La Corte Interamericana dei Diritti Umani (Corte IDH) ha ordinato allo stato cileno di lasciare senza effetto le condanne per “terrorismo” contro sette indigeni mapuche e una attivista, che sono stati processati nell’ambito dell’applicazione della Legge N° 18.314, conosciuta anche come “Legge Antiterrorismo”.

Martedì scorso la Corte ha fatto conoscere la sentenza, che enumera una serie di misure di riparazione.

Secondo la sentenza, lo stato “deve adottare tutte le misure giudiziarie, amministrative o di qualsiasi altra indole per lasciare senza effetto, in ogni sua parte, le sentenze penali di condanna emesse”.

Come si ricorda, lo stato cileno ha condannato a partire dall’anno 2003 un gruppo di mapuche per presunte azioni “terroriste” commesse negli anni 2001 e 2002 nelle regioni VIII (Biobío) e IX (Araucanía), nel contesto delle mobilitazioni di questo popolo per recuperare le terre perdute per mano di investitori forestali e di altri settori.

Si tratta degli indigeni Segundo Aniceto Norín Catrimán, Pascual Huentequeo Pichún Paillalao, Víctor Manuel Ancalaf LLaupe, Florencio Jaime Marileo Saravia, Juan Patricio Marileo Saravia, José Huenchunao Mariñán, Juan Ciriaco Millacheo Licán e dell’attivista Patricia Troncoso Robles.

Loro sono stati condannati per i delitti di “minaccia di incendio terrorista”, “incendio terrorista” e “comportamento terrorista”, e le pene comminate sono oscillate tra i 5 e i 10 anni di prigione.

Il caso conosciuto come “Norín Catrimán e altri (dirigenti, membri e attivisti del popolo indigeno Mapuche) Vs. il Cile” passò sotto la giurisdizione della Corte IDH il 7 agosto 2011.

Sentenze che violano diritti

Nella sentenza, la Corte ha concluso che il Cile ha violato il principio di legalità e il diritto alla presunzione di innocenza a scapito delle otto vittime di questo caso.

Questo poiché aveva mantenuto vigente ed applicato “l’articolo 1° della Legge N° 18.314 che conteneva una presunzione legale dell’elemento soggettivo del tipo terrorista, elemento fondamentale nella legge cilena per distinguere la condotta di carattere terrorista da quella che non lo era”.

La Corte, organo autonomo dell’OEA, ha anche considerato che “il solo utilizzo di argomentazioni che denotano stereotipi e pregiudizi nei fondamenti delle sentenze configurano una violazione del principio di uguaglianza e non discriminazione”.

Allo stesso modo ha segnalato che nei processi penali è stato violato il diritto alla difesa di interrogare testimoni e il diritto di avviare un ricorso contro sentenze penali di condanna.

Per tutto quanto esposto, la Corte ha disposto che siano lasciate senza effetto le condanne e che siano soppressi i precedenti giudiziari, amministrativi, penali o di polizia che ci possano essere contro gli otto sentenziati, e che sia annullata la loro iscrizione in qualunque registro nazionale e internazionale nei quali vengono vincolati ad atti di terrorismo.

Per tutto quanto sopra, la Corte ha considerato pertinente ordinare per tutti loro un indennizzo che comprenda tanto i riferiti danni materiali come i danni immateriali costatati.

Nell’arco di un anno, il Cile dovrà informare la Corte sul compimento delle misure disposte nella sentenza.

Rispetterà la sentenza

Una volta ricevuta la sentenza, il ministro delle Relazioni Estere, Heraldo Muñoz, ha riconosciuto la giurisprudenza della Corte e ha affermato che il Cile rispetterà la sentenza.

“Abbiamo appena ricevuto questa notifica e ciò che ora tocca fare è analizzare minuziosamente la sentenza e, certamente, rispettarla”, ha comunicato il cancelliere in una intervista radiofonica.

Per accedere alla sentenza della Corte IDH pubblicata martedì scorso fare un clic su:

Caso Norín Catrimán e altri (dirigenti, membri e attivisti del popolo indigeno mapuche) Vs. il Cile.

30/07/14

Servindi