La commemorazione del massacro in Messico è terminata con disordini


40 anni dopo il massacro continua a non essere punito.

Mercoledì, migliaia di persone, giovani nella loro maggioranza, hanno marciato a Città del Messico per ricordare il massacro degli studenti del 1968, una protesta che è diventata tradizionale e che quest’anno è trascorsa con il sostegno dei maestri e con un forte dispositivo di sicurezza.

Quarantacinque anni dopo il massacro, ancora impunito, per chiedere giustizia i manifestanti sono usciti dalla Plaza de las Tres Culturas, nel quartiere della capitale di Tlatelolco, dove i militari e i paramilitari aprirono il fuoco contro circa 8.000 studenti, quando Gustavo Díaz Ordaz era presidente (1964-1970).

Il saldo ufficiale fu di 40 morti, anche se delle organizzazioni civili hanno denunciato che questa cifra poté arrivare a 300. Anche se Díaz Ordaz -del Partito Rivoluzionario Istituzionale (PRI)– si assunse la responsabilità, morì nel 1979 senza affrontare la giustizia.

L’attuale presidente messicano, Enrique Peña Nieto –anche lui del PRI–, mercoledì ha detto su Twitter: “Fu a partire dal movimento studentesco del 1968 e dalle successive riforme politiche, che oggi beneficiamo di un Messico plurale e democratico”. Nonostante ciò, molti dei manifestanti, che camminavano pacificamente circondati da migliaia di poliziotti antisommossa, rimproveravano al governo la mancanza di libertà e di giustizia.

“Il PRI è messo in un angolo e si deve circondare di poliziotti e militari (…) stanno cercando di criminalizzare la protesta ma i tentativi reazionari sono destinati al fallimento”, ha detto alla AFP Emilio Reza, che fu presente al massacro quando era studente di biologia della pubblica Università Nazionale Autonoma del Messico, 45 anni fa. “Questo corteo è contro l’impunità del PRI ma anche del PAN (Partito Azione Nazionale), che ha causato migliaia di morti”.

“Ancora ci deve essere giustizia, riparazione”, ha aggiunto Reza, uno dei 30 membri del Comitato 68, composto da sopravvissuti e familiari delle vittime, che indossando camicie bianche guidavano il corteo. Il  PRI ha ininterrottamente  governato il Messico per più di 70 anni a partire dal 1929, fino a quando il PAN è riuscito a strappargli il potere dal 2000 al 2012.

Felipe Calderón, che è stato presidente dal 2006 al 2012, ha lanciato una offensiva militare contro il crimine organizzato che in sei anni ha fatto più di 70.000 morti, e Peña Nieto, che a dicembre ha preso l’incarico, ha mantenuto i reparti militari. “A 45 anni di distanza, lo stesso partito torna al potere e già vediamo degli arretramenti molto forti nelle libertà (…). In ogni corteo già c’è violenza, arrestati … spero che in questa no”, ha detto Roberto Verdugo, studente della UNAM.

EFE

2 ottobre 2013

El Espectador

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Conmemoración de masacre en México terminó en disturbios pubblicato il 02-10-2013 in El Espectador, su [http://www.elespectador.com/noticias/elmundo/conmemoracion-de-masacre-mexico-termino-disturbios-articulo-450104] ultimo accesso 03-10-2013.

 

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