Colpo al cuore della sinistra latinoamericana


Raúl Zibechi

La crisi che colpisce il PT avrà ripercussioni in tutta la regione latinoamericana, giacché le forze di sinistra e progressiste vi hanno sempre fatto riferimento come ad una specie di “fratello maggiore” che ora affronta quella che può essere la sua fase terminale.

Tarso Genro, uno dei quadri storici del Partito dei Lavoratori (PT) e ministro della Giustizia durante il secondo governo di Lula, sostiene che “il ciclo che ha portato il PT al governo è esaurito” (Folha de São Paulo, 6 marzo 2016). Analogamente, aggiunge che è molto difficile che nel prossimo periodo abbia delle chance di rimanere al potere, perché siamo di fronte “alla fine di un ciclo economico, sociale e politico del Brasile”.

In giorni di profonda incertezza e di forte offensiva mediatica e giudiziaria contro il principale partito della sinistra latinoamericana, è stato difficile fare delle analisi, per scorgere il futuro di questa forza politica, che superino il brevissimo termine. Genro sostiene che il giudice Sergio Moro si ispira a Carl Schmitt (1888-1985), giurista e filosofo tedesco che collaborò con il regime nazista. “È il dominio che lo stato deve avere sulla legge, rifiutando anche i procedimenti legali, il problema che stiamo affrontando con questo non necessario accompagnamento coatto di Lula a deporre”, dice Genro.

La logica della giustizia, in questo caso, consiste nel “puntare per prima cosa una persona, dopo nel cercare di produrre delle prove contro di lei, che è un procedimento eccezionale al margine della legalità costituzionale, creando un diritto parallelo, una Costituzione parallela”. Tutto il sistema giudiziario è falsato, dice Genro, incluse le famose delazioni ricompensate.

Il PT e l’America Latina

Nel luglio del 1990 si riunirono nell’hotel Danubio di San Paolo 48 partiti e organizzazioni dell’America Latina, su invito del PT, con l’obiettivo di “discutere la nuova congiuntura internazionale dopo la caduta del Muro di Berlino e le conseguenze dell’introduzione delle politiche neoliberiste da parte della maggioranza dei governi della regione” (forodesaopualo.org). La proposta principale girò intorno alla creazione di un’alternativa popolare e democratica al neoliberismo.

Sul tavolo di quel primo incontro si distingueva uno striscione con il logo del PT e la maggioranza dei presenti militavano in questa sigla. In quegli anni di feroce neoliberismo, si trasformò nel principale riferimento delle sinistre, tratto che si sarebbe accentuato negli anni successivi.

Nel 1988 fu realizzata a Porto Alegre, governata dal petista Olivio Dutra, la prima esperienza al mondo di bilancio partecipativo. Il processo fu così impattante che subito si irradiò verso altre città, tra le quali Montevideo e Rosario, ma anche una decina di città brasiliane adottarono l’esperienza.

Ma la maggiore creazione del PT sono stati i forum sociali. Con questi, la stella rossa ha cominciato a illuminare non solo la regione ma il mondo. Il primo forum fu convocato dall’Associazione per la Tassazione delle Transazioni Finanziarie per l’Aiuto ai Cittadini (ATTAC) e dal PT, e fu effettuato dal 25 dicembre al 30 gennaio 2001 a Porto Alegre, vetrina di quello che poteva essere un governo di questa forza politica.

I seguenti forum furono un totale successo. Il terzo, nel 2003, anno in cui Lula debuttava come presidente, ricevette più di centomila persone di 156 paesi, organizzò 1.300 seminari laboratori e accolse i più importanti pensatori della sinistra mondiale: Noam Chomsky, Antonio Negri, John Holloway, Eduardo Galeano, e molti altri. Pochi si resero contro che una delle sigle che apparivano tra i patrocinatori recitava Petrobras.

In un clima di euforia collettiva, un Lula che aveva recentemente debuttato come presidente improvvisò un discorso: “Ho la nitida consapevolezza di come la nostra vittoria rappresenti la speranza non solo in Brasile, ma anche per la sinistra del mondo intero e soprattutto per la sinistra in America Latina”. Disse di essere cosciente della “speranza che i socialisti del mondo intero pongono nel successo del nostro governo” e anticipò che sperava di contribuire “a che altri compagni vincano in altri paesi del mondo”.

Le tre esperienze che appena un decennio fa confluirono a Porto Alegre, sono sfiorite: il bilancio partecipativo si è trasformato in un’arida pratica burocratica, i forum sociali si sono svuotati cooptati dalle grandi ONG e il governo del PT naufraga nell’incertezza. Bisogna ricordarsi che queste tre esperienze meritarono tesi e libri, furono motivo di ampie riflessioni in seno ad una sinistra che, in un decennio e poco dopo la caduta del socialismo reale, accarezzava il ritorno dei bei tempi. Solo lo zapatismo si mantenne al margine.

Sinistra e stato d’emergenza

“Se lo Stato di Diritto stava già subendo le vicissitudini dell’attuale crisi politica per l’innegabile parziale e bieca condotta della giustizia contro i poveri, contro i negri, contro le donne e le altre minoranze, con l’operazione Lava Jato la violazione dello Stato di Diritto si eleva a statuto di stato d’emergenza giudiziaria. Questo stato è rappresentato dalla violazione sistematica e politicamente orientata dei diritti e delle garanzie individuali istituiti nella Costituzione e nelle leggi”, scrive il sociologo Aldo Fornazieri (Jornal GGN, 07-03-2016).

Ugualmente a Giorgio Agamben e Hannah Arendt, che sostengono che il nazismo fu un punto di rottura nell’utilizzo della legalità statale d’emergenza per la costruzione di un regime autoritario, Fornazieri sostiene che in Brasile si è insediata una “dittatura giudiziaria”.

Nonostante ciò, coloro che difendono Lula e il PT trascurano per lo meno tre questioni.

La prima è che nei decenni durante i quali i negri e i poveri, e in modo molto particolare gli abitanti delle favelas, sono stati sistematicamente perseguitati, assassinati e fatti scomparire dalla Polizia Militare e trascurati dalla giustizia, i dirigenti del PT hanno guardato di lato o sono stati complici. Un solo esempio. Nel febbraio del 2015 la polizia militare di Salvador (Bahia) uccise 15 giovani neri poveri, e fu molto contestata dalle organizzazioni dei diritti umani. Il governatore Rui Costa, del PT, dichiarò ai media: “La polizia deve decidere in ogni momento, avere la freddezza e la calma necessarie per prendere la decisione opportuna. È come il cannoniere di fronte alla porta. Dopo che la giocata è finita, se è stato un gol, tutti i tifosi lo applaudiranno” (Carta Capital, 9 febbraio 2015).

Diverse organizzazioni accusarono il governo petista dello stato di star coprendo, come minimo, il genocidio del popolo nero: negli anni di Lula e Dilma la morte violenta dei neri è aumentata quasi del 40 per cento.

La seconda è quella che sostiene Luciana Genro, membro della Direzione Nazionale del PSOL, riguardo alla delazione ricompensata di Delcidio Amaral (senatore e ex capo gruppo del PT): “È deplorevole che un dirigente storico come Lula abbia smesso di essere del popolo per allearsi con le elite, governare con loro e ricevere per questo medesimo fatto abbondanti commissioni e regali” (Viento Sur, 5 marzo 2016).

Nessuno può negare che il PT e Lula abbiano stabilito relazioni carnali con la classe dei grandi imprenditori brasiliani, in particolare con le imprese costruttrici alle quali hanno aperto mercati e che hanno difeso ogni volta in cui affrontavano dei problemi, come è avvenuto quando l’Odebrecht fu espulsa dall’Ecuador dal presidente Rafael Correa.

Alla fine, il PT e l’insieme della sinistra brasiliana non sono in condizioni di affrontare né di opporsi al “permanente stato d’emergenza” che denunciano. Secondo Agamben, “il totalitarismo moderno può essere definito come l’instaurazione, attraverso lo stato d’emergenza, di una guerra civile legale, che permette l’eliminazione fisica non solo degli avversari politici ma di intere categorie di cittadini che per una qualsiasi ragione risultino non integrabili nel sistema politico”*.

Questo è il tallone d’Achille del lulismo: non ha la forza morale necessaria per opporsi all’offensiva delle destre perché non ha difeso, quando doveva farlo, le vittime del medesimo sistema che ora lo condanna.

* Estado de excepción (Stato d’emergenza), Adriana Hidalgo editore, Buenos Aires, 2004, p. 25.

14-03-2016

Brecha

http://brecha.com.uy/golpe-al-corazon-la-izquierda-latinoamericana/

tratto da Rebelión

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Raúl Zibechi, “Golpe al corazón de la izquierda latinoamericanapubblicato il 14-03-2016 in Rebelión, su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=209943] ultimo accesso 15-03-2016.

 

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