Il 31 maggio, dopo l’intervento del Segretario Generale dell’OSA (1), Luis Almagro, l’opposizione venezuelana dichiarava che il governo del presidente Maduro doveva essere sostituito da “un governo di transizione”. Passate 48 ore, durante le quali Luis Almagro è stato criticato nel mondo intero, il quadro politico è totalmente cambiato.
L’Argentina ha bocciato la relazione di Almagro, il presidente del Consiglio Permanente dell’OSA ha cestinato il documento dell’opposizione con un categorico “no necesariamente sirve”, mentre le eccellenze della Casa Bianca, in preda ad una crisi isterica puntavano al tutto per tutto con la “Freedom 2”.
Giovedì sera, 2 di giugno, Henry Ramos Allup, il presidente del Parlamento venezuelano e capo indiscusso della coalizione di opposizione MUD (2), alla presenza dei corrispondenti esteri apostrofava con rabbia e volgarità il governo argentino di Maurizio Macri per aver scaricato l’opposizione venezuelana, dopo che il presidente del Consiglio Permanente dell’OSA, l’ambasciatore argentino Juan José Arcuri, aveva sconfessato l’intervento del Segretario Generale dell’OSA, Luis Almagro, che con una relazione riproponeva il 31 maggio il dossier del “Foro Penal Venezolano” – un gruppo di pressione creato e controllato da Freedom House (3).
Per l’opposizione venezuelana e, soprattutto per la Casa Bianca, la “reviravuelta” dell’ambasciatore argentino Juan José Arcuri è stata un brutto colpo, che in meno di 48 ore ha annullato il successo dell’operazione di sovversione istituzionale denominata “Freedom”, organizzata con molta pazienza dalla CIA e messa in campo dall’ambasciatore degli USA nell’OSA, Michael Fitzpatric.
Purtroppo, nonostante lo smacco, l’ambasciatore Michael Fitzpatric mandava una “velina” al “Washington Post” e al “Los Angeles Times”, in cui era riaffermata la necessità di continuare l’operazione “Freedom” attraverso il piano B “Freedom-2”, proprio come era stata pianificata dall’ex-comandante del South Atlantic Command John Kelly, e poi attualizzata dall’ammiraglio Kurt Tidd. Infatti, prevedendo il successo del Segretario Generale dell’OSA, Luis Almagro, nella seduta del 31 maggio – a metà marzo l’ammiraglio Kurt Tidd aveva ordinato la mobilitazione preventiva della “Task Force Bravo”, nella base di Palmerola, a Comayaguas, in Honduras e quella dei reparti speciali della “Joint Interagency Task Force South Jafts” localizzati nelle basi di Rainha Beatriz (isola di Aruba), Hato Rey (isola di Curaçao) e in tutte le 6 basi FOL (Operazione Avanzate) che gli USA hanno in Colombia (Arauca, Florencia, Larandia, Leticia, Puerto Leguizamo e Tre Esquinas).
Nello stesso tempo, l’ammiraglio Kurt Tidd richiedeva anche l’eventuale trasferimento del Primo Battaglione 228 del reggimento aereo verso la base di Hato Rey, nell’isola di Curaçao che, tuttora, è un dominio olandese e quindi soggetto all’autorità militare della NATO. In questa base, che è poco distante dall’aeroporto internazionale della capitale, Willemstad, dovrebbero aver sostato i 18 aerei incursori RC-135 Combat, i 30 elicotteri UH-60 Blackhawak e i tradizionali CH-47 per il trasporto di truppe e della logistica militare.
Da ricordare che la base di Hato Rey , nell’isola di Curaçao, dista solo un centinaio di chilometri da Maracaibo, che oltre ad essere la seconda città del Venezuela, capitale dello stato di Zulia è, anche, il cuore dell’industria petrolifera del paese (4). Per questo, sfruttando il ruolo dell’Olanda nella NATO, l’uso della base di Hato Rey e “la collaborazione” dei militari olandesi è d’importanza strategica per garantire il funzionamento della “CME”. Vale a dire le “contromisure d’intercettazione elettronica”, con cui è possibile decifrare tutte le comunicazioni venezuelane militari e quelle considerate “confidenziali”, oltre a poter provocare il “caos nelle reti di comunicazione radio, telefoniche e internet” del Venezuela e, quindi riuscire a isolare i comandi delle Forze Armate di Caracas.
Queste informazioni, pubblicate oggi su quasi tutti i siti e giornali che si occupano di Venezuela, smentiscono apertamente la “grande stampa” statunitense e soprattutto quella spagnola, confermando quello che il presidente Nicolas Maduro e lo Stato Maggiore delle Forze Armate Bolivariane avevano detto a partire del 15 marzo denunciando “…la preparazione di un piano eversivo che si doveva concludere con l’intervento di unità degli Stati Uniti…”. E’ opportuno ricordare che autorevoli giornali come il The New York Times, il Wall Street Jornal ed El Pais come pure le televisioni CNN, FOX, BBC e quelle dei gruppi mediatici News Corporation di Rupert Murdoch e AOL Time Warner nei suoi editoriali dicevano che “…Il presidente Maduro aveva inventato la storia dell’intervento straniero per giustificare la realizzazione di un auto-golpe in Venezuela!”.
Oggi, invece, tutti sanno che l’operazione “Freedom” era e continua ad essere un progetto che giustifica l’intervento militare delle unità del South Atlantic Command per “…riordinare la società venezuelana dopo l’implosione della dittatura chavista!”.
Un’operazione che fa ricordare il blocco contro Cuba e le invasioni di Granada e poi di Haiti e che, oggi – nonostante sia stato smascherata dai giornali statunitensi -, a causa dell’instabilità nel Brasile e in funzione dello scontro elettorale tra Donald Trump e Hillary Clinton, ambedue nemici di sangue del governo chavista, continua inalterata con il suo piano B, “Freedom-2”, insistendo nella “strategia di accerchiamento e asfissia del governo bolivariano”.
Freedom – 2: la fiction e la realtà
Il lavoro di talpa dell’ambasciatore statunitense nell’OSA, Michael Fitzpatrick e quello del Segretario Generale dell’OSA, l’uruguaiano Luis Almagro, – considerato dalla diplomazia cinese un “tipo sospetto”, quando era ambasciatore dell’Uruguay a Pechino – oggi sembra una fiction fantapolitica, costruita nello stesso tempo in cui le antenne della CIA orchestravano in Brasile “l’impeachment” golpista contro la presidente Dilma Rousseff.
Infatti, il colpo di stato istituzionale in Brasile è servito per rompere l’asse geo-strategico che legava il paese di Lula al Venezuela bolivariano. Da ricordare che, il 2 dicembre del 2002, quando gli oligarchi venezuelani, dopo essersi appropriati della PDVSA e aver sabotato la centrale elettronica della rete di oleodotti, con la conseguente paralisi della distribuzione urbana dei prodotti raffinati (gas, benzina e nafta), proclamavano il “Grande Paro Petrolifero” chiedendo a Chavez di rinunciare. Fu, appunto il Brasile che salvò Chavez e il governo bolivariano con l’invio, durante una settimana, di una ventina di super-petroliere cariche di benzina, gas e nafta.
Di conseguenza, il rischio di un’esplosione popolare in Brasile, dove è in preparazione uno sciopero generale contro il golpe di Temer e contro l’ingerenza degli Stati Uniti e la possibile rivolta popolare in Venezuela contro i settori ricchi della società e il possibile intervento armato degli Stati Uniti, hanno determinato l’opportuna “reviravuelta” del governo di destra di Maurizio Macri.
A questo proposito bisogna ricordare che subito dopo la sua elezione, Maurizio Macri aveva raffreddato tutti i rapporti con il governo bolivariano, al punto di oscurare il segnale satellitare di Telesur, minacciando anche l’esclusione del Venezuela dal Mercosur. Da parte sua, la ministra degli esteri, Susanna Malcorra, pochi giorni prima di assumere l’incarico s’incontrava a Caracas con Diosdado Cabello per proporre un eventuale accordo con l’opposizione. Tanto che Diosdado Cabello, pubblicamente qualificò la ministra argentina come “…la personificazione fisica della CIA”.
Subito dopo rappresentanti del MUD, tra cui lo stesso Henry Ramos Allup, intrecciavano relazioni così forti con la presidenza e il ministro degli esteri dell’Argentina che molti politologi, tra i quali Leopoldo Puchi e Maryclén Stelling ammettevano che “…il ritorno degli USA in America Latina passa per il rafforzamento del governo di Maurizio Macri e della sua sfera di influenze nel continente, vista la situazione confusa del Brasile…”
Quindi per quali motivi l’ambasciatore argentino Juan José Arcuri, presidente del Consiglio Permanente dell’OSA, rigettava la fiction dell’ambasciatore statunitense nell’OSA, Michael Fitzpatrick? Perché il presidente argentino, Maurizio Macri ha trasgredito l’ordine imperiale di Barack Obama? Perché il ministro degli esteri argentino, Susanna Malcorra, ha scaricato l’opposizione venezuelana, tanto osannata fino al 31 maggio?
Quello che è certo è che le ultime grandi manifestazioni realizzate dalla CTA e dalla CGT a Buenos Aires, Cordoba e Rosario, hanno dimostrato che il governo Macri continua in bilico tra governabilità e instabilità, considerando che il rischio di una ribellione popolare guidata dai peronisti è sempre presente. Per questo la ministra degli esteri, Susanna Malcorra, non ha voluto correre rischi ed ha ordinato all’ambasciatore argentino Juan José Arcuri, presidente del Consiglio Permanente dell’OSA, di rigettare la “fiction” dell’ambasciatore statunitense nell’OSA, Michael Fitzpatrick.
D’altra parte erano le stesse “eccellenze” della CIA che, dopo il “Flop” del 2 giugno nell’OSA, dicevano in anteprima il rischio di una possibile ribellione popolare in Venezuela contro il settore privato che stava affamando il popolo. Nello stesso tempo le “eccellenze” della Casa Bianca criticavano le eterne divisioni dell’opposizione e si lamentavano per la quasi incomunicabilità tra i tre maggiori partiti oppositori (5).
Da segnalare che le rivelazioni sui legami dei differenti capi dell’opposizione con le attività dei gruppi mafiosi, dediti all’usura, al contrabbando e soprattutto alla speculazione sui prezzi dei generi di prima necessità e dei medicinali hanno sempre più allontanato dall’opposizione quei i settori popolari che nel passato mese di gennaio votarono per i candidati del MUD. Un sentimento che si è rafforzato quando le autorità e lo stesso presidente Maduro hanno denunciato la scoperta di magazzini strapieni di generi alimentari e di medicinali, che poi erano rivenduti a prezzi di usura in qualsiasi negozio privato meno che nei supermercati. Per esempio, secondo la giornalista Concepcion Barrero in una officina dell’Avenida Urdaneta, dove si riparano moto o automobili di lusso, i “Bachaqueros” avevano organizzato un posto di vendita per rivendere decine di prodotti “introvabili”, come per esempio dal latte in polvere, allo zucchero, dai pannolini infantili, agli antibiotici etc.
E’ evidente che i “Bachaqueros” sono un fenomeno di mafia locale che sfrutta la situazione di crisi per arricchirsi con la speculazione. Però è anche vero che questi “Bachaqueros” sono i tentacoli di un capitalismo arrogante – asservito alle multinazionali – che per anni ha truffato il governo bolivariano e che adesso si arricchisce con il “desabastecimiento”. Una classe di impresari, che pur sapendo di essere incapace di governare un paese come il Venezuela è altrettanto incapace di mobilitare in termini politici il popolo venezuelano contro il governo bolivariano. Una classe che, a tutti i costi, vuole annullare l’immagine e l’ideologia del chavismo spingendo il paese sempre più nel caos.
Un contesto complesso e compromettente che non è sfuggito al ministro degli esteri argentino, Susanna Malcorra, che ha subito appoggiato la proposta del presidente di UNASUR, Ernesto Samper secondo cui l’opposizione dovrebbe: “…riaprire il dialogo con il governo di Nicolas Maduro per risolvere i gravi problemi economici determinati negli ultimi mesi!”.
Il fenomeno del “desabastecimiento” e la complicità con l’opposizione
Un errore del chavismo è stato quello di credere che gli oligarchi dell’industria privata, della distribuzione commerciale, del sistema bancario e i rappresentanti delle multinazionali avrebbero rispettato la democrazia e la Costituzione bolivariana, poiché cittadini venezuelani. Cioè un grande patriota come Chavez non poteva immaginare che gli oligarchi, pur di arricchirsi, arrivassero al punto di tradire la patria venezuelana. Per questo il governo, in molti casi, ha finanziato i servizi eseguiti dalle imprese private così come gli introiti del petrolio erano usati per realizzare le riforme sociali e le infrastrutture per modernizzare il paese. L’industria privata non è stata mai pregiudicata dal chavismo e tantomeno il governo ha esercitato un controllo repressivo sul settore commerciale privato.
Comunque la ripetizione dei casi di corruzione obbligò il governo Chavez a essere più vigile e per questo nel 2011 cominciò a sospettare che alcuni settori dell’industria privata stessero truffando il governo. Però, l’euforia del prezzo del barile del petrolio salito fino a 120 dollari, minimizzò questi dubbi, poiché prevalse la certezza che si trattava di situazioni particolari e non di un progetto politico gestito dagli oligarchi della Federcamera (6).
In realtà, la truffa diventò progetto politico, subito dopo la quarta vittoria consecutiva di Chavez nelle elezioni presidenziali del 2012, quando il comandante, a causa del tumore, dovette ritirarsi gradualmente dalla scena politica, per poi morire nel 2013. Un periodo nel quale l’opposizione riprese forza con Henrique Capriles Randoski, governatore dello stato di Miranda fin dal 2008, Leopoldo Lopez, leader del partito “Voluntad Popular” e Henry Ramos Allup, a capo della vecchia ” Acciòn Democratica”.
Fu appunto nel 2012 che gli oligarchi dell’industria decisero di ridurre gradualmente la produzione, che però nel settore di paste alimentari – egemonizzato dalla multinazionale Cargill e dalle industrie venezuelane Empresas Alimentares Polar, Pastas Sindoni e Mary – soffrirà una immediata riduzione del 60%. Per questo, il governo dovette autorizzare un aumento di 6 miliardi di dollari nelle importazioni di generi di prima necessità che, nel 2012, passarono da 33 a 39 miliardi di dollari. Da non dimenticare che le imprese private legate alle importazioni erano tutte di proprietà della multinazionale Cargil, e dei gruppi venezuelani Empresas Alimentares Polar, Pastas Sindoni e Mary.
Quindi, e non per casualità, è nel 2012 che cominciano i primi problemi di “desabastecimiento”, dei prodotti alimentari, di quelli igienici e dei medicinali. Prodotti che le grandi imprese di distribuzione – come per esempio la Polar che oltre a produrre controlla il 31% della distribuzione dei generi alimentari – cominciano a nasconderli in magazzini lontani dalle città o addirittura lungo la frontiera colombiana associandosi ai narcos.
La scomparsa dei medicinali e dei prodotti per gli ospedali diventò drammatica nel 2013, quando le multinazionali Pfizer, Merck, Bayer, Abbot e Novartis pur avendo ricevuto dal governo il pagamento di 434 milioni di dollari, consegnarono alle farmacie e agli ospedali soltanto il 50,8% delle importazioni fatturate, il che equivale a una truffa di 213 milioni di dollari, realizzata dalle suddette imprese. Nel 2014, il governo Maduro, preoccupato con la mancanza di medicinali nelle farmacie e negli ospedali, decise di risolvere in maniera definitiva il “desabastecimiento” pagando alle imprese Pfizer, Merck, Bayer, Abbot e Novartis un totale di 500 milioni di dollari. Purtroppo il risultato fu lo stesso: il 60% dei medicinali acquistati non arrivavano nelle farmacie e negli ospedali!
Purtroppo nell’Encuesta de Condiciones de Vida del 2015, realizzata dall’Università Cattolica Andrés Bello, nella relazione della Red Defendamos la Epidemologia Nacional, nei dossier prodotti dal Foro Penal Venezolano, dal Observatorio Venezolano de Conflitividad Social e dalla Relatoria Especial para la Liberdad de Expresion del la CIDH (7) non si dice che queste imprese in soli due anni hanno truffato il governo per un valore di quasi 500 milioni di dollari, provocando negli ospedali decine e decine di decessi a causa della mancanza di medicine, soprattutto quelle che limitano la moltiplicazione delle cellule tumorali maligne nei bambini e negli anziani.
La mafia dei “Bachaqueros”
Pochi giorni dopo la scoperta nello stato di Aragua, nel mese di aprile, di immensi magazzini ripieni di medicinali e di prodotti di ogni tipo per gli ospedali – dai bisturi alle sedie a rotelle – il sindaco di uno dei municipi metropolitani di Caracas (8), Jorge Rodríguez, denunciava l’esistenza di una rete mafiosa, denominata dal popolo “Bachaqueros”.
Una rete costituita da impensabili punti vendita dove si esercita alla luce del giorno la vendita di tutti quei generi di prima necessità che per i media sono introvabili. La denuncia di Jorge Rodríguez, in realtà, ha aperto un nuovo capitolo sulla false tesi diffuse dai media, secondo cui la scarsità dei prodotti sarebbe stata causata dalla burocrazia e dall’incapacità delle cooperative di gestire le reti di distribuzione. In realtà, i gruppi mafiosi dei Bachaqueros, dopo aver ricevuto dalle industrie i prodotti, li nascondono all’interno del paese, per poi organizzare la vendita selettiva degli stessi con prezzi aumentati fino al 1000%. In questo modo i gruppi mafiosi hanno usato il progetto politico del “desabastecimiento” per moltiplicare i propri guadagni.
Infatti, Jorge Rodríguez spiega che tutti i generi alimentari e quelli di prima necessità nascosti e poi ridistribuiti dai Bachaqueros sono in vendita nelle ferramenta, nelle tintorie, nelle cartolerie, nelle officine, nei bar, nei ristoranti, cioè in tutti i tipi di negozi commerciali che non siano supermercati. Lì si trova di tutto, anche i medicinali, ma logicamente a prezzi di usura o in dollari. Per questo, il sindaco del municipio Libertador ricorda che “…Oggi, dopo due anni e mezzo di desabastecimiento, i gruppi mafiosi che in passato erano associati ai narcos colombiani per smerciare le bustine di cocaina nelle strade di Caracas, nelle spiagge di Maracaibo e nelle città di Valencia, Cumana, Maturin, Barquisimeto, Maracay e Petare, adesso controllano tutta la distribuzione clandestina dei generi di prima necessità. Però il “The New York Times” e lo spagnolo “El Pais” continuano a dire che c’è il desabastecimiento perché il governo ha nazionalizzato le fabbriche. Purtroppo l’errore che abbiamo fatto è stato proprio quello di non averle nazionalizzate come dicono!”.
Fino a quando durerà la pazienza dei chavisti?
Subito dopo il fallito tentativo di imporre al Venezuela l’articolo 20 della Carta Democratica dell’OSA, alcuni analisti della CIA confessavano ai giornalisti del “Washington Post” e del “Los Angeles Post” che, adesso, quello che più temevano era una ribellione generalizzata da parte delle vittime del “desabastecimiento”, non contro il governo Maduro, ma soprattutto contro chi aveva appoggiato, provocato e ridotto alla fame il popolo con il sabotaggio dell’economia, cioè gli impresari e la parte ricca della società venezuelana.
Nello stesso tempo il direttore della CIA, John O Brennan, aveva inviato alla Casa Bianca una relazione in cui si avvisava che: a) le relazioni all’interno dei gruppi dell’opposizione e dello stesso MUD nell’Assemblea Nazionale erano sempre più confuse e settarie, in seguito allo sganciamento del governo Macri e a causa delle rivelazioni sul piano “Freedom”; b) l’opposizione non è mai riuscita a bloccare con le sue manifestazioni la capitale, Caracas, soprattutto dopo il fallito tentativo di sollevazione popolare annunciato, in aprile, dal governatore di Miranda, Henrique Capriles Randoski; c) l’arresto dei 187 “guarimbas” e la confessione di essere stati pagati dal cassiere di “Voluntad Popular”, il partito di Leopoldo Lopez, anche lui in prigione, ha ridotto al minimo la possibilità di provocare la Polizia e, soprattutto le Forze Armate Bolivariane con fenomeni di guerriglia urbana: d) la dichiarazione del generale Cliver Alcalà, capo della REDIG (Rete Strategica di Difesa Integrale Guayana) secondo cui l’attuale ricerca dal parte del governo Maduro di un dialogo e di una pacificazione, in realtà era utilizzata dall’opposizione e dagli USA per promuovere sempre più il caos nel paese, era un avviso estremamente pericoloso per la futura sopravvivenza dell’opposizione; e) la relazione si concludeva con un’emblematica constatazione in base alla quale, John O Brennan sottolineava: “…Sappiamo che le Forze Armate Bolivariane non interverranno mai contro eventuali rivolte popolari dirette per riappropriarsi dei generi alimentari nascosti nei negozi dei Bachaqueros, per cui fino a quando gli abitanti dei Barrios e dei “Ranchos” più poveri di Caracas accetteranno in silenzio gli effetti del “desabastecimiento”?
Questa è una domanda a cui nessun analista del “Center for Intelligence George Bush” a Langley o nella Casa Bianca vuole o può rispondere, anche perché sanno che un “estalido popular”( 9) a Caracas può determinare altri “estalidos” con gravi ripercussioni soprattutto in Brasile, in Argentina, in Colombia e in Paraguay!
*Achille Lollo è giornalista di “Contropiano”, corrispondente in Italia di di “Brasil de Fato”, articolista del giornale “Correio da Cidadania” e editor del programma TV “Contrappunto Internazionale”. Collabora con la rivista “Nuestra America”.
Note:
(1) OSA, in italiano significa Organizzazione degli Stati Americani che è formata da 34 paesi, tra cui gli Stati Uniti. La sede della Segreteria Generale e del Consiglio Permanente è in Washington.
(2) MUD (Mesa de la Unidad Democratica – Tavolo dell’Unità democratica) fu creato nel 2008, ristrutturato nel 2009 con la partecipazione di 18 partiti dell’opposizione, a cui si sommano altri 15 gruppi oppositori anti-chavisti, che però non hanno accettato allinearsi con i partiti della destra di Henrique Capriles Radonski, Leopoldo Lopez e Henry Ramos Allup. Nel 30 luglio 2014 ci fu un’altra divisione con l’abbandono di Ramon Guillermo Aveledo dalla Segreteria Esecutiva del movimento.
(3) Freedom House è un’organizzazione (ufficialmente) non governativa, creata nel 1941 per affermare “la leadership americana negli affari internazionali che è essenziale per la causa dei diritti umani e della libertà“. Per questo 90% dei suoi finanziamenti provengono dal Dipartimento di Stato e il 10% dalle fondazioni statunitensi: Bradley , Smith Richardson Foundation, Nicholas B. Ottaway Foundation, John D. and Catherine T. MacArthur Foundation, John S. & James L., Knight Foundation e la John Hurford Foundation.
(4) La grande produzione di gas e petrolio (3,5 milioni di barili al giorno) a Maracaibo spinse la PDVSA a costruire la mega-raffineria di El Tablazo, dove oltre all’etanolo, al propano e al butano del gas naturale si producono fertilizzanti, alcool isopropilico ed una intera filiera di materie plastiche, tra cui il polietilene e il poli-vinile cloruro (PVC). C’è pure un’immensa miniera di carbone a cielo aperto. Più di 40% della struttura industriale del Venezuela è concentrata nella provincia di Maracaibo.
(5) L’opposizione è divisa in tre grandi partiti “Primero Justicia” del governatore dello stato di Miranda, Henrique Capriles Radonski, “Voluntad Popular” di Leopoldo Lopez e “Acciòn Democratica” e “Un Nuevo Tiempo” di , Henry Ramos Allup.
(6) Federcamera è l’equivalente venezuelana della Confindustria italiana.
(7) Queste ONGs sono state create in Venezuela con finanziamenti del Dipartimento di Stato e della Freedom House.
(8) Il “Municipio Bolivar Libertador” è uno de cinque municipi del Distretto Metropolitano di Caracas, di cui José Rodríguez è il sindaco .
(9) “Estalido” nel dialetto popolare di Caracas rappresenta l’inizio della rivolta popolare contri i ricchi della città. Infatti Caracas è circondata da due costoni interamente occupati da Barrios popolari e dai Ranchos, cioè le baraccopoli dei più poveri.
6 giugno 2016
Contropiano
“L’Argentina scarica l’opposizione venezuelana. Dopo la sconfitta all’OSA gli Usa preparano la Freedom-2” pubblicato il 06-06-2016 in Contropiano, su [http://contropiano.org/news/internazionale-news/2016/06/06/argentina-opposizione-venezuelana-080083] ultimo accesso 07-06-2016. |