L’attore che reclama il proprio ruolo: le Forze Armate


Germán Ayala Osorio

I dialoghi tra il Governo della Colombia e la guerriglia delle FARC sono stati sospesi. La cattura di un generale dell’Esercito da parte della guerriglia è sfociata in questa sospensione, nonostante che sia stato lo stato ad imporre il negoziato in mezzo al conflitto. Dietro a tutto questo appare la figura di un attore che si rifiuta di perdere privilegi: le Forze Armate.

È stato abbastanza agitato il fine settimana che in Colombia sta finendo di passare. Con concorso di bellezza in svolgimento, ponte festivo, due discorsi presidenziali e la rottura dei dialoghi dell’Avana. Fine settimana agitato e fatti confusi. Con tutto questo, i mezzi comunicazione di massa hanno rispettato il proprio compito di informazione, speculativo e in questo modo hanno coadiuvato a che la confusione sulla scomparsa e il domicilio del Generale Alzate, del caporale cabo Jorge Rodríguez Contreras[1] e dell’avvocata, Gloria Urrego, fosse più grande. Per due giorni consecutivi il paese è stato senza sapere con certezza cosa fosse successo al generale dell’esercito. In realtà, la preoccupazione ruotava intorno all’alto ufficiale. Né il caporale, né l’avvocata contavano per la stampa e molto meno per il Governo di Santos.

Si è trattato di un sequestro, effettuato da membri del Fronte 34 delle Farc, dicevano di volta in volta i notiziari della televisione, nonostante che gli stessi e la stampa scritta divulgassero versioni di alcuni membri della comunità di Las Mercedes che segnalavano che l’alto ufficiale e i suoi accompagnatori erano giunti al gruppo di case e se ne erano andati con un gruppo di presunti guerriglieri. Sembrerebbe che non ci sia stata un’azione di forza. Nonostante questi indizi, i media si sono piegati alla versione di fonte militare che rivelava trattarsi di un sequestro. Di un vero attentato contro il processo di pace.

Quanto successo al generale Alzate ha portato il Presidente, i giornalisti e ampi settori della società a dimenticare che era stato concordato di negoziare e dialogare in mezzo alla guerra, alle ostilità. E se le Farc hanno catturato il Generale, questo costituisce un atto di guerra, tale e quale a quello che è successo giorni fa quando nel sud del paese e in mezzo ad un combattimento, le Farc hanno catturato due soldati di professione. Ed è chiaro che per le Farc questi fatti costituiscono atti di guerra nei quali i sequestrati acquisiscono il carattere di prigionieri di guerra; e per i media e le truppe militari, si tratta di un sequestro. Lo scontro è anche discorsivo.

Nelle reti sociali, come twitter, le versioni e i commenti andavano e venivano. Si diceva che il Generale Alzate[2] avesse ignorato i protocolli di sicurezza, che avesse dato “l’opportunità” visitando una zona con presenza delle guerriglie, essendo in borghese e disarmato. Ugualmente, si è parlato che dietro il sequestro ci fossero le mani di quei nemici del processo di pace. E di nuovo, l’ex presidente Uribe era lì, con informazioni privilegiate, le stesse che, sembrerebbe, le fonti militari hanno negato al Presidente e al suo Ministro della Difesa. Alla fine, e grazie alle pressioni della cupola militare e del fatto stesso della scomparsa dell’alto ufficiale, Santos ha sospeso i dialoghi di pace. Lo ha fatto attraverso due discorsi nei quali si notava chiaramente che non aveva tutte le informazioni in mano. Da parte loro le Farc, dall’Avana, hanno informato che martedì 18 novembre 2014 si sarebbero pronunciate al riguardo. Dopo un lungo e agitato fine settimana, il paese si è svegliato nell’attesa che le Farc possano confermare o smentire. [Effettivamente, le FARC hanno confermato di avere Alzate]

Mentre si chiariscono i fatti e l’autore del presunto fermo dell’ufficiale e dei suoi accompagnatori, in questa colonna si espone la tesi con cui si vuole comprendere e spiegare la decisione del Presidente Santos.

La tesi è la seguente:

All’interno delle Forze Armate, specialmente dentro le Forze Militari, sussistono due settori o fazioni. Uno che è ancora sottomesso all’ideologia e alla condotta politico-militare dell’ex presidente e oggi senatore, Álvaro Uribe Vélez; e l’altra fazione, che dà un relativo appoggio all’odierno comandante supremo delle Forze Armate, Juan Manuel Santos Calderón. Appoggio che diventa protocollare e che sarebbe condizionato dalle pressioni di ufficiali operativi, lodato da ufficiali in ritiro, rappresentati dall’Acore.

Queste circostanze spiegherebbero l’affrettata decisione del presidente Santos. Non si tratterebbe, allora, di una decisione autonoma e/o consensuale, ma obbedirebbe a pressioni interne di una cupola che sta esigendo dal suo Comandante Supremo e dalla società colombiana riconoscimento e rispetto, per quello che all’interno di suddetta cupola considerano un grave affronto all’onore militare, le esemplari condanne contro i generali Arias Cabrales, Rito Alejo del Río e Uscátegui e certamente, per il pronunciamento contro il colonnello Alfonso Plazas Vega. Inoltre, per le indagini e le condanne di alti ufficiali per le esecuzioni extragiudiziarie (“falsi positivi”). Ugualmente, sussiste un chiaro malessere nelle truppe militari di fronte al processo di pace e alla possibilità di mettere fine al conflitto armato con le Farc, il numero di effettivi dovrà ridursi, la dottrina militare dovrà cambiare, e si ridurranno privilegi e il bilancio militare, sul quale c’è poco controllo da parte della Contraloría (Corte de Conti). Così le cose, il sequestro del Generale Alzate si presenta come il fatto che questa cupola e il settore legato ad Uribe stavano aspettando per mettere alle strette il presidente Santos.

Se questa tesi ha un appiglio, la sospensione dei dialoghi all’Avana servirebbe per mandare alle Farc, ai paesi garanti e amici del processo, alla società colombiana in generale e in particolare ai settori che appoggiano il raggiungimento della pace, un messaggio chiaro: di fronte alla firma della fine del conflitto c’è una burocrazia armata, forte e decisa a mantenere e ad ampliare privilegi. E questo “promuoverebbe” le Forze Armate, e in particolare le Forze Militari, ad attore politico il cui potere non può essere ignorato.

In reiterate occasioni il presidente Santos si è visto obbligato a spiegare alla truppa che gli interessi e i privilegi delle forze armate non saranno toccati nel caso in cui sia firmata la fine del conflitto con le Farc. Questa situazione mostra chiaramente che nelle file persiste un malessere che proviene da una campagna di disinformazione che sta venendo ben istigata dall’Acore e appoggiata dallo stesso senatore Uribe Vélez.

Così le cose, al di là che si superi questa grave e gelida congiuntura politica, militare e mediatica che il processo di pace dell’Avana affronta oggi, il messaggio che le forze militari stanno inviando al paese, al Tavolo dei Dialoghi, ai difensori dei diritti umani e ai paesi garanti e amici del negoziato, è chiaro e sarà definitivo per il tipo di scenario post guerra che le parti che negoziano all’Avana stanno immaginando e disegnando. Come dire, la dottrina militare non cambierà e ancor meno i militari permetteranno che si tocchino privilegi, condizioni salariali e che in futuro si vigili e controlli la spesa militare.

Al di là delle spiegazioni date dalle Farc, la cosa certa è che la fiducia tra i negoziatori è compromessa su una materia importante. E lo è, perché c’è un attore politico-militare, le Forze Armate, con il potere sufficiente per non riconoscere l’autorità e il comando del Presidente Santos, e per insistere nell’aver nostalgia di Uribe come Capo Supremo.

 Annotazione: prima di mezzogiorno di martedì 18 novembre 2014, le Farc-EP hanno riconosciuto di avere in proprio potere il Generale Alzate Mora. Vedere: http://www.pazfarc-ep.org/index.php/noticias-comunicados-documentos-farc-ep/estado-mayor-central-emc/2283-farc-ep-confirman-que-el-alzate-mora-est%C3%A1-en-su-poder

Note:

[1] El Espectador, per esempio, sostiene che a questo nome risponde un ufficiale con il grado di capitano.

[2] Delle versioni propongono che il Generale Alzate stava compiendo delle attività tendenti ad ottenere la smobilitazione di guerriglieri delle Farc. In apparenza, si tratterebbe di attività non discusse con il ministro della Difesa, Juan Carlos Pinzón, e il Presidente Santos. Se si tratta di un sequestro da parte delle Farc, senza dubbio l’alto ufficiale è stato tradito. Se non si tratta di un sequestro da parte di membri delle Farc, ma di un altro gruppo armato illegale, è probabile che dentro le file ufficiali sia stato provocato il sequestro, con il chiaro proposito di nuocere allo sviluppo del processo di pace dell’Avana. In ogni modo, il Generale deve molte spiegazioni al paese.

18 novembre 2014

Otramérica

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Germán Ayala Osorio, “El actor que reclama su papel: las Fuerzas Armadas” pubblicato il 18-11-2014 in Otramérica, su [http://otramerica.com/opinion/colombia-actor-reclama-papel-las-fuerzas-armadas/3269] ultimo accesso 21-11-2014.

 

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