Giovedì 6 febbraio durante una manifestazione a Rio de Janeiro contro l’aumento del biglietto, il cameraman della TV Bandeirantes, Santiago Andrade, fu ferito gravemente da un bengala e quattro giorni dopo fu dichiarata la morte cerebrale.
A partire da quel momento, per mezzo dell’esagerata amplificazione messa in campo dalla TV Globo, si scatenò una campagna contro le proteste in strada. La presidente Dilma Rousseff si alzò affermando che protestare contro la Coppa “è avere una visione piccola del Brasile”. Facendo appello al nazionalismo alcuni scrivani hanno accusato coloro che sono contro la Coppa di essere contro il paese. A pochi giorni della commemorazione dei 50 anni del golpe del 64, è impossibile non ricordare il motto arrogante del governo del generale Garrastazú Médici (1969-1974): “Brasil: Ame-o ou Deixe-o” (Il Brasile: amalo o lascialo).
“Segnale isterico”
Due giorni dopo il decesso del cameraman Andrade, il senatore governativo Jorge Viana (PT-Acre) propose che la legge antiterrorismo auspicata dalla FIFA fosse immediatamente discussa al senato e chiese “un accordo tra i dirigenti per mettere in votazione questa legge nella plenaria”.
Il rapporto della commissione ai senatori sulla legge antiterrorismo fu letto dal “petista” (del Partido dos Trabalhadores, Partito dei Lavoratori, ndt) Paulo Paím (PT-Rio Grande do Sul) e l’autore del progetto, Romero Jucá (PMDB-Roraima), rimase sbiadito in un secondo piano. I grandi media si concentrarono sull’appoggio “governativo” di Paím alla legge e non su Romero Jucá, che nella sua traiettoria accumula precedenti “poco elogiativi”.
Nel frattempo, nei corridoi del PT, i dirigenti del partito legati ai diritti umani –percependolo prima dei congressisti– segnalarono che il rapporto della commissione al senato sulla Legge Antiterrorismo letto da Paím avrebbe potuto significare per il PT la perdita di più di quattro milioni di voti. Questo argomento elettorale sulle istituzioni “petiste” fu più impattante del contenuto antidemocratico della legge, che già era stata battezzata dai movimenti dei DDUU, come “Atto Istituzionale N° 5 della Coppa del Mondo”. L’AI 5, del dicembre 1968, concedeva poteri straordinari al “presidente” generale Arthur da Costa e Silva (1967-1969). Condensava il pensiero autoritario dei golpisti del 64, annullando varie garanzie individuali.
Alcuni media “petisti” fino allora “disattenti” sulla pratica antiterrorismo al senato, incominciarono a reagire e a prendere le distanze dalla Legge. È ciò che fece poco dopo, per esempio, il sito internet dello stesso senatore Paím, distanziandosi dal progetto di Jucá e mettendo in risalto la posizione del presidente del PT, Rui Falcão, che aveva dissociato il partito dall’iniziativa. Il portale del senatore titolava il testo: “Paím non ha avuto nulla a che vedere con il segnale isterico” /1.
Morte del cameraman: casualità?
Quando degli incidenti dall’apparenza casuale sono troppo opportuni e propizi a chiari propositi politici del potere, bisogna ricorrere immediatamente alla sana diffidenza sul carattere casuale di questi fatti.
Dopo i vari allarmi giornalistici sulle misure limitative della protesta popolare contro la Coppa del Mondo che si stavano accumulando sotto il governo di Dilma Rousseff, questo crimine tende a perdere il suo carattere aleatorio e si incomincia a sospettare di un’intenzionale provocazione da parte di qualcuno che sta nei meandri nelle tenebre delle istituzioni. Forse da parte dello stesso governo statale di Sérgio Cabral e dalla sua Segreteria di Sicurezza Pubblica (SSP) con una tortuosa traiettoria sui DDUU.
Non dimentichiamo che a Rio de Janeiro, tra novembre 2012 e ottobre 2013, sono state registrate 6.034 scomparse. La notorietà nazionale e internazionale che ha avuto il caso del lavoratore delle costruzioni Amarildo, della favela Rocinha, scomparso nelle mani della polizia carioca, ha portato a prendere coscienza di una situazione delittuoso delle forze di sicurezza dello stato: l’aumento delle scomparse starebbe coprendo crimini della polizia.
L’indagine messa sotto pressione dalla mobilitazione sociale concluse che Amarildo fu torturato dentro la stessa sede dell’Unità di Polizia Pacificatrice e che questo “metodo” era utilizzato lì con assiduità. Le “tecniche” usate includevano asfissia con sacchi di plastica, scosse elettriche sulla pianta dei piedi bagnati e il “sottomarino” nella tazza. Come dire, non si possono definire con l’eufemismo statunitense di “tecniche innovative di interrogatorio”.
Durante le due gestioni di Sérgio Cabral come governatore, i fatti indicati nel gergo poliziesco come “auto de resistência”, come dire morti di civili in scontri con la polizia, sono passati ad essere scomparse forzate. E le morti per arma da fuoco sono ora classificate come morti violente per cause non determinate. Ci sono varie indagini indipendenti che concludono con una identica convinzione /2.
L’avvocato João Tancredo, che rappresenta in Tribunale la famiglia di Amarildo, definisce con chiarezza questa tesi:
“Per me, oggigiorno l’ «auto de resistência» è diventato scomparsa. Perché? L’ «auto» ha i nomi delle vittime e dei poliziotti militari che sono intervenuti nel fatto. Se la famiglia della vittima esige che si indaghi e la società civile si mobilita, il PM (poliziotto militare, ndt) che codardamente ha giustiziato va in carcere. Per il governo dello stato è meglio non essere messo in evidenza dalla brutalità della polizia. L’aumento degli scomparsi ha senso con questa idea. La scomparsa non ha un autore evidente” /3.
Nel periodo 2007-2013 sotto il mandato di Sérgio Cabral come governatore di Rio, le stesse statistiche dell’Istituto di Sicurezza Pubblica (ISP), dipendente dalla Segreteria della Sicurezza Pubblica, hanno registrato quasi 35 mila scomparsi!! Un vero genocidio che supera le scomparse in Cile sotto Pinochet e lo fa somigliare al modo di agire della giunta militare argentina. Se lo rapportiamo alla dimensione delle popolazioni, lo stato di Rio e il Cile sono simili, ma l’Argentina ha più di 2 volte e mezzo la popolazione dello stato brasiliano. Al ritmo di scomparsa fino all’anno passato, alla fine del 2014 gli scomparsi saranno più di 40 mila. La qual cosa rende urgente la nomina di una Commissione della Verità sugli scomparsi che faccia un’ampia ed esaustiva indagine indipendente. Secondo lo stesso ISP in 22 anni le scomparse ammontano a 92 mila persone /4.
Cattivi presagi
È con questo scenario che nel 2014 sono di nuovo iniziate le proteste contro la Coppa mondiale di Calcio, ora inasprite da una accentuata intolleranza del potere verso le richieste popolari e una esibito ampliamento dell’apparato repressivo destinato a soffocare le proteste in strada. Oltre alla nuova truppa d’assalto di 10 mila uomini creata per agire su scala nazionale nelle città sede della Coppa, il governo federale ha già speso quasi 50 milioni di reales (più di 20 milioni di dollari) in armamento meno letale, che include granate di tutti i tipi, armi per scariche elettriche, e proiettili di gomma. A San Paolo, la Polizia Militare ha avvisato che avrebbe acquistato veicoli che lanciano acqua per contenere i manifestanti. Sono i medesimi camion usati per reprimere le proteste popolari in Turchia e Cile.
A questo si aggiungono altri sintomi. Nella notte dello scorso 12 gennaio, Campinas (San Paolo) –un grande polo industriale– è stato colpito dalla notizia di 12 persone giustiziate alla periferia della città. Secondo i media, il motivo del massacro è la vendetta di un gruppo di sterminio militare, per la morte di un poliziotto in un distributore di benzina del quartiere Ouro Verde. Le vittime (con precedenti di vendita di droghe o schedati dalla polizia) sono state giustiziate in punti di vendita al dettaglio del traffico di stupefacenti conosciuti tanto dai consumatori come dalla polizia. Questo tipo di operazioni hanno come obiettivo di banalizzare e legittimare le esecuzioni extra-giudiziarie /5.
Tra il 1990 ed il 2010, solo nello stato di San Paolo 11 mila persone furono vittime della violenza della polizia. La situazione è ad un tale punto grave che il Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU ha già raccomandato la soppressione della polizia militare in Brasile. Prima delle proteste di giugno, il Brasile era il 3° paese con il maggior numero di morti di giornalisti nell’anno. Nel giugno scorso, i metodi brutali che i PM erano abituati ad usare con i poveri e i marginali della periferia si è cercato di estenderli ai pacifici manifestanti dei viali paulisti. Proiettili di gomma colpirono il viso del fotografo Sérgio Silva che perse un occhio e della giornalista Giuliana Vallone che fu sul punto di perdere la vista.
Dal 10 al 14 febbraio a Brasilia ha avuto luogo il congresso del Movimento dei Sem Terra, con la presenza di più di 15 mila delegati di 23 stati. Il clima nel MST non è di aperto appoggio alla presidente Dilma. Alla protesta di fronte al palazzo presidenziale sono accorsi più di 16 mila contadini con cartelli che chiedevano “Dilma, dov’è la riforma agraria?” e allo stesso tempo la invitavano a “liberarsi” dell’agro-negozio. Quando i manifestanti hanno cercato di erigere un palco per fare un comizio, la PM li ha attaccati con i gas lacrimogeni. I contadini hanno reagito lanciando bastoni e pietre. I dirigenti del MST hanno denunciato che gli uomini in divisa hanno provocato lo scontro.
Nelle manifestazioni contro la Coppa di giovedì 23/01 a Porto Alegre e di sabato 25/01 a San Paolo e in altre varie città del paese, i PM hanno ripreso i modi violenti per sciogliere le proteste in strada. La capitale paulista è tornata ad essere la vedette: c’è stato un giovane a cui hanno sparato, ci sono stati vari colpiti, gettati a terra e presi a calci. Dei 143 arrestati in tutto il Brasile, 128 erano paulisti. Poi nella protesta anti Coppa di sabato 22 febbraio a San Paolo, dove ha esordito il modo di agire del “battaglione Ninja” con poliziotti addestrati nelle arti marziali, gli arrestati sono diventati 230.
Coincidenze sospette
È in questo quadro generale che avviene il crimine del fotografo Santiago Andrade. “All’inizio, è almeno possibile affermare con assoluta certezza che il bengala è stato lanciato da qualche manifestante” /6. E questo è così perché i due accusati dalla polizia, sebbene fossero stati filmati mentre effettuavano il lancio del proiettile, secondo il loro stesso avvocato, ricevevano 150 reales ciascuno ($USA 60) per intervenire in ogni protesta. Ed è assurdo accusare i movimenti sociali di “contrattare dei manifestanti” provocatori. Inoltre, vari media della stampa hanno rilevato il modo torbido con cui è stata effettuata l’indagine di polizia che con inusuale rapidità ha portato all’arresto dei suddetti aggressori.
Ma esiste un altro fatto suggestivo: secondo un giornalista della grande stampa /7, l’avvocato di ambedue gli accusati, Jonas Tadeu, non è uno degli avvocati dei DDUU che, comunemente, difendono i manifestanti arrestati. È stato l’avvocato di Natalino Guimarães, riconosciuto come capo di una delle più potenti milizie /8 della Baixada Fluminense.
Guimarães, ex deputato statale del DEM /9 e oggi detenuto per una disputa criminale che comportava la riscossione del “pedaggio” ai veicoli nei sobborghi, è stato il capo della milizia Liga da Justiça, che controllava alcune favelas della zona ovest: Rio das Pedras e Gardênia Azul, tra le altre. Nel 2006 è stato alleato nella candidatura dell’attuale governatore Sérgio Cabral, che nel 2010 è risultato rieletto con la coalizione che guida il PT. Cabral, all’inizio del suo governo (2006), ha annunciato che avrebbe represso le milizie. Ma successivamente, tanto la polizia come il Pubblico Ministero hanno dichiarato che “far parte di una milizia non costituisce un delitto criminale” e l’espansione dei parapoliziotti è andata estendendosi.
Per quali vie un ex avvocato di mafiosi è diventato un difensore dei “dubbi manifestanti” che hanno lanciato il bengala contro Santiago Andrade?
Fino ad ora, nell’incidente ci sono troppi elementi torbidi perché si possano sostenere con certezza i veri motivi del crimine. Ancor di più quando in base a questo si pretende legiferare sotto l’influenza di un turbamento pubblico che chiaramente è stato manipolato.
Inasprire le pene?
Il ministro della Giustizia José Eduardo Cardozo, nella stessa settimana del “segnale isterico” ha annunciato che avrebbe presentato alla presidenza un progetto per regolamentare le manifestazioni. In questo si aggravano le pene per i crimini commessi nelle proteste in strada.
In un appunto avverso il giurista Pedro Estevam Serrano, professore di Diritto Costituzionale nella Pontificia Università Cattolica di San Paolo (PUC-SP) si è dichiarato contrario ad aggravare le pene nei crimini commessi nelle manifestazioni.
Serrano ha affermato: “La grandissima maggioranza non va alle proteste per attuare dei crimini, va ad esercitare la propria cittadinanza. Tra loro, alcuni –non tutti– possono commettere dei crimini. Qualsiasi legge che individui o aggravi un crimine per il fatto che è stato realizzato in una manifestazione è un principio antidemocratico”. “In tutte le attività umane ci sono persone che commettono crimini, e non per questo si possono criminalizzare spazzando via le attività umane” /10.
Quando si vogliono individuare o aggravare le pene per i delitti commessi nelle proteste di strada, l’obiettivo è di intimorire coloro che in modo pacifico intervengono, affinché smettano di esercitare la propria cittadinanza.
José Mariano Beltrame, titolare della Segreteria per la Sicurezza Pubblica di Rio de Janeiro, responsabile per la sua carica dell’esplosiva espansione delle milizie e dell’immensa “bolla” delle scomparse forzate nello stato carioca, dopo la morte di Andrade è intervenuto nella commissione Costituzione e Giustizia del Senato per consegnare un progetto di legge che tipizzi il “disordine” come crimine.
Nel progetto di Beltrame si dichiara delitto con pena da 2 a 6 anni di reclusione e multa per “aver causato disordine in luogo pubblico o accessibile al pubblico” … “con il pretesto di protestare o manifestare disapprovazione o scontento riguardo ad atti o situazioni con i quali non si è d’accordo”. Come dire si tipizza il dissenso e la protesta come delitto, con la pena del carcere.
E tutti i manifestanti sono resi responsabili di qualsiasi delitto che sia commesso in una protesta. Le pene possono giungere ad essere da 6 a 12 anni di reclusione e multa, per la semplice partecipazione alla protesta, nel caso in cui ci sia una morte nella riunione o manifestazione pubblica. Un progetto che cerca di impedire non solo il diritto a manifestare ma anche il diritto allo scontento.
Coscienza della necessità
Quando Hegel definì la libertà come coscienza della necessità, l’enunciato considerava implicito che le richieste democratiche e politiche sorgono e si formulano nell’esperienza dell’oppressione e nelle lotte contro lo sfruttamento. Lì si esprime la “coscienza della necessità”, si annunciano nuove libertà e i soggetti sociali si mettono in movimento per conquistarle.
È questo complesso processo storico, che abbraccia la perpetua lotta per la conquista di nuove libertà –innato nelle società umane– che si vuole far abortire con una sordida legge. Per fortuna, per coloro che propugnano un illimitato desiderio di nuovi diritti, è nelle loro file che partecipano esseri umani come la moglie di Amarildo de Souza e i suoi figli. Persone umili, semplici che nella difesa delle libertà democratiche danno esempio di convinzione e dignità ai propri contemporanei. Individui che molte volte senza giungere a saperlo sono forgiatori del futuro.
Lo scontro riguardante la Coppa del Mondo coinvolge allora vari aspetti che possono determinare il divenire politico e sociale del paese. La protesta vuole abbozzare un nuovo percorso che privilegi le necessità popolari.
Per il Comitê Popular de la Copa de São Paulo:
“Né la violenza della polizia né i discorsi di denigrazione ci debbono impedire di esercitare il diritto costituzionale di protestare, specialmente contro un Coppa corrotta –da elitismo, repressione, sessismo, perdita di sovranità, spreco e corruzione– come quella che si avvicina. Allora, nel 2014 facciamo delle strade e dei viali della città le autentiche gradinate del paese” /11.
Note:
1/ Chiarimento pubblicato da Elio Gaspari sul Folha de São Paulo: Paím nada teve a ver com o surto histérico. http://www.senadorpaim.com.br/verImprensa.php?id=4522-paim-nada-teve-a-ver-com-o-surto-histerico
2/ Fabio Araújo. Das Consequèncias da “Arte” Macabra de Fazer Desaparecer Corpos – Violência, sofrimento e política entre familiares de víctima de desaparecimento forçado http://es.scribd.com/doc/131456664/Tese-Fabio-Versao-Final
Daniel Cerqueira. “Mortes Violentas Não Esclarecidas e Impunidade no Rio de Janeiro” Instituto de Investigación Económica Aplicada (IPEA). Enero 2012.
Michel Misse, Quando a polícia mata. Libro ISBN: 9788577291380, 196 páginas 2013. http://www.ipea.gov.br/portal/index.php? option=com_content&view=article&id=15129
Alba Zaluar y Christovam Barcellos “Saúde Urbana – Homicídios no entorno de favelas do Rio”. IESP – Universidad Estadual de Rio de Janeiro y Fiocruz. Ver reseña en link: http://www.icict.fiocruz.br/content/pesquisa-realizada-pelo-icict-avalia-novos-rumos-para-politica-de-seguranca-do-rio
Ignácio Cano No Sapatinho A evoluçao das milicias no Rio de Janeiro 2008-2011 Versión PDF link: http://br.boell.org/downloads/no_sapatinho_lav_hbs.pdf
3/ Giuliander Carpes. Desaparecidos y Esquecidos. Brasil de Fato 27 02 2014. http://www.brasildefato.com.br/node/27590
4/ CPI do Amarildo: deputado propõe comissão para investigar desaparecimentos no Rio. SRZD 04 10 2013. http://www.sidneyrezende.com/noticia/21785
5/ Mariana Conti Chacina em Campinas o que 12 pessoas brutalmente assassinadas não param de nos perguntar? Correio da Cidadania, 28 01 2014 http://www.correiocidadania.com.br/index.php?option=com_content&view=article&id=9268:submanchete280114&catid=72:imagens-rolantes
6/ Gabriel Brito “Estamos no campo do imponderável e acho difícil que o aumento da repressão detenha as manifestações” Entrevista al abogado de DDHH Rodolfo Valente, Correio da Cidadania 21 02 2014 http://www.correiocidadania.com.br/index.php?option=com_content&view=article&id=9369:manchete210214&catid=34:manchete
7/ Janio de Freitas, Sem Resposta, Folha de Sao Paulo 13 02 2014. http://www1.folha.uol.com.br/colunas/janiodefreitas/2014/02/1411447-sem-resposta.shtml
8/ Le milizie a Rio esistono dal decennio del 70 e originariamente furono formate da commercianti che pagavano dei poliziotti per essere protetti dai trafficanti di droga e anche per agire come gruppi di sterminio contro ladri, mendicanti, “abitanti spogliati” (abitanti di strada) e anche bambini abbandonati. Le milizie sono gruppi criminali formati da poliziotti dei corpi di elite, pompieri, guardie municipali e agenti penitenziari fuori servizio o in attività. Il regime di lavoro della Polizia Militare è di 24 ore di servizio per 72 ore di riposo. In queste 72 ore i PM si trasformano in “miliziani”. Sono veri gruppi parapolizieschi sostenuti da politici e dirigenti comunitari corrotti. Secondo un recente studio dell’antropologa Alba Zaluar dell’Istituto di Studi Sociali e Politici (Iesp) dell’Universita Statale di Rio de Janeiro, insieme a Christovam Barcellos della Fiocruz, le milizie dominano 454 delle 1001 favelas situate nel municipio di Rio de Janeiro, questo è il 45% del totale. Oltre alla riscossione di “tributi” o “pedaggi” controllano la fornitura dei servizi di elettricità, la vendita delle “bombole” di gas e di acqua potabile, il trasporto interno nelle comunità per mezzo di vans e moto-boys e le connessioni clandestine di TV Cable –gatonet nel gergo carioca–. Amministrano anche le macchinette mangia-soldi (proibite in tutto il paese) [per il gioco d’azzardo, ndt] e hanno propri posti di vendita della droga –“bocas de fumo” nel linguaggio popolare– o li affittano o vendono ad una fazione del narcotraffico.
9/ Democratici (DEM) la cui antica denominazione era Partito del Fronte Liberale (PFL), a sua volta erede delle correnti liberali dell’Alleanza Rinnovatrice Nazionale (ARENA), principale sostegno politico della dittatura militare del 1964.
10/ Conceição Lemes. Serrano Lei que tipifique crime em manifestação é antidemocrática Viomundo, 19 02 2014. Al final del artículo se transcribe el proyecto de ley de Beltrame. http://www.viomundo.com.br/denuncias/pedro-serrano-qualquer-lei-que-tipifique-ou-agrave-crimes-cometidos-em-manifestacoes-e-antidemocratica.html
11/ Argomenti per continuare a protestare contro la coppa del Mondo in Brasile, del Comitê Popular da Copa de São Paulo. comitepopularsp.wordpress.com/
06-03-2014
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
Juan Luis Berterretche, “Copa del Mundo: Protestar es derecho a ejercer ciudadanía” pubblicato il 06-03-2014 in Rebelión, su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=181683] ultimo accesso 10-03-2014. |