Come nel 18F dell’Argentina, i settori più recalcitranti e pro nordamericani si sono mobilitati a centinaia di migliaia nelle strade delle principali città brasiliane. Senza dubbio, approfittano dell’attacco imperialista su tutto il continente per mettere alle strette un governo eletto recentemente con il voto popolare. Al di là degli errori commessi da Dilma –concessioni alla destra con la nomina di un ministro dell’Economia legato agli interessi di molti di coloro che oggi manifestano, così come di una ministra dell’Agricoltura che si fa in quattro per gli agro-affari– è evidente che chi è uscito a manifestare, oggi leva parole d’ordine di contenuto fascista, razzista e pro-capitalista.
Centinaia di migliaia di brasiliani hanno sfilato a San Paolo, a Brasilia, a Rio de Janeiro e a Belo Horizonte per chiedere la destituzione della presidente, che è stata rieletta l’anno scorso con il 51,64 per cento dei voti.
Due giorni dopo il corteo di sostegno a Dilma Rousseff e a difesa della Petrobras, domenica scorsa l’opposizione brasiliana ha occupato le strade di varie città per manifestare contro la mandataria.
Circa 580 mila persone hanno sfilato a San Paolo (sudest), 50 mila a Brasilia, 15 mila a Rio de Janeiro, 24 mila a Belo Horizonte, per opporsi alla scandalo di corruzione nella impresa statale petrolifera e chiedere la destituzione della presidente, che accusano di aver saputo quello che stava succedendo negli ultimi anni nella Petrobras.
Alcuni manifestanti chiedono con striscioni in inglese che i militari intervengano
Il Dato: La quantità di manifestanti rappresenta solo lo 0,5 per cento della popolazione, poiché il Brasile ha più di 200 milioni di abitanti.
“Oggi siamo migliaia di migliaia di persone che chiedono “l’impeachment” (destituzione) di Dilma Rousseff. Il Governo è in una situazione deplorevole”, ha detto Rubens Nunes, consigliere giuridico del Movimento Brasile Libero, uno dei gruppi che ha organizzato la protesta nelle reti sociali.
Paradossalmente, molti manifestanti hanno anche chiesto un intervento militare per abbattere la presidente, quando lo scorso 15 marzo si sono compiuti i 30 anni del ritorno della democrazia in Brasile dopo la dittatura, dal 1964 al 1985, appoggiata dagli Stati Uniti.
Nel contesto
Secondo le autorità, il sistema di corruzione nella Petrobras ha impegnato in termini di lavaggio del denaro e di sovrafatturazione circa 10 miliardi di real (3,850 miliardi di dollari) in opere e contratti dell’impresa petrolifera.
Lo scorso dicembre la presidente Dilma Rousseff ha chiesto il castigo per coloro che sono coinvolti nel caso, mettendo allo stesso tempo in risalto che nel suo paese “non ci sono intoccabili”.
Più di 30 parlamentari del Senato e della Camera sono attualmente indagati come presunti implicati nella storia di corruzione della Petrobras.
La Rousseff non sarà coinvolta nelle indagini della storia di corruzione per mancanza di prove che costatino la sua partecipazione, ha detto il magistrato del Tribunale Supremo Federale (STF) del Brasile, Teori Zavascki.
15 marzo 2015
Resumen Latinoamericano
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
“La derecha nostálgica de la dictadura brasileña pide a gritos que vuelvan los militares, que renuncie dilma y que se vaya el PT” pubblicato il 10-03-2015 in Resumen Latinoamericano, su [http://www.resumenlatinoamericano.org/2015/03/15/la-derecha-nostalgica-de-la-dictadura-brasilena-pide-a-gritos-que-vuelvan-los-militares-que-renuncie-dilma-y-que-se-vaya-el-pt/] ultimo accesso 16-03-2015. |