Intervista a Nataly Torres (FIAN).
“Al Grano” è una campagna di comunicazione che alimenta il dibattito sulle relazioni di potere nel campo, sul monopolio della commercializzazione, sulla concentrazione delle risorse naturali, sugli effetti del cambiamento climatico nella campagna e sulle violazioni dei diritti dei lavoratori rurali. Identificando sempre le alternative che i contadini e gli indigeni propongono riguardo le loro problematiche.
La campagna “Al Grano” vuole rendere visibile come opera l’Agroindustria in Ecuador. A seguire intervistiamo Nataly Torres (Responsabile del Programma di Esigibilità e Monitoraggio del FIAN Ecuador) sullo stato del diritto all’alimentazione in Ecuador.
Quali sono i meccanismi che a livello nazionale e internazionale difendono il diritto alla alimentazione in Ecuador?
Mediante la Costituzione Politica del 2008 lo stato ecuadoriano ha riconosciuto il diritto alla alimentazione, intendendo che: “sia dato un accesso sicuro e permanente agli alimenti sani, sufficienti e nutritivi, preferibilmente prodotti a livello locale conformemente alle proprie diverse identità e tradizioni culturali”, secondo quanto stabilisce l’articolo 13. Per questo, si riconosce la sovranità alimentare come un obiettivo dello stato.
La Legge Organica sulla Sovranità Alimentare (LORSA), pubblicata nel Registro Ufficiale nel maggio del 2009, stabilisce, inoltre, i meccanismi attraverso i quali lo stato deve permanentemente rispettare i propri impegni e l’obiettivo strategico di garantire alle persone, alle comunità e ai popoli l’autosufficienza di alimenti sani, nutritivi e culturalmente appropriati.
Relativamente al diritto internazionale sono stati concepiti degli standard di protezione del diritto alla alimentazione come: la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, il Patto Internazionale dei Diritti Economici Sociali e Culturali (PIDESC), sottoscritto dall’Ecuador nel 2009, il Protocollo Addizionale alla Convenzione Americana dei Diritti Umani sui diritti economici, sociali e culturali e il Protocollo di San Salvador, ratificato dall’Ecuador nel 1993.
Potremmo parlare di una vera procedura in difesa della sovranità alimentare come asse strategico così come stabilisce la Costituzione?
Ci sono importanti rivendicazioni politiche che si deducono dal concetto di sovranità alimentare, come dare la priorità alla produzione agricola locale per alimentare la popolazione, l’accesso di contadini e contadine alla terra, all’acqua, ai semi e al credito; così come la partecipazione attiva dei popoli alla definizione della politica agraria e il riconoscimento del ruolo essenziale che hanno le donne rurali nella produzione agricola e nell’alimentazione.
In cosa consiste la politica statale del cambiamento del modello di produzione?
I principi segnalati precedentemente stanno perdendo forza di fronte alla politica statale di “trasformazione del modello produttivo” che genera il modello agroindustriale, gli agro-affari e l’agro-esportazione con il graduale deterioramento dei sistemi alimentari locali.
Che collegamenti ci sono con l’approvazione della Legge sull’Acqua del 2014 e l’approvazione della Legge sulle Terre del gennaio 2016?
La Legge sull’Acqua e la Legge sulle Terre non raccolgono le richieste storiche delle popolazioni contadine ed indigene come: la redistribuzione dell’acqua e della terra, la protezione delle fonti idriche di fronte ai progetti estrattivi, la protezione del diritto al territorio dei popoli indigeni e contadini, né la nuova normativa agraria secondo i principi della pluri-nazionalità e l’interculturalità.
E che succede con l’Accordo Commerciale con l’Unione Europea e la Legge di Associazione Pubblico-Privata?
Ai precedenti elementi bisogna aggiungere l’adesione dell’Ecuador all’Accordo Commerciale con l’Unione Europea e la Legge Organica di Incentivi per le Associazioni Pubblico-Private e gli Investimenti Stranieri che danno maggiori possibilità affinché si rafforzi il modello di accumulazione capitalista nel settore agrario e alimentare.
Quali sono le principali imprese nel ranking che controllano l’alimentazione in Ecuador? Come si manifesta questo modello di accumulazione nel sistema alimentare ecuadoriano?
Nel quadro della ricerca “Bilancio della situazione alimentare e nutrizionale in Ecuador”, che stiamo portando avanti nel FIAN, evidenziamo che nel paese opera una struttura oligopolista lungo la catena agroalimentare che, insieme alla concentrazione delle risorse produttive in un ridotto gruppo di agenti economici, ci fa pensare che in Ecuador si stia consolidando un modello imprenditoriale di controllo sull’alimentazione.
Nel 2010, il Censimento Nazionale Economico del 2010 mostra che le imprese più grandi, che rappresentano il 10% di tutti gli affari del paese, hanno accaparrato il 95,8% delle vendite che sono state realizzate in quell’anno. Tra i commercianti alimentari e agroindustriali, tre imprese controllano il 91% del mercato. Questo fatto determina anche il grado di concentrazione delle entrate. Nel nostro rapporto evidenziamo le cifre del SRI che mostrano che quei gruppi economici con legami diretti e indiretti con l’agroindustria, rivolti all’esportazione, o con controllo dei processi di trasformazione e commercializzazione di alimenti e bibite lavorate, fanno parte di un ridotto e potente gruppo economico che controlla l’economia ecuadoriana. Stiamo parlando di gruppi economici come La Favorita, El Rosado, Gerardo Ortiz e Hijos, Supermercados Santamaría dediti alla trasformazione e commercializzazione di alimenti; sono gruppi che nel 2014 riportano entrate tra i $528 e i $2.500 milioni di dollari. Gruppi agroindustriali come Pronaca, Bananera Noboa o Reybanpac, possono chiarire quanto sia redditizio mantenere nel campo il controllo sui mezzi di produzione fondamentali come la terra, l’acqua, il credito, la disponibilità di forza lavoro e l’alimentazione della popolazione ecuadoriana.
Di fronte a questo panorama, qual è la situazione attuale dei piccoli produttori contadini?
È evidente che questa concentrazione capitalista nel settore agricolo e alimentare porta ad una crescente ingiustizia sociale relativamente all’accesso alle risorse produttive e anche ai mercati, dove i piccoli produttori sono i principali danneggiati.
Durante gli ultimi anni c’è stata la tendenza ad eliminare le piccole unità produttive, per rimpiazzarle con altre di maggiore dimensione o per introdurle nella catena della commercializzazione mediante la modalità dell’agricoltura sotto contratto; agricoltura per la quale il compratore (molte volte si tratta di una grande impresa dell’agro-negozio). In questa modalità, le imprese private non solo disimpegnano un ruolo importante in questo tipo di affare; per esempio, il “Piano Nazionale dei Semi” costituisce un chiaro esempio per incatenare le coltivazioni strategiche con la modalità dell’agricoltura a contratto, come i programmi: il Fondo di Integrazione delle Catene Agroproduttive (FICA) e il Programma Nazionale di Affari Rurali Inclusivi (PRONERI). Come risultato, c’è una crescente proletarizzazione e allontanamento dei contadini e delle contadine, nuove forme di concentrazione della terra e del potere nelle mani delle imprese commercializzatrici, importatrici ed esportatrici, e anche la distruzione ambientale dovuta all’uso intensivo dei prodotti chimici agricoli.
13-04-2016
La línea de fuego
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Nataly Torres, “Estructura oligopólica en la cadena agroalimentaria” pubblicato il 13-04-2016 in La línea de fuego, su [https://lalineadefuego.info/2016/04/12/en-ecuador-opera-una-estructura-oligopolica-en-la-cadena-agroalimentaria-nataly-torres-fian-ecuador/] ultimo accesso 02-05-2016. |