Le dieci chiavi del trionfo di Evo


Juan Manuel Karg

1)    Sostenuta crescita economica. In questi anni la Bolivia è cresciuta mediamente del 5% annuale, che ha permesso la possibilità di realizzare un’estesa politica sociale e una crescente redistribuzione. Il dato della riduzione della povertà ha a che vedere con suddetta crescita: la riduzione del 20% della povertà estrema –dal 38% al 18%– un importante fenomeno che ha rafforzato il progetto di Morales con cifre concrete. Una politica macroeconomica ferma e sostenuta è stata il sostegno della redistribuzione che il paese ha vissuto durante questi anni, senza soprassalti e con prevedibilità.

2)     Estensione territoriale del trionfo. In questa elezione il MAS ha vinto 8 dei 9 dipartimenti. Nell’allora “mezzaluna” di opposizione, ha perduto solo il Beni, conquistando trionfi a Santa Cruz de la Sierra, Tarija e Pando. Nel 2008, da questi territori fu pianificata la sua uscita da Palazzo Quemado. Che è cambiato? Il confronto tra Morales e gli impresari di questa parte del paese è diventato diffuso: crescendo l’egemonia del progetto del MAS, questi ultimi hanno scelto di “fare affari”, cercando di comprendere l’evidente popolarità del presidente, ed evitando un profilo politico che possa scontrarsi con il MAS. Così, hanno perso peso politico nel loro proprio bastione, che ha portato il MAS ad ottenere risultati inusitati, come il 50% dei voti a Santa Cruz.

3)    Stabilità politica. La leadership di Evo Morales è la più ferma e consolidata del paese. Dopo il suo implacabile trionfo ha fatto un appello all’opposizione, a lavorare insieme, con una attitudine di maturità che non coincide con gli attacchi che ha ricevuto durante la campagna elettorale da parte di Medina e Quiroga. “Non facciamo scontri, lavoriamo insieme per la Bolivia”, ha detto il presidente dal balcone di Palazzo Quemado. Succede che Morales conosca il peso politico che occupa in Bolivia, e il posto già vinto come principale referente politico e sociale del paese, che gli permette di cercare nuovi appoggi: per questo la Centrale Operaia della Bolivia (COB) ha appoggiato la sua candidatura dopo essersi opposta per anni al suo governo.

4)    Dispersione dell’opposizione. Samuel Doria Medina e Tuto Quiroga, esponenti dell’opposizione conservatrice al governo di Morales, non hanno potuto unificare una candidatura, che ha portato al fatto che la differenza tra il primo e il secondo posto nell’elezione sia di quasi 40 punti. Unendosi, avrebbero presentato migliori numeri? È impossibile saperlo, ma senza dubbio avrebbero potuto mostrare più “muscoli” in una opposizione con poca creatività per affrontare Morales. Bisognerà vedere se ambedue gli attori possano agire ora congiuntamente in parlamento.

5)    Politica di nazionalizzazioni. Sebbene sia avvenuta principalmente nel 2006, dopo il suo arrivo a Palazzo Quemado, la politica della nazionalizzazione degli idrocarburi ha occupato un ruolo importante dal punto di vista simbolico a quello pratico, e indubbiamente ha contribuito al primo punto al quale facevamo riferimento: la crescita economica. Evo l’ha menzionata nel discorso, dopo che si era conosciuto il suo trionfo: “Qui c’erano due programmi: la nazionalizzazione, contro la privatizzazione. E di nuovo ha vinto la nazionalizzazione”.

6)    Politiche sociale estese (e non focalizzate). Mediante il buono Juancito Pinto, il Reddito Dignità, e il Buono Juana Azurduy, ha iniettato denaro nei settori più trascurati e ha garantito una migliore educazione ai bambini, abbassando sensibilmente i livelli di diserzione scolastica. Come in tutti i processi di cambiamento aperti in America Latina, l’opposizione non ha potuto scontrarsi con queste importanti politiche sociali, che hanno beneficiato non solo i più giovani, ma anche gli anziani.

7)    Relazioni internazionali. Evo Morales lo ha detto e ripetuto numerose volte durante la campagna presidenziale: “Senza l’ambasciata degli Stati Uniti stiamo meglio”. Nonostante ciò, al di là del discorso antimperialista che senza dubbio è un segno della sua guida, ha cercato relazioni a livello internazionale con altri poli di potere, come Russia e Cina. Così, sotto la sua presidenza, la Bolivia è riuscita a dirigere il G77 + la Cina, potente blocco di paesi emergenti nell’ambito dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. La riunione del G77 + la Cina, effettuata a metà anno a Santa Cruz, lo ha mostrato come l’anfitrione di un mega-evento internazionale impensato per la Bolivia di decenni addietro, aumentando la sua popolarità interna.

8)    Ruolo della Bolivia in America Latina. Morales ha frequentemente ripetuto la sua ricerca affinché la Bolivia sia il “centro energetico del Sudamerica”. Più in là di questa pretesa specifica, che va d’accordo con le abbondanti riserve di gas e litio che ha il paese, Evo si è guadagnato un posto tra i suoi pari, che lo riconoscono come un’importante voce negli strumenti di integrazione autonomi che sono avvenuti nella regione, come l’ALBA, l’UNASUR, la CELAC, e il Mercosur –dove la Bolivia entrerà come membro a pieno titolo nel prossimo dicembre–. Non per nulla, quelli che per primi si sono felicitati sono stati precisamente Cristina Fernández, José Mujica, Nicolás Maduro, Raúl Castro, Daniel Ortega e Salvador Sánchez Cerén.

9)    Nuova generazione militante. Sotto il nome di “Generazione Evo”, una nuova generazione di militanti del MAS ha partecipato per la prima volta a questa campagna elettorale, disputando seggi nel parlamento, e mostrando un rinnovamento politico dentro il partito di governo. Durante una intervista con la CNN all’ONU, lo stesso Morales si è riferito a questi giovani, sottolineando l’importanza che avranno nel futuro del processo di cambiamento aperto in Bolivia dall’elezione di fine 2005, che ha consacrato il primo governo del MAS.

10)  Egemonia culturale. Il MAS ha anche vinto il “dibattito culturale” su ciò che sono stati i primi due governi, che hanno modificato a fondo la recente storia della Bolivia, segnata da precedenti lunghi processi neoliberisti. Lì ha giocato un ruolo preponderante l’attuale vicepresidente, Álvaro García Linera, che ha saputo interpretare come pochi il significato della creazione dello “Stato Plurinazionale della Bolivia”, come rappresentazione di una pluralità di nazioni, con obiettivi e interessi condivisi. Linera ha anche intuito la possibilità di pensare le “tensioni creative” dentro un processo di cambiamento che sempre più ha coinvolto nuovi attori, e che ha dimostrato che stiamo entrando in una nuova fase di espansione della “rivoluzione democratica” boliviana.

*Juan Manuel Karg [@jmkarg]. Giornalista e analista internazionale.

14-10-2014

Rebelión

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Juan Manuel Karg, “Las diez claves del triunfo de Evo” pubblicato il 14-10-2014 in Rebelión, su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=190784&titular=las-diez-claves-del-triunfo-de-evo-] ultimo accesso 17-10-2014.

 

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