Il 21 agosto scorso, il Tribunale Penale di Temuco ha assolto 12 comuneri mapuche accusati del delitto di terrorismo. Nel verdetto il tribunale ha sottolineato che “la prova a carico è risultata essere debole, povera e vaga per dare come stabiliti i delitti descritti in ambedue le accuse”, dal Pubblico Ministero e dal Governo del Cile. Aggiunge, inoltre, che “in nessun caso è stata stabilita la partecipazione che viene attribuita agli imputati, e, pertanto, non ha perso valore la presunzione di innocenza che li tutela”.
Nei giorni successivi e nei termini legali il Pubblico Ministero ha fatto ricorso di Nullità di Giudizio di fronte alla I Corte d’Appello di Temuco.
Orbene, la Corte d’Appello di Temuco ha programmato per questo martedì 8 ottobre nella prima aula i relativi allegati, in cui il Pubblico Ministero cercherà di annullare il giudizio che ha assolto i 12 mapuche accusati di terrorismo.
Ricordiamo che il caso risaliva a fatti avvenuti già quattro anni fa (2009), in pieno governo di Michelle Bachelet, quando, secondo il Pubblico Ministero “un gruppo di sconosciuti effettuarono un blocco stradale nel settore By Pass di Temuco per protestare contro il governo”. A seguito di questo risultarono danneggiati quattro veicoli, uno dei quali un autobus passeggeri sul quale furono scritte parole d’ordine contro la presidente e il governo del Cile.
Allora il Pubblico Ministero aveva invocato la Legge 18.314 che sanziona gli atti di terrorismo, sollecitando pene che raggiungono i 14 anni di carcere per i mapuche.
Nel frattempo, il Governo del Cile rappresentato dagli avvocati dell’Intendenza dell’Araucanía e il Ministero degli Interni hanno invocato la Legge di Sicurezza Interna dello Stato come querelanti privati.
La fase preparatoria del giudizio orale e il processo giudiziario si è prolungata per quasi 4 anni a causa delle reiterate sospensioni, come conseguenza del fatto che il Pubblico Ministero non ottemperava al suo obbligo di mettere a disposizione delle difese tutti i precedenti accumulati durante la fase di indagine. In questo periodo gli accusati hanno dovuto essere sottoposti a misure cautelari, prigione preventiva e successivamente arresti domiciliari.
Bisogna segnalare che l’unica prova diretta della partecipazione dei mapuche accusati nella causa si basò sulla dichiarazione di un testo che si avvalse della figura della “delazione compensata”, e che è stato l’unico condannato per terrorismo in questa causa e nel cosiddetto caso Peaje Quino, dove la totalità dei coimputati sono risultati assolti.
Il giudizio vero e proprio è iniziato ad agosto e si è protratto per 12 giorni, durante i quali il Pubblico Ministero così come il governo del Cile hanno cercato di provare la colpevolezza dei mapuche mediante le dichiarazioni di periti e vittime dei fatti, così come anche della testimonianza del già condannato per la medesima causa, Raúl Castro Antipan.
Cidsur
7 ottobre 2013
tratto da País Mapuche
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
“Fiscalía lanza ofensiva contra mapuche absueltos del caso Tur Bus” pubblicato il 07-10-2013 in País Mapuche, su [http://paismapuche.org/?p=7866] ultimo accesso 14-10-2013. |