Ogni morte include un dramma e ogni atto di guerra un dolore, ma obbligano anche ad un’analisi del prima e del dopo. Il processo con l’ELN non può essere valutato attraverso luoghi comuni.
L’ELN non ha bisogno di forzare attraverso una via militare un processo di negoziazione perché questo già esiste preliminarmente. Dire, per esempio, che l’ELN ha attaccato i soldati solo e unicamente come dimostrazione di potere per giungere con più forza ad un tavolo di negoziato formale, implicherebbe allora una campagna pre-negoziato che ancora non abbiamo osservato. La cosa certa è che le azioni di guerra tra le Forze Armate e l’ELN ci sono state durante tutta la fase preliminare di negoziazione.
Nel caso delle FARC, il bilancio di azioni di guerra durante il processo è alto: la morte di Alfonso Cano, i combattimenti a Guapi e Buenos Aires, la cattura del generale Álzate, i bombardamenti contro gli accampamenti guerriglieri, e un lungo eccetera. Precisamente un processo di pace cerca di evitare questi morti. Poco fa ci sono stati anche bombardamenti nel Sud del Bolívar dove sono morti nove guerriglieri dell’ELN, incluso uno dei suoi comandanti di Mico Ahumado.
Un’altra lettura erronea punta su una presunta divisione delle linee dell’ELN, guidata dal comandante Pablito. Ma la volontà di addentrasi in un processo di negoziato non è un tema di alcuni pochi comandanti, ma la decisione del V Congresso di questa organizzazione. L’ascesa di Pablito al Comando Centrale è un simbolo dell’unità e, secondo la posta delle streghe, c’è un aumento nella volontà di negoziare nella base dell’ELN. Questa guerriglia oggi non è più divisa di un qualsiasi altro gruppo che entra in un processo di pace.
È stato anche detto, anche da istituzioni che si presume conoscano il Diritto Umanitario, che si è trattato di un crimine di guerra. Un attacco fatto a dei combattenti è, in linea di massima, un atto di guerra e non un crimine, per quanto doloroso suoni. Politicizzare le categorie giuridiche non aiuta la pace né la costruzione di fiducia.
Un meccanismo per salvare vite umane e risparmiare gli orrori della guerra, è che nell’eventuale tavolo tra il Governo e l’ELN si dia la priorità ad una tregua bilaterale, così come abbiamo proposto per il caso delle FARC. Se la volontà di pace delle parti è genuina, non si può essere a favore per la morte di altri colombiani.
La guerra continuerà durante la fase iniziale dei negoziati e il rischio di divisioni all’interno della guerriglia fa parte di un qualsiasi processo di negoziato. Non ci sarà una pace esattamente come l’abbiamo sognata, ma in ogni caso sarà meglio dell’incubo della guerra.
Víctor de Currea-Lugo, Professore dell’Università Nazionale della Colombia.
27-10-2015
El Espectador
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Víctor de Currea-Lugo, “El ELN: de Boyacá en sus campos” pubblicato il 27-10-2015 in El Espectador, su [http://www.elespectador.com/opinion/el-eln-de-boyaca-sus-campos] ultimo accesso 31-10-2015. |