José Antonio Gutiérrez D.
Il narco-governo ha violato ogni tipo di diritti dei manifestanti durante lo Sciopero Nazionale Agrario e Popolare, convocato dal 19 agosto.
Il governo colombiano insiste sempre che in Colombia il diritto alla protesta sociale viene rispettato. Nonostante ciò, lo Sciopero Nazionale Agrario e Popolare, convocato dal 19 agosto dalle principali organizzazioni contadine del paese, insieme a settori dei trasportatori, della sanità e dei minatori, è stata trattata militarmente da parte delle autorità, che hanno violato ogni tipo di diritti dei manifestanti. Di più, la protesta sociale non ha semplicemente ricevuto un trattamento militare: il trattamento che ha ricevuto è proprio di una situazione di guerra sporca.
Autoblindati, elicotteri armati e sbarco di truppe, sorvolo di aerei da guerra, fucili, pallini, bombe assordanti, gas, bombe fatte in casa con pezzi di ferro… questo è l’arsenale con cui si sono scontrati contadini disarmati, che sono scesi in corteo incalzati dalla fame e dalle più elementari necessità insoddisfatte, molte volte insieme alla proprie famiglie. Nei dipartimenti del Caquetá, Meta e Huila si è anche arrivati a che il governo offrissse fino a 10 milioni di pesos colombiani per informazioni per l’identificazione dei dirigenti dello sciopero, utilizzando meccanismi propri della guerra controinsurrezionale.
Oscar Salazar, dirigente del settore contadino di La Vega (Cauca) e uno dei portavoce nominati dal Tavolo Nazionale Agropastorale e Popolare di Interlocuzione e Accordo (MIA), una delle principali organizzazioni che hanno convocato lo sciopero, ci spiega il panorama repressivo che si vive nel paese:
“C’è una assoluta assenza, una violazione, dei diritti umani, siamo di fronte a comportamenti sproporzionati, assurdi, perfino criminali, di violenza contro chi manifesta il proprio legittimo diritto alla protesta… l’esercito lancia dagli elicotteri bombe assordanti, è molto duro, portano truppe di fanteria, truppe dell’esercito, che sparano in modo indiscriminato.. c’è una bambina vittima di queste aggressioni, le hanno attraversato l’addome con il proiettile di un fucile, qui in Cundinamarca… si stanno usando armi non convenzionali, fucili caricati con pallini per aggredire i manifestanti… la violenza è del tutto sproporzionata…”
Guerra sporca contro i contadini nel Cauca: El Cairo e Galindez
Una situazione particolarmente grave è quella che c’è nel dipartimento del Cauca, dove i punti di concentramento, nel nord e nel sud del dipartimento, fronteggiano un accerchiamento militare con il quale l’esercito e la forza pubblica dimostrano la propria interpretazione della dottrina del “nemico interno”. In questi due punti, a El Cairo (Cajibío), e a El Pilón, provincia di Galindez (Patía) i contadini vengono accerchiati militarmente, e mentre li aggrediscono, gli bruciano le tende che hanno improvvisato, i soldati gli rubano gli alimenti e gli gettano via l’acqua.
Secondo quanto dichiara Lisette Montero, della Rete per i Diritti Umani del Sudoccidente Colombiano “Francisco Isaías Cifuentes”, la situazione è anche più grave di un trattamento militare, perché si stanno violando principi basilari anche in tempo di guerra, come è “negare corridoi umanitari, e rispettare condizioni minime per le persone, li stanno affamando e li stanno privando dell’accesso alla sanità… nel settore del Cairo abbiamo avuto anche un attacco contro una missione medica, perché l’ESMAD non ha permesso che fossero evacuati i feriti”. In questa occasione, secondo quanto informa un comunicato della menzionata Rete, una missione umanitaria composta, tra gli altri, da membri della difesa del popolo (istituzione colombiana, ndt), sono stati respinti dall’ESMAD e dall’esercito con bombe assordanti.
A El Cairo (Cajibío), si trovano riuniti circa 2.000 contadini, che stanno subendo violenze da parte di circa 600 effettivi, forze combinate dell’Esercito, Polizia Nazionale, Polizia Militare, ESMAD e 10 autoblindati. Oltre al sorvolo costante e gli attacchi degli elicotteri. Siamo riusciti a parlare con un dirigente dei contadini che sono accerchiati, e la sua testimonianza è drammatica:
“Abbiamo approssimativamente 13.000 persone mobilitate nel Cauca, alcuni al sud del dipartimento, altri al nord… in questo stesso momento stiamo subendo un accerchiamento militare, la difesa del popolo è presente ma la forza pubblica non permette nemmeno che la gente possa uscire, minacciano di catturaci, abbiamo 2.000 contadini in questa situazione di angoscia… Nel sud abbiamo circa 7.000 contadini in un buco, mentre la forza pubblica sta avanzando, tanto nel sud come nel nord, non ci fanno passare gli alimenti, lo stesso succede nel sud del Cauca, i compagni chiedono aiuto ma non sanno che fare, la situazione è molto grave”.
La situazione è così grave, che il governo è giunto a portare in tribunale due feriti, Juan Pablo Bueno e un maggiorenne, Eusebio Ulcué, feriti durante la repressione di ieri, 20 agosto, a El Cairo. Ci chiarisce Lisette Montero, sulla repressione a El Cairo:
“in questi momenti abbiamo un ferito da arma da fuoco, Andrés Guachetá, ferito al piede. Ci sono anche altri cinque feriti a causa dell’uso di gas e di armi non convenzionali, granate a frammentazione, e altre che stanno venendo lanciate contro la popolazione contadina. Abbiamo anche quattro arrestati, incluso un minore, Carlos Andrés Giraldo, del municipio Corinto, che non sappiamo dove lo tengano… è scomparso, è una situazione molto angosciante”.
I contadini non hanno dubbi nel segnalare gli ufficiali Julio Pinzón Arévalo, comandante della XXIX Brigata dell’Esercito, e Ricardo Alarcón Campos, comandante della Polizia del Dpto. del Cauca, come i responsabili materiali diretti di queste aggressioni e abusi.
Anche nel punto di concentramento sud, a El Pilón (Galindez, Patía), sono stati riportati attacchi contro i manifestanti con fucili, bombe assordanti, armi a frammentazione e pallini, da parte dell’ESMAD e del Battaglione di Alta Montagna N. IV “Generale Benjamín Herrera Cortez” dell’esercito. Come conseguenza di queste aggressioni, ci sono stati i seguenti feriti gravi: Eiver Bolaños, ferito da un proiettile al piede, Diógenes Enríquez, ferito al collo, Nestor Timana, ferito al cranio, collo e braccio, Marino Díaz, ferito alla gamba e Apolinar Montero, ferito alla spalla. Ci sono anche 22 arrestati nel sud del Cauca, e un numero indeterminato di persone aggredite e colpite dalla forza pubblica. Secondo Lisette Montero, “nel dipartimento non ci sono garanzie per la protesta in nessuno dei punti di concentramento”.
Nonostante l’applicazione di una violenza smisurata e di metodi terroristici da parte della forze dello stato, la giustizia delle richieste dei contadini li mantiene fermi e risoluti nel continuare nella propria lotta. “In questo momento i contadini si sono ritirati”, ci commenta il dirigente contadino di El Cairo, “sono in assemblea prendendo decisioni, la gente ha coraggio e forza per la giustezza delle necessità che abbiamo, così continueremo la mobilitazione, ma siamo accerchiati militarmente, allora ci tocca vedere la correlazione di forze e valutare il modo di andare avanti”.
Unità nazionale del movimento: garanzia per la vittoria
Montero conferma la decisione dei contadini: “La deliberazione della gente è di tenere duro e continuare nello sciopero a livello nazionale fino a quando si otterranno dei risultati… la gente continua nella decisione ferma di partecipare durante la giornata, nonostante la repressione, stiamo lavorando all’unità a livello dei coordinamenti nazionali affinché ci sia più partecipazione, ci sono prospettive positive per i prossimi giorni”.
Questo è il fattore chiave: in mezzo alle piattaforme regionali e dipartimentali, e alle dinamiche locali di ciascun processo, non si deve perdere di vista che è una lotta nazionale, che deve essere fatta in modo unitario, senza spirito meschino, che è ciò che cerca di mettere in pratica il governo per dividere così il moviemnto e ridurre la protesta all’impotenza. Oscar Salazar si riferisce a questo tema, chiarendo che:
“Da varie settimane il governo sta utilizzando la tattica di negoziare con alcuni e non con altri, per rafforzarsi utilizzando i movimenti che cercano personali benefici, invece di dimostrare l’unità dell’insieme… il goveno dà l’opportunità a che si traggano benefici, cercando così di cooptare… da noi stessi è venuto con queste lusinghe, promettendo di darci denaro, ma noi abbiamo detto di no, che questo è un problema di tutti, che abbiamo un tavolo nazionale per negoziare il conflitto e così dobbiamo agire. Abbiamo una piattaforma nazionale, speriamo così di poter coordinare le azioni e speriamo che tutti i processi rafforzino le proprie azioni per negoziare con il governo nazionale in modo congiunto”.
Nonostante la violenza governativa che abbiamo visto nel Boyacá, Cundinamarca, Valle del Cauca, Nordest Antioquegno, Cauca, ecc., così come il blocco dei mezzi di informazione uffiali, la protesta prosegue: “La repressione è stata brutale”, ci spiega Salazar, “ma qui stiamo. Ci sono 24 dipatimenti che hanno approvato le differenti convocazioni nell’ambito di questo sciopero nazionale agrario e popolare… noi come MIA, facciamo azioni in 17 dipartimenti, con circa 50 punti di riunione in tutto il paese, solo noi siamo giunti ad avere circa 12 punti con blocchi… sistematicamente ne manteniamo 6, perché la repressione è stata brutale”. In totale, sommando tutte le espressioni che hanno convocato questo sciopero (includendo i camionisti, il Coordinamento Nazionale Agrario, ecc.), secondo la polizia, viene portato avanti un totale di 18 blocchi in otto dipartimenti. Secondo cifre ufficiali della polizia, si tratterebbe di 30.000 manifestanti, ma in totale, il numero di persone che partecipano allo sciopero, potrebbe arrivare a 200.000 persone [1], cifra che non si è potuto raccogliere a causa della violenta repressione che mantiene i gruppi dispersi.
La violenta risposta dello stato ad una mobilitazione sociale pacifica mette in dubbio le credenziali democratiche di cui il governo colombiano si vanta, particolarmente nel momento in cui si negozia un accordo di pace con gli insorti. In modo appassionato, terminando la nostra conversazione, Salazar ci dice che “l’ingiustizia sociale è ciò che causa tutta questa violenza in Colombia, perché i contadini manifestano con le mani vuote… le politiche del governo sono violente e ingiuste. Al momento non c’è nessuna volontà di dialogo”. È necessario unire mani e sforzi, appoggiare questo sciopero, non cedere alla paura né alla violenza dello stato, dare forma all’indignazione con azioni di solidarietà concreta. Viva lo sciopero agrario e popolare!
Note:
[1] http://www.semana.com/nacion/articulo/hay-18-bloqueos-45-protestas-policia/354760-3
* Per informazioni attualizzate sulla situazione nel Cauca e nel sudoccidente colombiano, controllare la pagina web della Rete “Francisco Isaías Cifuentes” http://www.reddhfic.org
22/8/2013
anarkismo.net
tratto da La Haine
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: |
José Antonio Gutiérrez D., “Tercer día: La protesta social recibe tratamiento militar” pubblicato il 22-08-2013 in La Haine, su [http://www.lahaine.org/index.php?p=71195] ultimo accesso 23-08-2013. |