Tagli del 30% in Canada e USA, 140mila licenziamenti in Texas. Halliburton annuncia altri licenziamenti.
Il crollo del settore dello scisto negli USA è all’inizio, sono in arrivo debiti inesigibili, chiusura di pozzi di petrolio, licenziamenti in massa nell’industria petrol-gasifera nei prossimi mesi. Bank of America prevede che i futures sul petrolio Brent scendano a 31 dollari entro la fine del primo trimestre del 2015. Le conseguenze stanno appena emergendo con un enorme perdita di posti di lavoro colpisce l’industria, soprattutto negli Stati Uniti. Il 13 gennaio, la FED di Dallas prevedeva che nel solo Texas 140000 posti di lavoro potrebbero essere eliminati, si tratta del più grande Stato petrolifero degli USA. Si
tratta di posti di lavoro di un’economia che già soffre enormi perdite di posti di lavoro (nonostante le fraudolenti statistiche sul lavoro del governo statunitense), dopo che la crisi finanziaria ha già colpito nel 2008.
Schlumberger, la prima società di servizi petroliferi del mondo, eliminerà 9000 posti di lavoro, dopo che l’utile netto del quarto trimestre 2014 è sprofondato dell’81% a causa di svalutazioni da 1,6 miliardi di dollari delle attività produttive in Texas. Il secondo gigante dei servizi petroliferi, Halliburton, l’ex-azienda di Dick Cheney, che tecnicamente ha creato la bolla dello scisto, annuncia licenziamenti ma ne declina le dimensioni. Le aziende dei servizi di estrazione del petrolio come Halliburton, fornitori di prodotti chimici e attrezzature di perforazione per il fracking, imprese siderurgiche, aziende edili e strutture ricettive ne beneficiavano. Ora non più. Il boom del petrolio di scisto negli Stati Uniti era una bolla di Wall Street alimentato dalla Federal Reserve con tassi di interesse zero. Wall street ha fatto grassi profitti spacciando junk bonds per le compagnie petrolifere dello scisto, molte delle quali di piccole e medie dimensioni che ora scompariranno. Perforazione e fracking dello scisto è un business costoso, molto più della convenzionale perforazione petrolifera. Fino a quando i tassi d’interesse negli Stati Uniti erano bassi, negli ultimi sei anni, e il prezzo del petrolio era oltre i 100 dollari al barile, le compagnie petrolifere potevano accollarsi il rischio e le banche prestare con liberalità. Ora che i proventi del petrolio crollano del 40-50%, cè una frenata brusca. Quando i prezzi erano alti, le compagnie dello scisto potevano avere prestiti come se non ci fosse un domani. E li hanno avuti. Secondo una nuova stima di Barclays Bank del Regno Unito, l’industria petrolifera canadese e statunitense dovrà ridurre di almeno 58 miliardi di dollari le spese, un taglio del 30% della spesa di 196 miliardi dollari del 2014. Tale stima è stata preparata quando il prezzo era a 74 dollari al barile, prima che i prezzi calassero a 47 dollari al barile. Più a lungo i prezzi restano sotto i 50 dollari al barile più sarà feroce il bagno di sangue. Si stima che l’industria petrolifera statunitense sarà la più colpita del mondo. Trasformare il commercio di idrocarburi in un’arma geopolitica per mettere all’angolo la Russia, l’Iran e il Venezuela è diventato un vero boomerang per la Casa Bianca e l’ineffabile Kerry con la sua diplomazia balbuziente.
29.01.2015
Selvas.org
“USA: Guerra del petrolio porta la bolla dello scisto” pubblicato il 29-01-2015 in Selvas.org, su [http://selvasorg.blogspot.it/2015/01/usa-guerra-del-petrolio-porta-la-bolla.html] ultimo accesso 05-02-2015. |