Lo scorso 25 maggio sono passati sette anni dalla cattura nella città di Oaxaca, e la successiva scomparsa forazata, di Edmundo Reyes Amaya e Gabriel Alberto Cruz Sánchez, membri del Partito Democratico Popolare Rivoluzionario-Esercito Popolare Rivoluzionario (PDPR-EPR). Nadin e Margarita, rispettivamente figlia e sorella dei due scomparsi, insieme a organizzazioni solidali e ad amici membri del Comitato dei Familiari dei Detenuti Scomparsi Fino a Ritrovarli, durante questi anni di assenza, angoscia, frustrazione e ingiustizia, hanno instancabilmente lottato per ritrovare i propri cari, senza aver ottenuto fino al momento nessun favorevole progresso che porti a localizzarli, e molto meno, a castigare i responsabili. Per loro, si tratta di un padre e un fratello esemplari, affettuosi, esseri umani impegnati e solidali con il proprio ambiente familiare, comunale e di lavoro, con principi ed ideali che li hanno portati alla vita clandestina e alla lotta sociale per una vita differente per il proprio popolo: senza sfruttamento, fame e miseria. Non sono che un numero in più delle migliaia di scomparsi per motivi politici in un paese nel quale la scomparsa forzata è un crimine di lesa umanità, così frequente come impunito. Nadin e Margarita nei loro interventi pubblici, come quello che ha avuto luogo il 25 maggio, nel quale hanno presentato un rapporto sulle attività realizzate, sottolineano la parte umana di questa tragedia, ricordano i propri familiari con grande affetto e sbigottimento, mettono in risalto le loro qualità e la coerenza morale, le loro profonde convinzioni politiche, e negano totalmente che siano delinquenti o terroristi, come lo stato e i mezzi di comunicazione di massa al suo servizio vogliono mostrarli.
Da parte sua, il PDPR-EPR dedica la copertina e due degli articoli dell’ultimo numero di El Insurgente, il suo organo di stampa (anno 18, numero 155, maggio 2014), al tema della scomparsa forzata dei suoi due militanti, così come all’analisi di questo crimine di lesa umanità, utilizzato in Messico –a giudizio di questa organizzazione– in maniera ininterrotta come politica di stato. In questi testi sono sottolineate le visite dei rappresentanti di Amnesty International per verificare i progressi dello stato messicano, e in particolare, di istituzioni come la Marina, l’Esercito e i corpi di polizia e di intelligenza, nell’applicare e migliorare la difesa dei diritti umani e dei difensori dei medesimi, constatando attraverso questa organizzazione la sistematica carenza di volontà politica dei successivi governi ad agire sulla base dei principi e degli accordi internazionali firmati su questa materia.
Viene menzionato il caso emblematico di Rosendo Radilla, detenuto e fatto scomparire dall’Esercito Messicano negli anni 70, che è stato ammesso dalla Commissione Interamericana dei Diritti Umani, la quale ha emesso delle raccomandazioni allo stato messicano, che simulò di compiere senza giungere al nocciolo della questione: il Messico, a differenza della Colombia o dell’Argentina, non registra un solo caso di un processato e condannato per il delitto di scomparsa forzata. È necessario ripeterlo: nonostante la lotta di instancabili organizzazioni che per decenni hanno chiesto l’apparizione in vita dei propri familiari, così come il castigo dei responsabili della cosiddetta guerra sporca, che continua a proseguire fino ai giorni nostri e, di conseguenza, la cessazione dell’impunità, non c’è un solo membro delle forze armate e dei corpi di sicurezza che sia stato portato in giudizio per questi crimini di stato. Così, questa organizzazione denuncia: Dagli anni 70 fino al 2007 sono passati più di 30 anni affinché, come Partito Democratico Popolare Rivoluzionario-Esercito Popolare Rivoluzionario, i compagni Edmundo Reyes Amaya e Gabriel Alberto Cruz Sánchez fossero oggetto dello stesso delitto di lesa umanità, arresto-scomparsa forzata effettuata da sbirri dello stato messicano sotto il comando dell’Esercito federale e del governo, guidati in quel periodo da Felipe de Jesús Calderón Hinojosa, dal generale Alfredo Oropeza Garnica e Ulises Ruiz.
Questo caso è anche diventato emblematico in ambito nazionale ed internazionale per l’esplicito riconoscimento da parte di questo gruppo guerrigliero della militanza di due dei suoi membri di questa organizzazione politico-militare e per la richiesta, attraverso un comunicato reso pubblico il 24 aprile 2008, di formare una commissione di mediazione (Comed) che intervenisse sul governo federale. Come membro di questa prima commissione, insieme ai miei compagni Samuel Ruiz, Miguel Ángel Granados Chapa e Carlos Montemayor, nostro portavoce, abbiamo sollecitato pubblicamente, come unico requisito per stabilirla, che il PDPR-EPR non portasse a termine azioni armate, questo è quanto, una tregua che durante tutto il lavoro della Comed il gruppo ha rispettato. Per lo stato messicano, risolvere soddisfacentemente questo caso, assumendo i costi politici di ciò implicava, costituiva una opportunità unica di entrare in una specie di negoziato, anche se indiretto, con uno dei gruppi armati più antichi di tutto il continente. A nulla sono valsi ragionamenti di questa natura. Durante gli anni di un intenso lavoro della Comed, ciò che abbiamo trovato è stata una assoluta chiusura politica ad arrivare alla verità storica, ad effettuare delle indagini ministeriali efficaci e precise, a trovare in vita di due militanti rivoluzionari e portare in giudizio i responsabili di questo odioso crimine.
A sette anni dalla scomparsa, è stata presa la decisione di portare l’inchiesta di fronte alla Commissione Interamericana dei Diritti Umani, come ulteriore passo per ottenere che il governo messicano accetti le proprie responsabilità nel compiere questa abominevole pratica repressiva. Il Comitato Fino a Ritrovarli fa un appello a continuare a raddoppiare gli sforzi nel sollevare insieme la richiesta di presentazione in vita di tutti i detenuti-scomparsi del paese, affinché il rifiuto e la condanna sociale verso questi crimini di lesa umanità siano sempre più maggiori.
06-06-2014
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Gilberto López y Rivas, “Desaparición forzada, crimen de Estado permanente en México” pubblicato il 06-06-2014 in La Jornada, su [http://www.jornada.unam.mx/2014/06/06/index.php?section=opinion&article=022a1pol] ultimo accesso 11-06-2014. |