Haiti: Dichiarazione di Port-au-Prince di rifiuto della MINUSTAH


Riunite a Port-au-Prince, questo 7 ottobre 2015, invitate dal partito politico Rašín Kan Pèp La e dalla Piattaforma Haitiana per uno Sviluppo Alternativo (PAPDA), le organizzazioni nazionali e straniere presenti desiderano esprimere il proprio rifiuto della presenza delle truppe d’occupazione della MINUSTAH che in 11 anni hanno causato un enorme danno violando sistematicamente, massicciamente e permanente, i diritti fondamentali del Popolo haitiano, stabilendo alleanze con le forze retrograde e antidemocratiche, contribuendo alla distruzione delle istituzioni repubblicane del paese, reprimendo i tentativi di mobilitazione popolare e aggravando la crisi sociale che già da più di 50 anni corrode Haiti.

Le presenti organizzazioni che firmano questo comunicato provengono dai più diversi settori e rappresentano i movimenti femministi, le associazioni giovanili, i movimenti contadini, settori sindacali, associazioni di residenti, cooperative, e comitati di solidarietà che hanno deciso di lavorare attivamente per la liberazione del nostro paese e contro ogni forma di occupazione.

Durante la conferenza del luglio 2015 sono stati analizzati a fondo gli storici fattori che spiegano il processo di introduzione e continuità dei meccanismi di dominazione che dal 1915 hanno gradualmente trasformato Haiti in una neocolonia degli Stati Uniti.

Gli USA, con l’attiva collaborazione degli altri centri imperialisti, si sono appropriati delle aree strategiche di decisione attraverso il controllo del sistema politico e la definizione delle politiche pubbliche.

Dopo il ritiro dei fanti della marina nel 1934, il “consigliere finanziario” e “l’esattore delle dogane” (cittadini statunitensi) fino al 1947 hanno apertamente continuato ad essere figure chiave nella gestione e nell’assegnazione delle risorse del nostro paese. Attualmente questa tutela è esercitata dai rappresentanti delle istituzioni finanziarie internazionali (FMI, BM, BID) e dai funzionari del Dipartimento di Stato e della Commissione Europea.

La continuità delle strategie di depredazione, saccheggio e disintegrazione delle istituzioni, attivamente gestite e organizzate da settori dell’oligarchia e della classe politica haitiana, ha condizionato l’evoluzione del paese e ha alimentato la crisi sistemica. Per questo è fondamentale collocare la presenza di truppe militari straniere in un contesto più globale della multiforme dominazione che alcuni autori hanno battezzato come “la geopolitica di dominio con un campo di azione completo”. “Ak bòt bot ou san bòt okipasyon an toujou la”(Con scarponi o senza scarponi, l’occupazione è sempre lì).

Questa riflessione ha permesso di fare luce sui 100 anni di occupazione e dominazione, sulle loro caratteristiche nel contesto geopolitico dei Caraibi/America Centrale e sulle diverse modalità di rinnovo di formule congiunturali, specialmente l’ideologia dello “stato fallito” e della “promozione della democrazia”. Questa analisi ha anche mostrato il ruolo dell’inganno dell’indebitamento finanziario, del controllo delle risorse strategiche e della costante emarginazione dei settori popolari.

Dichiarazione di Port-au-Prince

Noi, organizzazioni e movimenti sociali e politici haitiani e gruppi di solidarietà riuniti a luglio e a ottobre 2015, consideriamo che:

  • Haiti deve riprendere la difesa della libertà e della globalizzazione dei diritti umani sulla base dell’epopea del 1758-1804 e del notevole processo di lotte e resistenza che i ceti popolari hanno opposto dall’inizio del XIX secolo a tutte le forme di dominazione, di depredazione e saccheggio.
  • Dobbiamo intensificare il dialogo e gli scambi tra i movimenti popolari di tutta la regione del Centroamerica/Caraibi che subiscono le medesime aggressioni contro i progetti nazionali e le lotte di liberazione. In questo senso, devono essere oggi identificate, smascherate e combattute le nuove iniziative di destabilizzazione dei settori conservatori appoggiati dalle forze imperialiste.
  • Nel corso degli ultimi 100 anni, il paese ha sperimentato ogni tipo di formule di saccheggio delle sue risorse a vari livelli: finanziario, il supersfruttamento della mano d’opera, esportazione massiccia di lavoratori nei centri di produzione capitalisti della regione, il saccheggio dei beni culturali, la distruzione del suo patrimonio, la svendita delle sue risorse naturali. Questo processo ha dato luogo ad una scandalosa polarizzazione sociale che spiega l’arricchimento dell’oligarchia, l’esternalizzazione dell’accumulazione e, certamente, il processo di drammatico impoverimento delle masse e il collasso delle strutture nazionali. Il pagamento del debito dell’indipendenza, il furto delle riserve d’oro del paese il 17 dicembre 1914, come i contratti tipo McDonald, o SHADA, la strage dei maiali nostrani all’inizio degli anni 80 sono avvenimenti chiave che illustrano la brutalità e la continuità del processo di rapina.
  • Attualmente, con l’occupazione militare delle truppe della MINUSTAH, il paese vive un’umiliante situazione con la totale perdita del controllo degli spazi decisionali, illustrata in modo tragico dallo sviluppo delle elezioni del 2015 che conferma chiaramente che il Popolo haitiano ha perso il diritto di eleggere i propri rappresentanti attraverso l’addomesticamento di un apparato elettorale per opera di forze oscure decise a sabotare qualsiasi processo istituzionale democratico. Le elezioni del 9 agosto scorso e le previsioni per il 25 ottobre, appoggiate dalle potenze imperialiste, dimostrano la complessità del lavoro da fare, così come l’urgenza di mettere con fermezza in moto un processo che porti alla costruzione dell’autodeterminazione.

Chiediamo:

  • Il ritiro immediato delle truppe della MINUSTAH.
  • Il riconoscimento da parte delle Nazioni Unite della responsabilità criminale (penale) nell’introduzione del colera ad Haiti.
  • Indennizzo e accompagnamento psicosociale per le vittime di violazione e sfruttamento sessuale.
  • Indennizzo per gli studenti e gli universitari privati per vari anni delle lezioni a causa dell’occupazione dei campus, dei licei e dei collegi da parte delle truppe dell’ONU.
  • Indennizzo per le famiglie che dal 10 ottobre 2010 hanno perso con l’epidemia di colera uno o più dei propri membri.
  • Compensazione per le 800.000 vittime colpite dal 10 ottobre 2010 dall’epidemia di colera.
  • Indennizzo per i danni causati al paese per il discredito connesso all’epidemia e per tutte le perdite economiche e finanziarie connesse alla presenza di questa epidemia.
  • Adeguati investimenti per sradicare la malattia il prima possibile.
  • La costruzione di adeguate infrastrutture per il libero accesso di tutta la popolazione di Haiti all’acqua potabile.
  • Portare in giudizio, da parte di tutte le apposite istituzioni, le truppe della MINUSTAH e richiedere la riparazione per i crimini di lesa umanità commessi in 11 anni di occupazione.

Facciamo un appello alla solidarietà internazionale:

  • Affinché continuino i processi di denuncia che permettano di rendere trasparente il vero ruolo della missione dell’ONU ad Haiti.
  • Affinché continui la denuncia dei cosiddetti “piani di lotta contro il colera” annunciati dalle Nazioni Unite. Di fatto il 27 maggio 2014, Sandra Honoré annunciò pomposamente la creazione di un “Comitato di Alto Livello per l’eliminazione del colera ad Haiti”, che costituisce una manovra demagogica e una brutale manipolazione mediatica, mentre ad ottobre 2015 gli haitiani continuano a morire di colera.
  • Affinché continuino le campagne per richiedere il completo ritiro delle truppe della MINUSTAH.
  • Sollecitiamo la creazione di brigate di solidarietà e di ricostruzione in diversi settori identificati come prioritari, usando il modello della cooperazione con Cuba, in particolare nel campo della sanità.

Ci impegniamo a lottare per il ritiro delle truppe della MINUSTAH e per organizzare delle forze sociali e politiche patriottiche capaci di lavorare in modo efficace per il recupero della nostra sovranità e la difesa del nostro diritto all’autodeterminazione.

Port-au-Prince, 7 ottobre 2015

13 ottobre 2015

Resumen Latinoamericano / Haití No Minustah

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
“Haití Declaración de Puerto Príncipe de Rechazo a la MINUSTAHpubblicato il 13-10-2015 in Resumen Latinoamericano, su [http://www.resumenlatinoamericano.org/2015/10/13/haiti-declaracion-de-puerto-principe-de-rechazo-a-la-minustah/] ultimo accesso 15-10-2015.

 

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