Al di là se la crisi sia indotta, la cosa concreta, palpabile è che la Rivoluzione Bolivariana sta entrando in una fase molto pericolosa di ristagno economico e politico. La Rivoluzione Bolivariana si è convertita in una specie di utopia. Dal 2002-2004, non si era presentata una crisi di questa grandezza. Il sistema capitalista sta facendo acqua da tutte le parti. In questi ultimi 10 anni le variabili macroeconomiche non sono quelle adeguate per parlare di uno sviluppo sostenuto. Molti accusano il sistema capitalista finanziario, la rendita petrolifera, la borghesia parassitaria, il neoliberismo e la globalizzazione, ma, ripetiamo, la cosa palpabile è che nel paese la crisi economica stia diventando molto visibile al cittadino comune. Al di là della retorica incendiaria e del generalizzato dogmatismo, c’è una situazione delicata riguardo la qualità di vita del venezuelano.
La Rivoluzione Bolivariana ha poco più di 15 anni, gestendo i fili del potere politico centrale. In questo periodo sono stati fatti progressi significativi contro la povertà e la miseria. Secondo cifre dell’Istituto Nazionale di Statistica (INE) e della Banca Centrale (BCV) la disoccupazione è scesa al 7%, percentuale che può essere presa come Pieno Impiego. Ma da qui appaiono le contraddizioni. Se esiste il Pieno Impiego, non ci sono più risorse umane per andare nel campo? Il sistema di semina nazionale, nell’ambito del Programma Nazionale Simón Bolívar, secondo gli stessi produttori del campo: il consumo di carne pro capite è aumentato dal 1998 ai nostri giorni del 218%, di queste, 500 mila tonnellate di carne si producono in Venezuela (60%), un’altra contraddizione che c’è, è sulla superficie coltivata, nel 1998 era di 700 mila ettari, ora nel 2014 sono 3 milioni di ettari. Ma anche considerando positive queste cifre di: Disoccupazione, Produzione di carne, ed Ettari coltivati, sembrerebbe che sia insufficiente per la nostra popolazione. Secondo i conoscitori della materia, l’ideale è avere una vacca per abitante, come dire se siamo 30 milioni di abitanti, dovrebbero esserci 30 milioni di vacche, al massimo ne esisteranno 14 milioni, quantità insufficiente per la produzione di carne e latte (Chávez offrì 30 milioni di vacche per il 2019). Sulla disoccupazione, la cifra del 7% è l’ideale, ma bisognerebbe chiedere se questa cifra copra anche l’economia sommersa (informale) e i sottoccupati giacché al riguardo queste non presentano nessun progresso, ma, anzi, un abbozzo nella variabile economica, è anche importante sapere quanto riunisce al suo interno il settore terziario del paese, che ogni giorno cresce di più e come sappiamo apporta poco, comparato al settore secondario se parliamo di PIL. Sulla quantità di ettari coltivati sembrerebbe che, secondo le precedenti cifre, staremmo seminando una grande quantità di semi, ebbene, il Presidente Nicolás Maduro ha chiesto aiuto alla FAO, per poter ampliare la nostra zona coltivabile, che è stimata di una grandezza simile a quella della Repubblica dell’Italia. Come dire 30 milioni di ettari. Per questo è necessaria molta manodopera, qualificata e specializzata, che per ora non esiste nel campo. E come vediamo, in materia agricola ci manca ancora moltissimo per auto-rifornirci. Nel breve periodo un’altra decisione che deve prendere il governo è la questione del prezzo della benzina. Nel 2012 secondo i calcoli, il sussidio è stato di 16 miliardi di dollari, più o meno 550 dollari a persona. La PDVSA produce un litro di benzina a 15 centesimi di dollaro e lo vende a 1,5 centesimi di dollaro, il Venezuela perde 5,8 miliardi di dollari. Impossibile continuare con questo sperpero e spreco.
Le missioni sono un’altra contraddizione dell’economia venezuelana. Al di là del loro aspetto rivendicativo nel distribuire la ricchezza tra coloro che ne hanno più bisogno, questo concetto è stato svalutato, utilizzando le missioni come meta assistenzialistica improduttiva in termini economici. Molte persone beneficiate con un salario in regime di Missioni sono capaci di produrre e di entrare nell’apparato produttivo reale e non rimanere solo a creare plusvalenze per chi se ne serve. Il Presidente Chávez ha creato circa 32 Missioni, senza dimenticare quelle ricordate: Plan Bolívar 2000, Fondos Zamoranos e Plan Eficiencia o Nada. Quest’ultima totalmente svalutata a causa di atti di grandissima corruzione in chiave cambiaria. Le Missioni, viste oggigiorno, non dovrebbero funzionare come assistenziali o palliative, ma devono essere utilizzate per promuovere l’economia reale del paese. Il grande (capitale) circolante è uno degli aspetti che aiutano alla ripresa dell’inflazione, essendoci molti richiedenti e poca offerta. Un’altra delle grandi contraddizioni numeriche è quella relativa al Ministero per l’Alimentazione. Secondo cifre ufficiali ci sono 21 mila punti vendita del governo. Probabilmente, in 10 anni, sono state vendute 20 milioni e 598 mila tonnellate di alimenti. Una cifra un po’ esagerata, se ci concentriamo sul fatto che oggi un essere umano ingerisce al massimo 1000 grammi di cibo quotidiani. D’altra parte c’è una grande contraddizione nella crociata sui Prezzi Giusti, la realtà, come dire, la vita quotidiana dice tutto il contrario, questo scrittore ha fatto una piccola spesa (5 piccole buste di vari beni) e ho speso l’inezia di 2.500 BsF. Ho domandato se nel Bicentenario si potevano ottenere dei prezzi migliori, e la risposta è stata, che dovevo stare alle 5.00 del mattino a fare la coda. Nulla da vedere, giacché penso che il tempo sia molto prezioso per l’essere umano. E come dice la canzone il tempo non aspetta nessuno.
Sui veicoli, sui cellulari, i tablet ecc., che il governo offre, brillano per la loro assenza. Il governo deve insistere, sulla distribuzione e sulla corruzione da parte di funzionari pubblici. Vogliamo vedere dei risultati, la famosa lista CADIVI.
La Politica, con la P maiuscola, la ha rivendicata Hugo Chávez. La ha disegnata in un modo tale che il Venezuela fu ed è stato un paragone nel mondo intero su come si deve progettare un modello politico per aiutare i più diseredati. Ma ci sono molti ma. La Politica ha coperto l’Economia. È vero che l’Economia avanza molto più lentamente della politica, ma la nostra economia è da tempo che non avanza.
La Crisi Politica del Venezuela è completa. Di fatto, per prima cosa passa attraverso la Crisi dell’Opposizione. Il settore dell’opposizione riunito nella MUD ha contribuito a che il nostro paese abbia sulle spalle il baccalà della destabilizzazione e del golpismo. Da quando a dicembre del 1998 il Presidente Chávez ha vinto, l’opposizione e i suoi finanziatori hanno cercato di mandare all’aria il progetto politico bolivariano e socialista. Tutto questo marchingegno si è sommato nella crisi politica che oggi viviamo al massimo. La Rivoluzione o il governo rivoluzionario hanno un urgente bisogno di una vera opposizione, che non limiti la propria lotta al potere politico ma che apporti soluzioni o indichi per lo meno le anomalie esistenti che ci sono. Così è, la rottura del dialogo danneggia più il governo che l’opposizione. Perché? semplice, in democrazia non si può governare da soli.
Una cosa certa è che all’interno del PSUV ci sono frizioni che vanno al di là di quelle normali in un partito di questa natura. Quanto ereditato dall’estinto MVR200 è ancora presente. L’assenza di un vero Ambito Teorico è una variabile che colpisce il partito più grande che c’è nel paese.
Il Socialismo del XXI Secolo, è ancora una utopia, al di là dei concetti, la realtà è un’altra. È vero che questo progetto è a lungo termine, forse due generazioni. Ora la cosa importante è uscire da questa crisi, che per quanto visto sta divorando il sogno di Hugo Chávez e di un Popolo che lo condivide totalmente.
21-05-2014
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Pedro Patiño, “Crisis Económica y Política en Venezuela un duro golpe para la Revolución” pubblicato il 21-05-2014 in Aporrea, su [http://www.aporrea.org/actualidad/a188469.html] ultimo accesso 16-06-2014. |