La dialettica tra l’elettorale e il politico


Roberto Pineda

Elezioni presidenziali del 2014 in Salvador.

“Grigia è ogni teoria. E verde e dorato l’albero della vita …” Goethe

Di fronte al nostro sguardo sorpreso, lo scorso 9 marzo il panorama politico salvadoregno si è profondamente modificato, cambiando radicalmente la sicura aspettativa di una vittoria demolitrice sulla destra oligarchica rappresentata dall’ARENA, dalla cruda realtà di un chiaro epilogo nel quale la destra recupera il suo patrimonio elettorale e la sinistra perde il margine di 10 punti ottenuti nella votazione del 2 febbraio.

Le cose sono cambiate. Anche se alla fine il FMLN conquisterà la presidenza, sarà una vittoria elettorale fragile e compromessa di fronte ad una destra che si è rafforzata, che si è ripresa. Politicamente per la sinistra c’è un arretramento ed elettoralmente in cinque settimane si passa da una differenza di 300.000 voti ad una di 6.000 voti, che probabilmente alla fine sarà anche minore. Come sinistra è necessario prenderne coscienza e indagare sulle cause per poterlo ribaltare, giacché volerlo occultare o truccare, contribuirà solo a prolungarlo.

Di fronte a questo irreversibile fatto politico è importante rivedere le nostre premesse e cercare una spiegazione. Che cosa è successo? Per analizzare la seconda tornata di marzo partivamo dalla premessa che per la destra fosse altamente improbabile anche se non impossibile rimontare un vantaggio di 10 punti, equivalenti a circa 300.000 votanti. Era una premessa che è già risultata falsa e l’ARENA è riuscito a rimontare queste cifre e a porsi di nuovo alla pari del FMLN.

Il 9 marzo mostra uno spostamento dell’elettorato verso la destra, come risultato della debolezza del movimento popolare. Dimostra che abbiamo bisogno non solo di un apparato elettorale potente come è il FMLN, ma anche di un movimento popolare ampio e ramificato. Ampi settori che il 2 febbraio hanno votato per il FMLN, il 9 marzo hanno cambiato il proprio voto e hanno votato per l’ARENA. Questo ha a che vedere con il fatto che questi settori popolari mancano di organizzazione e di coscienza riguardo la lotta per i propri interessi. Sono settori facilmente manipolabili dalla destra.

Il 2 febbraio hanno dato il proprio voto apprezzando i programmi sociali con cui il Governo li ha assistiti, ma non era un voto ideologico, era un voto politico. Il 9 marzo hanno votato secondo la propria ideologia, che è ancora condizionata dalla destra. Pensare che perché la gente riceve uniformi e scarpe per i propri bambini sia già di sinistra è una ingenuità ed un errore. E in politica gli errori si pagano cari. Questo è il fattore principale che spiega ciò che è successo, oltre ad altri aspetti che ugualmente affronteremo. Ma, ripeto, questo è il fattore principale.

E finché la sinistra non dedica tempo, risorse e riflessioni a ricostruire il movimento popolare e si dedica solo a pensare ai candidati per le prossime elezioni, la destra, che tiene conto di quanto è ideologico, con mezzi di comunicazione, chiese e università, si vedrà rafforzata e continuerà a svilupparsi e può giungere a rimpiazzarci.

Non tutto il politico è elettorale, ma tutto l’elettorale è politico. La politica avvolge e abbraccia territori che si scontrano e si riflettono nell’elettorale. In diversi momenti a partire dal 2 febbraio le strategie elettorali tanto del FMLN come dell’ARENA hanno fatto uso di elementi tanto interni come esteri, per ottenere la sconfitta politica dell’avversario.

A livello estero, la coincidenza nei tempi, tra la campagna elettorale e i fatti del Venezuela, è stata abilmente manipolata dai mezzi di comunicazione per costruire l’immagine che una vittoria del FMLN avrebbe portato ad una situazione di caos e violenza. La gente valuta altamente il fattore tranquillità, hanno potuto toccarle una fibra sensibile.

A livello interno, la coincidenza nei tempi tra l’incidente di una Ferrari a Piazza Masferrer e una lesione grave alla cintola del Presidente Funes che ha richiesto un’operazione, ha permesso alla destra mediatica di legare ambedue i fatti e costruire un dubbio ragionevole sulla partecipazione presidenziale a questo incidente. La gente valuta altamente il fattore sincerità, e sembrava che il Presidente occultasse qualcosa.

Durante queste cinque settimane il presidente Funes ha continuato a giocare un ruolo da protagonista nella denuncia politica contro l’ARENA. Alla fine sembra che diversi settori dei ceti medi abbiano reagito negativamente a questa situazione e si siano mobilitati a favore dell’ARENA, in particolare settori della gioventù. C’è stata una super-saturazione dell’immagine pubblica del Presidente Funes che alla fine è risultata dannosa.

D’altra parte, queste denunce di corruzione dei governi dell’ARENA effettuate dal Presidente Funes hanno permesso di togliere dalla scena politica l’ex presidente Francisco Flores, consigliere del candidato presidenziale Quijano, e forse questo è stato il miglior favore che ha potuto fare all’ARENA, giacché con la sua uscita, si sono liberate forze all’interno di questo partito che erano bloccate da Flores e questo alla fine ha rafforzato la campagna politica della destra.

D’altra parte, c’è un settore popolare politicamente arretrato, che ha reagito positivamente all’uso di un linguaggio aggressivo da parte della campagna dell’ARENA, che si vede incoraggiato da un feroce anticomunismo che chiaramente corrisponde all’ambito ideologico della sua formazione: il Salvador sarà la tomba dove i rossi finiranno, e così si salverà l’America.

Un altro elemento è che in questa seconda tornata le opzioni erano chiaramente la destra e la sinistra. Durante la prima tornata, a febbraio, la partecipazione di due opzioni di destra (ARENA e la Coalizione Unità dell’ex presidente Saca) ha permesso che questo voto di destra si dividesse. In questa occasione, la base della Coalizione Unità non ha seguito il consiglio politico del proprio leader, lo ha scavalcato e ha votato ideologicamente per la destra, per ARENA.

Indipendentemente dal risultato elettorale definitivo, che si conoscerà entro alcuni giorni, e che probabilmente sarà favorevole al FMLN, è evidente che si apre un nuovo scenario politico nel quale la lotta per la mente ed il cuore dei settori popolari, di fronte alle elezioni municipali e legislative del prossimo anno, sarà una lotta serrata, gomito a gomito, nel quale recuperare la solidità ideologica e la forza organizzativa come sinistra sarà fondamentale per difendere quanto accumulato e poter avanzare.

Decidere di cedere di fronte alla destra per garantire le “istituzioni” del nuovo governo del FMLN e invitarla a co-governare sarà un grave errore. Ed è una possibilità. È opportuno posizionarsi e difendere il diritto popolare a che quanto conquistato non si consegna. La lotta continua.

10-03-2014

Alai

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Roberto Pineda,“La dialéctica entre lo electoral y lo político pubblicato il 10-03-2014 in Alai, su [http://alainet.org/active/71937] ultimo accesso 12-03-2014.

 

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