Fermare la guerra sporca nel Guerrero


Gerardo Peláez Ramos

Nel centro di Atoyac de Álvarez, capoluogo municipale nella Costa Grande del Guerrero, quando sabato pomeriggio 16 novembre dell’anno in corso guidavano una protesta dei produttori di caffè, sono stati assassinati Juan Lucena Ríos e José Luis Sotelo Martínez, dirigenti contadini della comunità montana di El Paraíso di questo municipio. Questi dirigenti sono stati giustiziati dopo aver annunciato la decisione di costituire una polizia comunitaria per far fronte all’insicurezza che regna nel centro abitato. Così continuano le esecuzioni dei dirigenti agrari, indigeni e popolari nell’istituzione federale che per la seconda volta è governata da Ángel Heladio Aguirre Rivero, che da figueroista (seguace dell’ex governatore del Guerrero Rubén Figueroa Figueroa responsabile della guerra sporca, ndt) si è trasformato in “militante” del Partito della Rivoluzione Democratica (PRD). Gli omicidi politici non cessano, nello stesso momento in cui non sono nemmeno presentati vivi alcuni scomparsi e permangono in prigione quadri del Coordinamento Regionale delle Autorità Comunitarie – Polizia Comunitaria (CRAC-PC).

Considerando il numero di dirigenti del movimento sociale giustiziati durante la gestione governativa di Layo Aguirre, non rimane se non una chiara conclusione: nello stato del Guerrero rinasce la guerra sporca dei decenni degli anni 60, 70 e 80 del secolo scorso, sotto i governi federali di Gustavo Díaz Ordaz, Luis Echeverría Álvarez e José López Portillo e i governi locali di Raymundo Abarca Alarcón (Atoyac, copreri e civici), Caritino Maldonado Pérez, Israel Nogueda Otero e Rubén Figueroa Figueroa (questi ultimi due esecutori del terrore contro il movimento di massa, la guerriglia e la popolazione in generale). In materia di diritti umani l’arrivo del neoliberismo non ha rappresentato nessun progresso, sono continuati i metodi violenti verso le lotte contadine, indigene, studentesche e popolari durante le gestioni governative di Alejandro Cervantes Delgado, José Francisco Ruiz Massieu (sterminatore di perredisti), Rubén Figueroa Alcocer (Aguas Blancas), Ángel Aguirre Rivero (El Charco), René Juárez Cisneros, Zeferino Torreblanca Galindo e di nuovo Layo Aguirre (Ayotzinapa).

La novità dell’azione repressiva nello stato del Guerrero, durante il secondo mandato di Ángel Heladio Aguirre Rivero (2011-), è il carattere selettivo della liquidazione fisica dei dirigenti del movimento sociale, e in maniera indipendente dall’intervento evidente, chiaro e pubblico degli organi della sicurezza dello stato. Sembra che i sicari siano membri dei gruppi paramilitari e delle guardie bianche, fatto che non esclude la tradizionale repressione di massa come avvenne il 12 novembre 2011 a Chilpancingo, quando caddero gli studenti della normale Jorge Alexis Herrera Pino e Gabriel Echeverría de Jesús.

Dall’arrivo di Ángel Aguirre al governatorato dello stato del litorale del Pacifico gli omicidi abbondano. Il 18 aprile 2011, sicari al servizio di un conosciuto padrino locale giustiziarono nella località conosciuta come “Puerto de la Mosca”, tra le comunità di La Morena e La Barranca, nella catena montuosa del municipio petatleco, il dirigente dell’Organizzazione Contadina Ecologista della Sierra del Petatlán e Coyuca de Catalán (OCESP), Javier Torres Cruz, nella Costa Grande. Il 12 gennaio 2013 fu giustiziato Andrés Rosales Aguirre, El Bigotes, fondatore del Movimento Rigenerazione Nazionale (Morena) nel municipio di Cutzamala de Pinzón, nella regione della Tierra Caliente del Guerrero.

Il 3 giugno di quest’anno sono stati ritrovati i cadaveri dell’ingegnere Arturo Hernández Cardona e degli attivisti Ángel Román Ramírez e Rafael Banderas Román, dell’Unità Popolare di Iguala (UPI) e del PRD, nella regione nord dello stato del Guerrero, dopo che erano stati selvaggiamente torturati  e con il colpo di grazia. Il 5 agosto 2013 sono stati ritrovati i cadaveri di Raymundo Velázquez Flores e  di due suoi compagni della Lega Agraria Rivoluzionaria del Sud Emiliano Zapata (LARSEZ) e del segretario generale del Partito Comunista del Messico (PCM) nel Guerrero, nel municipio di Coyuca de Benítez. Il 19 ottobre scorso, Rocío Mesino Mesino, dirigente dell’Organizzazione Contadina della Sierra del Sud (OCSS), è stata giustiziata sul ponte della comunità di Mexcaltepec, municipio di Atoyac de Álvarez. Il 10 novembre passato sono stati crivellati il dirigente dell’Organizzazione Popolare dei Produttori della Costa Grande (OPPCG) e il militante del PCM, Luis Olivares Enríquez, e sua moglie, Ana Lilia Gatica Rómulo, nella colonia Fuerte Emiliano Zapata, di Coyuca de Benítez.

Bisogna evidenziare che i crimini politici del periodo di Zeferino Torreblanca Galindo non sono stati chiariti e, di conseguenza, gli autori degli stessi continuano a non essere processati e condannati, incluso l’omicidio del conosciuto politico perredista Armando Chavarría Barrera avvenuto il 20 agosto 2009.  Il 13 febbraio dello stesso anno furono sequestrati Raúl Lucas Lucia e Manuel Ponce Rosas, rispettivamente presidente e segretario dell’Organizzazione per il Futuro del Popolo Mixteco (OFPM), i cui cadaveri furono ritrovati il 20 di quel mese del 2009 nel municipio di Ayutla de los Libres, nella Costa Chica dello stato molte volte citato.

La mattina dell’ 8 dicembre 2011 furono fatti scomparire Marcial Bautista Valle e Eva Alarcón Ortiz, rispettivamente presidente e segretaria generale dell’OCESP, mentre viaggiavano nell’autobus che va da Petatlán, Guerrero, alla capitale del paese, per assistere ad una riunione del Movimento per la Pace con  Giustizia e Dignità (MPJD). Nonostante la richiesta di organizzazioni guerrerensi, nazionali, latinoamericane ed europee per ottenere la loro presentazione in vita, fino ad ora questo scopo non si è potuto ottenere.

Oltre agli omicidi e alle sparizioni, c’è la prigione politica nell’istituzione che governa Ángel Heladio Aguirre Rivero. Così sono incarcerati Gonzalo Molina e Nestora Salgado, dirigenti della CRAC-PC, come altri dirigenti contadini e indigeni.

Ha ragione La Jornada, quando nel suo editoriale del 18 novembre scorso prospetta “Omicidi nel Guerrero: nuova guerra sporca?”: “Per i precedenti regionali e per le caratteristiche degli omicidi segnalati, è chiaro che il fenomeno non fa parte della continuata violenza causata dalla perdita di controllo della delinquenza organizzata nel paese, dalla violenza che non è cessata in questa attuale amministrazione federale, nonostante le politiche di comunicazione sociale orientate a minimizzarla di fronte agli occhi dell’opinione pubblica.

“Dà l’impressione, invece, che le antiquate dirigenze guerrerensi e gli altri poteri di fatto abbiano deciso di intraprendere una nuova guerra sporca contro le espressioni di resistenza e organizzazione popolare locali. La incapacità delle strutture ufficiali di sicurezza pubblica di garantire la vita delle vittime, e il fatto che gli assassini godano fino ad ora dell’impunità, obbliga a chiederci se a questa alleanza non partecipino gruppi del potere pubblico.

“Sia come sia, alle vecchie condizioni di emarginazione, disuguaglianza e povertà, ai conflitti agrari, agli effetti dell’attuale rallentamento economico e al passaggio di fenomeni meteorologici che nello scorso ottobre hanno inondato buona parte dello stato bisogna aggiungere una nuova offensiva criminale di settori non identificati contro le organizzazioni popolari che sono state e sono l’unico strumento di difesa delle comunità e delle regioni per far fronte alla crisi, all’abbandono governativo, alla devastazione causata dai fenomeni naturali e alla crescente insicurezza causata dagli scontri tra bande delinquenziali e le forze dell’ordine”.

I governi centrali e istituzionali non possono fare orecchie da mercante di fronte alle richieste delle organizzazioni rappresentative di contadini, indigeni, studenti, maestri, lavoratori salariati e coloni che sono molto chiare e precise: individuazione, giudizio e condanna dei delinquenti al soldo dei proprietari terrieri, degli accaparratori, dei padrini, delle imprese minerarie, del legname e costruttrici di grandi dighe; presentazione in vita degli scomparsi, e liberazione immediata e senza condizioni dei prigionieri politici delle organizzazioni sociali dello stato. Il Guerrero non deve essere conosciuto solo per i barbari massacri dei governi priisti e “perredisti”, per le uccisioni degli attivisti sociali e per la scomparsa e l’incarcerazione dei militanti del movimento contadino, indigeno e popolare. Per il suo ruolo nella Guerra di Indipendenza, nella Riforma e nella Rivoluzione messicana del 1910-1917, il popolo del Guerrero merita un altro presente e un altro futuro.

22-11-2013

Rebelión

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Gerardo Peláez Ramos, “Detener la guerra sucia en Guerrero pubblicato il 22-11-2013 in Rebelión, su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=177197&titular=detener-la-guerra-sucia-en-guerrero-] ultimo accesso 27-11-2013.

 

, , ,

I commenti sono stati disattivati.