Le conversazioni con gli eleni “sono resuscitate” nel momento in cui già si prevedeva il fallimento della gestione. Semana.com rivela i dettagli.
Mentre le conversazioni all’Avana sembrano essere entrate in una fase definitiva verso la fine del conflitto, riguardo ai contatti tra il Governo e l’ELN non ci sono stati altro che rumori e mistero. Dopo 14 mesi di fase esplorativa, solo questa settimana ci sono indizi che l’ELN salirebbe, alla fine, sul treno della pace.
È stata l’ex senatrice Piedad Córdoba ha lasciar intravedere martedì scorso che nelle prossime settimane si insedierà il tavolo delle conversazioni tra il Governo e questo gruppo guerrigliero.
Semana.com ha consultato fonti vicine al processo, che hanno fatto sapere che questo avverrà a settembre, in Ecuador, uno dei paesi accompagnatori di questa fase riservata. Fino ad ora i contatti sono avvenuti tra Venezuela, Ecuador, Brasile e Cuba.
Tra il Governo e questa guerriglia ci sono differenze che non è stato facile superare. La principale di queste è che l’ELN si è rifiutato di firmare un’agenda che, come hanno fatto le FARC, dica in modo diretto che lasceranno i fucili.
Per il presidente Santos, una condizione per insediare il tavolo è che ci sia una indubbia volontà di disarmo. In cambio per Nicolás Rodríguez Bautista, “Gabino”, massimo comandante degli eleni, la possibilità di abbandonare le armi dipende dal comportamento del Governo e specialmente che rispetti gli accordi fatti con le comunità.
Queste due posizioni hanno portato ad un punto morto la fase esplorativa tanto che nelle ultime settimane molti esperti davano per certo che per il momento non ci sarebbe stato un processo di pace con l’ELN, con i rischi che ciò comporterebbe per gli accordi con le FARC, dato che in alcune regioni la guerra continuerebbe. Negli ultimi giorni, l’ELN ha intensificato le proprie azioni militari offensive, e sta anche crescendo in regioni dove avevano perso influenza.
Attacchi contro le infrastrutture energetiche e militari in Arauca, combattimenti con l’Esercito nel Catatumbo e lo scoppio di vari petardi a Bogotà, sono alcune delle azioni che gli vengono attribuite, e che, secondo degli analisti, cercano di fare pressione sul Governo affinché inizi formalmente i dialoghi. Prima di installare il tavolo, l’ELN ha manifestato la presunta mancanza di garanzie per i cosiddetti “prigionieri politici”, in riferimento al processo che la Procura porta avanti contro 13 giovani di Bogotà, alcuni dei quali membri del Congreso de los Pueblos, che sono stati segnalati essere legati a cellule urbane di questa guerriglia, che agiscono soprattutto nelle università.
Se si apre un tavolo con l’ELN, questo sarebbe parallelo a quello dell’Avana, ma senza dubbio molti temi già superati tra le FARC e il Governo potrebbero essere accettati anche da “Gabino” e dai suoi uomini. Non invano, quest’ultimo si è riunito in varie occasione con “Timochenko”, massimo capo delle FARC, che ha dichiarato che gli incontri sono stati costruttivi e hanno condiviso idee. Per questo si prevede che, sebbene possano essere dei processi paralleli, ad un certo punto dovranno convergere.
04.08.2015
Semana
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
“En septiembre, Gobierno y ELN iniciarían diálogos de paz en Ecuador” pubblicato il 04-08-2015 in Semana, su [http://www.semana.com/nacion/articulo/gobierno-eln-iniciarian-dialogos-de-paz-en-septiembre-en-ecuador/437435-3] ultimo accesso 07-08-2015. |