Ordine di arresto contro dirigenti indigeni


Alex Contreras Baspineiro

I principali dirigenti indigeni della Bolivia: Adolfo Chávez, presidente della Confederazione Indigena dell’Oriente Boliviano (CIDOB), Fernando Vargas, presidente della Sub Centrale del Territorio Indigeno del Parco Nazionale Isiboro Sécure (TIPNIS) e Pedro Nuni, responsabile della Segreteria dei Popoli Indigeni, hanno un ordine di cattura.

Con una inusuale azione giudiziaria caratterizzata dalla celerità, la Procura del Beni, ha ordinato un mandato giudiziario contro i tre dirigenti indigeni difensori del TIPNIS, accusati di “tentativo di omicidio” denunciato dal dirigente cocalero del Consiglio Indigeno del Sud (CONISUR), Gumercindo Pradel.

Lo scorso 22 giugno, con una decisione democratica e comunitaria, i popoli indigeni del TIPNIS hanno deciso di sottoporre alla giustizia indigena il dirigente Pradel per aver cercato di dividere le organizzazioni naturali, per non aver riconosciuto le decisioni delle loro organizzazioni, per essersi trasformato in un dirigente con prebende verso il governo e per portare avanti la costruzione di una strada attraverso il cuore del citato parco nazionale.

Nella nuova Costituzione Politica dello Stato Plurinazionale della Bolivia, in vigore dal 2009 e per la prima volta nella storia, la giustizia indigena è riconosciuta alla pari della giustizia ordinaria.

L’articolo 190 recita: “Le nazioni e i popoli indigeni originari contadini eserciteranno le proprie funzioni giurisdizionali e competenze attraverso le proprie autorità e applicheranno i propri principi, valori culturali, norme e i propri procedimenti”.

Appoggiati dalla CPE, i dirigenti indigeni hanno presentato un ricorso di incompetenza relativo al fatto che la giustizia ordinaria non può intromettersi nella giustizia indigena.

Sembrerebbe che pesino di più gli ordini superiori delle decisioni comunitarie.

Affinché questa giustizia sia costituzionalmente riconosciuta, tutti i popoli del paese che è a maggioranza indigena, hanno lottato per anni contro i differenti governi di turno.

Nel caso del mandato di arresto contro la dirigenza indigena, il procuratore che ha emesso l’ordine, Carlos Pelaez, ha 18 denuncie per presunti atti di corruzione, ma nessuna autorità fa nulla.

Persecuzione politica

Il principale dirigente dei popoli indigeni delle terre basse, Adolfo Chávez, lamentando l’atto giudiziario che vuole privarli della libertà ha qualificato la misura contro i tre dirigenti come una decisione eminentemente politica e ordinata dal governo.

E ha precisato: “Questo ordine di arresto, del quale non abbiamo paura, è una chiara dimostrazione che in Bolivia esiste deplorevolmente una crudele persecuzione politica contro noi uomini e donne che difendiamo l’ambiente, il territorio, i diritti indigeni, i valori culturali e la vita”.

I popoli indigeni si sono dichiarati in stato di emergenza perché mentre in alcuni casi si impone la giustizia, in altri esiste una totale impunità, come la repressione nel paese di Chaparina, durante l’Ottava marcia Indigena in Difesa del TIPNIS.

Nonostante il governo sappia chi ha ordinato la repressione sulle donne indigene che furono ammanettate, imbavagliate e trascinate per i capelli dai membri della polizia, che conosca chi ha calpestato e colpito i bambini indifesi e sappia perfettamente chi ha ammanettato, colpito e arrestato decine di indigeni, non chiarisce il caso e piuttosto c’è una totale impunità.

Secondo rapporti ufficiali e documentati, il governo ha pianificato e ha ordinato l’infiltrazione di agenti civili nella mobilitazione indigena con l’obiettivo di provocare la violenza per cercare di sbaragliare la naturale rappresentanza delle organizzazioni indigene.

“Nemmeno dietro le grate staremo zitti di fronte alle ingiustizie che noi tutti boliviani e boliviane stiamo vivendo, anche dal carcere continueremo a lottare per il rispetto della vita, dell’ambiente, delle aree protette e della democrazia. Noi tutti meritiamo di vivere in modo degno. Ci potranno rinchiudere ma mai ci faranno stare zitti e noi preferiamo morire in piedi che vivere in ginocchio”, ha affermato il principale dirigente del TIPNIS, Fernando Vargas.

I popoli indigeni affiliati alla CIDOB sono stati uno dei pilastri fondamentali dell’attuale governo e del cosiddetto processo di cambiamento, le divergenze sono scoppiate con la realizzazione dell’Ottava Marcia in Difesa del TIPNIS, quando in modo arbitrario si è preteso di imporre la costruzione di una strada attraverso il cuore di un parco nazionale.

Da quella occasione e per ordini di ambienti governativi viene gestita una politica di divisione delle organizzazioni indigene, di corruzione di parte della dirigenza, di esecuzione di opere in comunità vicine, di distruzione dei valori indigeni, calpestando i diritti umani; insomma, di attentato alle culture che sono sopravvissute per anni nel paese.

In questo senso, l’ordine di arresto contro i principali dirigenti indigeni che, per prima cosa non riconosce la giustizia indigena riconosciuta dalla costituzione, è un attentato in più che deplorevolmente si produce in un governo indigeno e con un presidente indigeno …

Alex Contreras Baspineiro è un giornalista e scrittore boliviano.

11-07-2013

Alai – Agencia Latinoamericana de Información

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca:
Alex Contreras Baspineiro, “Orden de detención contra dirigentes indígenas” pubblicato il 11-07-2013 in Alai – Agencia Latinoamericana de Información, su [http://alainet.org/active/65577] ultimo accesso 08-08-2013.

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