360 anni di carcere per i boia di Sepur Zarco


Giorgio Trucchi

Un raggio contro l’impunità.

Il silenzio quasi sepolcrale che regnava in una gremita Sala delle Udienze della Corte Suprema di Giustizia del Guatemala è stato bruscamente interrotto dal forte e interminabile applauso e dalle grida di giubilo.

La giudice Jazmín Barrios stava finendo di concludere la lettura della sentenza di condanna contro gli ex militari Esteelmer Francisco Reyes Girón e Heriberto Valdez Asig.

Alla fine sono stati trovati colpevoli dei delitti contro l’obbligo di umanità nella loro forma di violenza sessuale, schiavitù sessuale e domestica contro donne del popolo maya originario Q’echi’, dell’assassinio di Dominga Coc e delle sue due bambine, Anita ed Hermelinda, così come della scomparsa forzata di sette uomini, sposi delle querelanti.

Per queste atrocità sono stati rispettivamente condannati ad un totale di 120 e 240 anni di prigione, e le pene non sono commutabili.

Nel 1982, uno dei tanti distaccamenti militari dispiegati dalla politica contro insurrezionale dello stato guatemalteco in pieno conflitto armato interno, si insediò nella comunità di Sepur Zarco, nel nordest del paese.

Le donne furono sottomesse dagli uomini in uniforme, ripetutamente violentate e schiavizzate. I loro mariti furono fatti scomparire. Il solo fatto di stare facendo le pratiche per la legalizzazione delle loro terre fu considerato come un’azione insurrezionale.

L’orrore degli abusi si prolungò per più di sei mesi e segnò le loro vite per sempre.

“Il caso Sepur Zarco evidenzia il trattamento crudele e infame al quale furono sottoposte le donne, che nel distaccamento (militare) furono minacciate a subire costanti violenze da parte dei soldati. Furono sottoposte a violenze sessuali in modo continuato e furono anche sottoposte a schiavitù domestica”, ha detto la giudice Barrios durante la lettura della sentenza.

Per le organizzazioni che hanno accompagnato le querelanti, la violenza sessuale fu una strategia militare contro insurrezionale e fu utilizzata per il controllo dei corpi e dei territori.

“Rendendo le loro deposizioni, le donne hanno rotto in pianto, esprimendo il proprio dolore, tristezza, solitudine e abbandono, non solo per quanto avvenuto in questo momento, ma anche per la loro impotenza di fronte agli uomini armati che hanno cambiato la direzione delle loro vite, senza che gli importassero le conseguenze delle loro azioni”, ha continuato la Barrios.

La giudice ha riconosciuto il loro valore e coraggio come persone “presentandosi a deporre e a esporre pubblicamente le molteplici violenze sessuali di cui furono oggetto, che indubbiamente hanno lasciato uno stress post-traumatico di carattere irreversibile”, ha detto.

“Riconoscere la verità aiuta a sanare le ferite del passato e l’applicazione della giustizia è un diritto che aiuta le vittime e contribuisce a rafforzare lo stato di diritto nel nostro paese, facendo prendere coscienza che questi tipi di delitti non devono tornare a ripetersi”, ha affermato la Barrios.

Questa sentenza stabilisce un precedente molto importante per il Guatemala giudicando la violenza e la schiavitù sessuale, nel momento in cui si stanno concettualizzando e configurando queste tipologie penali nell’ambito dei crimini di guerra.

“Le donne hanno deciso di rompere il silenzio. Sono soddisfatte e con il cuore felice, e noi qui le stiamo accompagnando. Sono un esempio che in Guatemala è possibile avere giustizia”, ha detto una rappresentante dell’Alleanza per Rompere il Silenzio e l’Impunità.

27/02/2016

LINyM

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Giorgio Trucchi, “360 años de cárcel para verdugos de Sepur Zarco” pubblicato il 20-02-2016 in LINyM, su [http://nicaraguaymasespanol.blogspot.com/2016/02/guatemala-360-anos-de-carcel-para.html] ultimo accesso 27-02-2016.

 

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