Argentina: A seguito della repressione, per le ferite è morto un altro indigeno Qom


Comunicato: Territorio indigeno del Popolo Qom, Potae Naponá Navogoh, Est di Formosa, Argentina.

Lo scorso giorno 29 è deceduto nell’Ospedale Centrale di Formosa Elías Jara, membro della Comunità Qom, il Qarashe (autorità) della quale è Félix Diaz. Le ferite che aveva riportato sul suo corpo, dopo la repressione, quando era stato ucciso dalla polizia il fratello Qom Roberto López, che subì la Comunità nel 2010 quando furono sgomberati dal blocco stradale con cui chiedevano al Governo di smettere di allontanarli dal loro territorio e di proteggere l’occupazione illecita da parte dei privati; non è stato mai curato, nonostante le ripetute proteste della Comunità, così come continuano a non essere curati molti fratelli che ancora subiscono le conseguenze dell’attacco della polizia, per il quale gli unici messi sotto processo sono le vittime, mentre i responsabili continuano a non aver denuncie, processo né castigo, e le vittime nemmeno assistenza, mentre continuano a morire.

Di fronte alle ripetute richieste di assistenza, Jara, già molto grave, è stato trasferito nell’Ospedale di Laguna Blanca, e recentemente, quando ormai era irrimediabilmente grave, lo hanno trasferito nell’Ospedale Centrale di Formosa, dove venerdì è morto. Ora lo seppelliranno nella sua Comunità. Come sempre la mafia del Governo manderà fiori, di questo sì che si occupano per festeggiare l’eliminazione di un altro di quelli che vogliono allontanare o uccidere, per portare a termine il piano di Roca, piano di appropriazione dei territori e loro consegna ai grandi gruppi, per lo sfruttamento e la devastazione. Mentre i sopravvissuti devono andare ad ammassarsi ai bordi delle città o essere la mano d’opera schiava nello sfruttamento dei territori da quali sono stati espulsi come parte comunitaria.

Elías Jara era zio di Celestina Jara che morì in un attentato insieme a sua nipote, Ricardo Coype sopravvisse all’attentato di un poliziotto, una casa della sua famiglia è stata bruciata domenica scorsa. Uno ad uno stanno cercando di eliminare i fratelli che partecipano alla protesta per le terre. Ricardo Vargas la cui casa è stata bruciata sabato passato ha partecipato all’accampamento nella 9 de Julio. Fino a quando si lascerà passare questo senza che i responsabili politici siano denunciati? Il governatore e la Presidente della nazione.

La casa di Ricardo Vargas bruciata per intimorirlo

Avanza in Argentina un sistematico piano di sterminio indigeno, è un crimine contro l’umanità ma nessuno processa i responsabili, né indaga né se ne cura, più che altro per carità verso le vittime, per difenderli di fronte a processi che fanno per perseguitarli, sfruttando in modo politico-mafioso le conseguenze.

Dalle proteste e dalla repressione del 2010, e dopo essersi per 5 mesi accampati a Buenos Aires, dopo due scioperi della fame, dopo gli interventi perfino della Corte Suprema e di organizzazioni internazionali, sul caso, l’unico risultato è che i fratelli continuano a morire senza assistenza, e da parte del Governo è stato portato a termine un fraudolento rilevamento territoriale per togliergli ancor più territorio.

Gli stessi responsabili di questo, da un mese cercano di fare lo stesso nel territorio Wichí, nell’Ovest di Formosa, e a questo scopo hanno anche mandato, con un attacco della polizia, a radere al suolo la Comunità Cacique El Colorado, e hanno arrestato le autorità di tutto San Martín, Avelino Tejada e quattro dei suoi fratelli. Così senza consultazioni e in modo compulsivo invadono il territorio per fare misurazioni che “ripuliscano” le usurpazioni del territorio delle imprese petrolifere, e dei creoli ai quali il Governo ha fornito fil di ferro per creare una nuova demarcazione che successivamente “ripuliranno”, per allontanare gli Originari.

Da un mese i fratelli Tejada sono prigionieri nel Municipio di Lomitas, Formosa, se non saranno liberati la prossima settimana inizieranno un secondo sciopero della fame. Nel frattempo le loro famiglie sono minacciate nella loro Comunità, il crimine che hanno subito con un attacco della polizia che gli ha sparato e li ha bastonati non è denunciato, nemmeno i responsabili, non hanno voluto accogliergli la denuncia, e fino ad ora hanno negato assistenza medica ai bambini. Spereranno che muoiano come fanno con i fratelli Qom vittime della repressione a La Primavera? Coloro che devono denunciare questo crimine contro l’umanità, e denunciare penalmente e indagare i responsabili praticamente non commentano per coprirsi di ciò che hanno fatto, non solo, aspetteranno che sia portato a termine il sistematico piano di sterminio per sfilare con i sopravvissuti allontanati da qualche insediamento ai confini di qualche città o licenziati da qualche posto di lavoro sfruttabile politicamente in modo mafioso?

Nell’ultimo fine settimana nella Comunità di Félix Díaz, sono state bruciate due case di fratelli, i quotidiani di Formosa mentono dicendo che è avvenuto per cortocircuiti elettrici, le case non avevano la luce, è per impaurire affinché non continuino la lotta per la propria vita e il territorio, è una rappresaglia perché continuano, perché non si vendono. Nelle situazioni più avverse possono non vendersi, possono cercare di denunciare come possono di essere vittime del crimine più esteso nel tempo, che l’umanità commette contro sé stessa. Ma noi solidali non riusciamo ad ottenere che questa ingiustizia cessi, che i responsabili siano denunciati, che i processi li subiscano i Terroristi di Stato e non chi è attaccato, o ci sono molti presunti solidali che sono solo agenti dei responsabili, che adattano la difesa come l’attacco per garantire l’impunità dei propri padroni. Non è giusto non fare qualcosa di più di fronte ad una simile ingiustizia.

Questo non cessa mai, né gli attacchi contro la Comunità di Félix Díaz né contro le altre comunità indigene del territorio, mentre gli agenti dei responsabili accomodano le informazioni per silenziale, al massimo manipolarle per renderle accettabili con attenuanti e menzogne delle quali prima o poi la realtà rende conto. I complici, i partecipanti, insieme ai responsabili farebbero meglio, se non vogliono che si sappia, a smettere di attaccare, che cessi il sistematico piano di sterminio indigeno, e affrontino i relativi processi, i dovuti obblighi.

BASTA ALLO STERMINIO INDIGENO, PROCESSO E CASTIGO PER I RESPONSABILI, TERRA GIUSTIZIA E LIBERTÀ – LIBERTÀ PER I FRATELLI WICHÍ DETENUTI A FORMOSA

29 Agosto 2014

Resumen Latinoamericano

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
“Argentina: Murió otro indígena Qom por heridas tras represiónpubblicato il 29-08-2014 in Resumen Latinoamericano, su [http://www.resumenlatinoamericano.org/?p=4789] ultimo accesso 04-09-2014.

 

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