Dal Baguazo al governo autonomo


Raúl Zibechi

La formazione del primo governo autonomo indigeno del Perù, domenica 29 novembre nella comunità Soledad del distretto di Río Santiago, nella provincia amazzonica di Condorcanqui, è il frutto di una lunga storia di frustrazioni e lotte. In questo giorno 300 rappresentanti di 85 comunità wampi hanno insediato il loro autogoverno come modo per difendere dalle multinazionali estrattive 1,3 milioni di ettari di boschi.

Hanno eletto il primo presidente del governo territoriale autonomo e gli 80 membri del loro parlamento, che si insedierà a febbraio. Il periodico Lucha Indígena, diretto da Hugo Blanco, ha anticipato la notizia nella sua edizione di luglio segnalando: “Appellarsi all’autonomia come modo di dare una soluzione ai problemi è qualcosa di nuovo nel paese, ma è presente in varie nazionalità indigene di altri paesi. Speriamo che questo sia l’inizio di un nuovo modo di agire dei nostri movimenti sociali”.

L’immediato precedente dell’installazione del governo autonomo è stata la Riunione Wampis sul Territorio Integrale e Governo Autonomo realizzata il 29 e 30 giugno scorso nella comunità Nueva Alegría, dove si riunirono 120 rappresentanti delle comunità prossime ai fiumi Morona e Santiago, nel nord del Perù vicino alla frontiera con l’Ecuador. Nell’incontro fu dibattuta la situazione interna del popolo wampis, fu approvato lo Statuto Autonomo del Governo Territoriale della Nazione Wampis, fu designata una commissione per la costituzione del governo e fu presentato il progetto del corridoio biologico nel loro territorio.

Il documento di nove pagine è il tradizionale testo dei popoli indigeni, dove sotto le tre pagine di redazione appaiono le altre sei riempite di firme, sigilli e perfino impronte che autenticano quanto concordato, comunità per comunità, compiendo il rituale delle grandi decisioni. È una dimostrazione della democrazia dal basso.

Nella prima parte, il documento intitolato “Atto di Convalida dello Statuto Autonomo del Governo Territoriale della Nazione Wampis”, analizza le debolezze delle comunità e delle organizzazioni, sottolinea la minaccia che rappresenta per il popolo la presenza di imprese petrolifere, minerarie e del legname, e difende l’unione per “far valere i nostri diritti di fronte allo stato e di fronte al settore privato”. Lo Statuto approvato consta di 61 articoli e tre disposizioni transitorie i cui contenuti sono stati ampliati durante il dibattito, mentre alcuni sono stati soppressi.

Tra gli accordi figura il rifiuto dell’ingresso senza consultazione delle imprese estrattive, “non permettere che continuino a sorgere altre organizzazioni indigene giacché ci stiamo preparando ad insediare una propria struttura di governo”. Questo comma si giustifica con l’affermazione della sovranità e autodeterminazione di fronte all’ingerenza dello stato, della cooperazione internazionale e delle ONG che di solito favoriscono la formazione di organizzazioni fuori dal controllo delle comunità, per debilitare il progetto di nazione indigena.

Alla fine, l’incontro ha fissato le date del 28 e 29 novembre per insediare il governo autonomo, come effettivamente è stato fatto.

Per il precedente lontano tocca risalire al decennio del 1970 quando fu formato il Consiglio Aguaruna Huambisa composto da awajún e wampis (nomi nella lingua di queste comunità guerriere), verso 1977, che significò un profondo cambiamento nella storia dei popoli. Alla prima Assemblea Generale accorsero i rappresentanti delle comunità provenienti dai fiumi Cenepa, Nieva, Marañón e Santiago.

Fu la prima occasione in cui ambedue i popoli superarono le loro storiche rivalità per affrontare delle minacce esterne. Dopo sarebbe venuto un lungo periodo di resistenze più o meno aperte, più o meno implicite, come hanno vissuto tanti popoli originari di questo continente.

Il 5 giugno 2009 avvenne un massacro contro i popoli awajún e wampi che si stavano mobilitando contro i decreti del governo di Alan García che consegnava le loro ricchezze nell’ambito del TLC con gli Stati Uniti. Il governo inviò le forze armate per sgomberare una protesta pacifica che durava da 57 giorni con il suo epicentro nelle regioni selvatiche di cinque dipartimenti: Amazonas, Cusco, Loreto, San Martín e Ucayali. Tre elicotteri MI-17 sorvolarono la strada che unisce la selva con il Pacifico nella Curva del Diavolo, che era occupata da circa cinquemila awajún e wampis. Lanciarono gas lacrimogeni sulla massa (anche se altre versioni dicono che spararono anche con le mitragliette) mentre a terra i poliziotti si scagliarono contro il blocco sparando con i loro fucili.

La popolazione di Bagua scese nelle strade a sostegno degli indigeni, incendiando installazioni statali e locali del partito di governo aprista (APRA). Decine di indigeni furono uccisi dai soldati e una quantità ancora non precisata fu fatta scomparire. Vari poliziotti furono uccisi dagli indigeni. Il primo ministro Yehude Simón, ex alleato del gruppo armato MRTA (Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru), valutò le richieste indigene come “capricci”.

La decisione di formare un proprio autogoverno può essere un passo decisivo per le lotte popolari del Perù. Nel caso dei wampis sembra il corollario di un lungo cammino durante il quale hanno incominciato a comprendere che nulla si può sperare da quelli in alto.

7 dicembre 2015

Desinformémonos

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Raúl Zibechi, “Del Baguazo al gobierno autónomopubblicato il 07-12-2015 in Desinformémonos, su [http://desinformemonos.org.mx/del-baguazo-al-gobierno-autonomo/] ultimo accesso 29-01-2016.

 

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