In Messico l’odio continua ad assassinare le donne


Adazahira Chávez
Foto: Cuartoscuro

In coincidenza con il ventesimo anniversario del Trattato di Libero Commercio dell’America del Nord e dell’insurrezione zapatista in Chiapas, il Messico commemora un’altra data: l’inizio dell’ondata di femminicidi che, lontano dall’essere sradicati, si è estesa in tutto il paese.

Messico. “In Messico la morte non è democratica. Le donne sono assassinate con maggiore odio, misoginia e disprezzo”, afferma Karla Micheel Salas, avvocata con una riconosciuta traiettoria sul tema dei femminicidi. A 20 anni da quando a Ciudad Juárez, Chihuahua, è stato dato l’allarme per la grande quantità di donne assassinate con segni di tortura e di abbuso sessuale, il fenomeno si è esteso al resto del paese.

Il lavoro di familiari delle vittime di femminicidio, di attiviste e difensore dei diritti umani, che da 20 anni lottano per sradicare l’assassinio di donne per il fatto di essere donne, ha avuto importanti risultati, valuta l’avvocata Karla Micheel Salas, specialista del tema. “In molto poco tempo –a partire dal 2010– si è ottenuto che quasi tutti i codici penali del paese tipizzassero il femminicidio, cosa che per esempio non avviene con la tortura e la sparizione forzata”, segnala. Inoltre, c’è un ampio riconoscimento del fenomeno a livello sociale ed internazionale, anche a livello di governi, aggiunge l’avvocata.

“Sfortunatamente”, afferma, “il governo di Enrique Peña Nieto continua la tradizione dei precedenti: c’è una mancanza d’interesse nel risolvere la violenza contro le donne, inclusa la sua manifestazione più crudele, che è il femminicidio”.

Tra il 1993 e il 2003, lo sguardo delle organizzazioni dei diritti umani si è fissato sui femminicidi avvenuti nella frontaliera Ciudad Juárez, Chihuahua. A partire dal 2003, “abbiamo smesso di vedere solo Juárez e abbiamo diretto il nostro sguardo anche verso i corpi rinvenuti nello Stato del Messico, nel Distretto Federale e a Oaxaca, per esempio, dove c’è un numero significativo di donne assassinate per essere donne”, spiega Salas, avvocata dell’organizzazione Nostre Figlie di Ritorno a Casa.

L’anno 2010 ha segnato uno spartiacque, le organizzazioni dei familiari hanno vinto di fronte alla Corte Interamericana dei Diritti Umani la causa contro lo stato. Micheel Salas, componente del gruppo legale che ha discusso a favore dei familiari delle vittime Esmeralda Herrera Monreal, Laura Berenice Ramos Monárrez e Claudia Ivette González, spiega che per effetto della sentenza, che interessa tutti gli stati della federazione, il governo si è visto obbligato a portare avanti azioni legislative tendenti a sradicare il femminicidio.

Con la pressione delle organizzazioni sociali si è inoltre ottenuto che la maggioranza dei Codici Penali degli stati (30 su 32) tipizzino il crimine di femminicidio. Questo è stato molto importante, spiega l’avvocata, “è necessario che si nomini affinché esista, e per questo era necessaria la tipizzazione”. Contemporaneamente, sono stati messi in funzione i protocolli di indagine con prospettiva di genere. Non si è trattato di misure unilaterali del governo, precisa Micheel Salas –attuale presidente dell’Associazione Nazionale degli Avvocati Democratici (ANAD)– ma di misure a cui è stato obbligato dalla pressione delle organizzazioni della società civile.

Un punto a parte su cui fare attenzione è l’Allerta sulla Violenza di Genere, un dispositivo interistituzionale contemplato nella Legge Generale per l’Accesso delle Donne ad Una Vita Libera dalla Violenza, per i casi di istituzioni con violenza femminicida. A questo partecipano in maggioranza rappresentanti degli istituti statali e federali della donna, così come la Segreteria di Governo federale. Deplorevolmente, annuncia Salas, questa composizione istituzionale fa sì che sia uno strumento molto politicizzato che non è stato applicato in nessuno dei quattro casi nei quali le organizzazioni della società civile lo hanno sollecitato (Stato del Messico, Guanajuato, Nuevo León e Hidalgo).

“In tutti i casi sollecitati, si è dichiarato di non procedere l’indagine per determinare la competenza di applicazione dell’allerta”, riferisce Salas, che aggiunge che gli unici argomenti delle discussioni per rifiutare la misura sono che i governi, in genere, compiono azioni e che hanno la volontà di mettere fine al fenomeno, ma che le istanze sono fatte per “screditare” i governi. Le lamentele delle organizzazioni hanno portato il segretario di Governo a dire che è necessario che gli stati facciano qualcosa per prevenire, sanzionare e sradicare la violenza femminicida, ma “nonostante ci siano meccanismi specifici, le autorità preferiscono fare appelli politici, che sono come inviti alla messa”, aggiunge l’avvocata.

A venti anni dalla denuncia dei femminicidi, evidenzia Micheel Salas, in tutta la repubblica si vede il medesimo modello che è stato osservato a Ciudad Juárez agli inizi dei novanta: scomparsa, seguita da tortura sessuale, privazione della vita e gettare i corpi negli spazi pubblici. “Lo abbiamo visto nello Stato del Messico, nel Distretto Federale, a Guanajuato, Oaxaca e Chiapas,  per esempio, e il comune denominatore è l’inattività delle autorità, nonostante anni di rapporti, azioni ed appelli”, denuncia. “Non è una lezione appresa. Si ripete la discussione sulla vita della vittima come centro delle indagini”.

Riguardo al femmicidio si perpetrano altri crimini di genere, principalmente contro le madri, le attiviste e le difensore dei diritti umani che lottano contro i femminicidi, aggiunge Salas.

Chi ha appreso la lezione sono le organizzazioni dei familiari e le difensore dei diritti umani, che documentano, fanno cause strategiche, incidono nelle politiche pubbliche e fanno pressione per garantire che ci siano protocolli di indagine qualificati, “che è lavoro del governo”, aggiunge l’avvocata.

Il lavoro che fanno le organizzazioni “è perché desideriamo che le donne possano vivere libere dalla violenza, ed evitare che continuino ad essere assassinate”, spiega Micheel Salas che considera che, a differenza di delitti come il furto, il femminicidio si può eliminare poiché si basa sulla discriminazione della donna, che è un elemento che si apprende e non fa parte della natura umana.

“Nonostante questo lavoro, c’è ancora molto da fare”, termina Salas.

Gennaio 2014

Desinforménos

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Adazahira Chávez, “En México, el odio sigue asesinando a las mujeres” pubblicato il 01-2014 in Desinfoménos, su [http://desinformemonos.org/2014/01/en-mexico-el-odio-sigue-asesinando-a-las-mujeres/] ultimo accesso 10-01-2014.

 

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