruppo di Lavoro sulla Detenzione Arbitraria ha sollecitato il Governo di Mauricio Macri a liberare la Sala o a giustificare la propria posizione mediante una lettera.

Milagro Sala vive nel reale e subisce il reale, non nella finzione, anche se potrebbe essere confusa con tante vittime di celebri racconti sull’autoritarismo latinoamericano, come lo sono tutte le vittime nei testi di Rulfo, di García Márquez, di Miguel Ángel Asturias, del Hualacato di Daniel Moyano, dei testi di Ramón del Valle Inclán, il geniale galiziano che avrebbe scritto Tirano Banderas… e di tanti altri che hanno testimoniato il dolore dei sottomessi.

Milagro Sala, lavoratrice e madre -nata nel 1964-, vive e subisce in una terra apparentemente esotica come è la provincia argentina di Jujuy, nascosta alla frontiera con la Bolivia e sopra i quattro mila metri, vivendo -come sempre sono vissuti i popoli originari- del mais, delle patate, della carne di vigogna e di guanaco, della mazamorra e della chicha, con cui viene alimentata la Pachamama… la madre terra ancestrale.

Milagro Sala non subisce una persecuzione sotto il Tiranno Banderas, ma sotto il mandato dei neo-conservatori di Buenos Aires e del governatore locale Gerardo Rubén Morales, quest’ultimo il governatore della provincia di Jujuy per far rispettare con la forza qualsiasi norma ingiusta e strampalata che gli ordini il suo padrone. Curiosamente -è un sarcasmo- questo G.R. Morales è un personaggio che viene dal vecchio partito di Raúl Alfonsín -che sussulta nella propria tomba!- per opera di Fernando De La Rúa che ha lasciato un cattivo ricordo. È il medesimo Morales che, curiosamente, è stato denunciato da dirigenti indigeni jujegni per un presunto lavaggio di denaro e per arricchimento illecito. Oggi serve l’oligarchia locale e quella di Buenos Aires.

Milagro Ángela Sala -prigioniera nel penale di Alto Comedero- possiede formazione, cultura ed è protetta da una doppia immunità legislativa (può essere giudicata solo dal Tribunale Supremo, ndr): come parlamentare locale e parlamentare in quello transnazionale del Mercosur, omologabile al parlamento dell’UE. Di tali salvaguardie non gliene frega niente -probabilmente- al presidente e al governatore trasformandola, ingiustamente, in una delle prime prigioniere politiche di questo regime. E, inoltre, fino a pochi giorni fa, Milagro si aggiunge a quelle specie di martiri civili che sono gli uomini e le donne di coraggio che si infliggono scioperi della fame per reclamare i propri diritti. Ha abbandonato lo sciopero della fame quando la sua vita è stata in pericolo. Tutto avviene tra il silenzio della stampa seguace e l’isolamento dai propri familiari ed amici. A 14.000 chilometri da Madrid, la nostra amata Madrid che si è sempre preoccupata molto per la sorte dei perseguitati del mondo, ma oggi tristemente silente e assente, a causa di altri mandarini.

E quale è il crimine di Milagro Sala? Non è né il disordine né la violenza, solo la volontà di costruire due scuole rurali e un pugno di case popolari, di 50 metri quadrati ciascuna, ma nuove ed esentasse affinché i bambini e i vecchi delle famiglie dei poveri della terra non siano mangiati dagli animalacci né siano punti dalle triatominae -pidocchi smisurati- che trasmettono la Malattia di Chagas.

E non essendoci né delitto né interventi di giudici né garanzie, la signora Sala, dirigente di una cooperativa promotrice di queste case, indigena seguace delle idee dell’indigenismo boliviano, è una prigioniera politica di un cattivo governo argentino con una molto miserabile qualità democratica. Perché come ha scritto Jurgen Habermas (…) “legittimità significa il fatto del merito come riconoscimento di giuridicità degli atti da parte di un ordine politico”, e Bobbio e lo stesso Schmitt… (leggere “Legalità e legittimità”, saggio del politologo Ignacio C. Prieto). Sembra sufficiente la giuridicità o la legalità dell’atto elettorale di origine? Sì, in principio, anche se soffre di incompletezza, se non viene ratificato dalla prassi. Perché è anche imprescindibile la molto costante legittimità democratica della prassi; che deve evidenziarsi negli atti del giorno dopo giorno dei governi che si autodesignano democratici.

Ma a Jujuy non si vive nella Legge, come probabilmente crediamo in buona fede … ma nella (cattiva) volontà degli autocrati, che curano gli interessi delle oligarchie. Nonostante la gandhiana resistenza dei poveri.

Bene, sebbene sia chiaro, dalla monumentale malevolenza dei reazionari, che forse non c’è uno specifico delitto del Codice della dirigente indigena, vergognosa prigioniera politica per la Repubblica Argentina, ma forse la volontà di avere più forza e di dare dignità ai suoi. Questo è sempre stato molto peccaminoso per qualsiasi proprietario e capetto. E il reo deve essere inviato a soffrire nelle Inquisizioni. Come lo fosse Cervantes e qualsiasi essere degno.

*Carlos Hugo Mamonde, Membro dell’Associazione Collegiale degli Scrittori di Spagna

14/09/16

Diagonal

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Carlos Hugo MamondeEl caso Milagro Sala, primera presa política de la Argentina de Macri” pubblicato il 14-09-2016 in Diagonalsu [http://www.diagonalperiodico.net/libertades/31415-caso-milagro-sala-primera-presa-politica-la-argentina-macri.html] ultimo accesso 19-09-2016.

 

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