Ieri gli indigeni, oggi gli operai


Alex Contreras Baspineiro

Il processo di cambio che si vuole costruire in Bolivia dovrebbe essere sinonimo di una intransigente difesa della cultura della pace, del dialogo, della concertazione sociale e dei diritti umani; nonostante ciò, in questi giorni succede tutto il contrario: lo sciopero generale indefinito con il blocco delle strade, di cui sono protagonisti differenti settori della Centrale Operaia Boliviana (COB), è stato duramente represso dai membri della polizia.

Più di 23 feriti, due da proiettili e 367 arresti, 23 imputati di fronte alla giustizia, ci sono stati in tutti questi giorni di manifestazioni.

“I poliziotti ci hanno preso a pedate e colpiti con i calci dei fucili, non hanno rispettato gli uomini né le donne, hanno sparato gas lacrimogeni e pallini a tutto spiano, hanno arrestato e colpito dei lavoratori e ci hanno fatto camminare con le mani sulla nuca come se fossimo volgari delinquenti”, ha denunciato il principale dirigente della Centrale Operaia Dipartimentale di Cochabamba, Luis Villaroel.

Il dirigente operaio è stato arrestato insieme ad una trentina di lavoratori; sei sono risultati feriti: due colpiti da proiettili in differenti parti del corpo, altri tre da pallini e uno da una granata di gas sul viso. Anche due uomini in divisa sono stati feriti. Ieri, la violenza è arrivata agli estremi perché alla repressione della polizia si è risposto con esplosioni di dinamite da parte dei minatori che hanno anche fatto saltare parte di un ponte.

Il motivo? I lavoratori boliviani chiedono al governo la modifica della Legge sulle pensioni per usufruire di una pensione degna.

L’organismo centrale dei lavoratori boliviani chiede una pensione massima fino a 8 mila boliviani per i minatori con 35 anni e di 5 mila boliviani per gli altri settori; il Ministero dell’Economia ha proposto il limite massimo di 4 mila boliviani per il settore minerario e di 3.200 boliviani per gli altri salariati. Gli operai chiedono, inoltre, la pensione al 70 per cento del salario e che per calcolare il reddito si tenga conto delle ultime 24 buste paga e non le attuali 72.

Non essendo ascoltati dal governo, ai lavoratori non è  rimasta altra alternativa che scendere nelle strade e nelle vie di comunicazione: hanno bloccato vie di collegamento interdipartimentale, hanno manifestato in differenti città, hanno paralizzato fabbriche e centri minerari ed hanno sospeso attività educative e sanitarie.

A Cochabamba la maggiore repressione della polizia è avvenuta nel paese di Parotani; a La Paz, la regione di Apacheta, è stata testimone di come gli uomini in divisa abbiano represso i lavoratori; ad Oruro, i paesi di Caracollo e Caihuasi si sono trasformati in campi di battaglia tra la dinamite dei minatori e i gas degli uomini in divisa. Il massimo dirigente della COB, Juan Carlos Trujillo, è stato anche percosso.

Come la violenza genera maggiore violenza, le misure repressive si radicalizzano nei nove dipartimenti del territorio nazionale.

Il vicepresidente dello Stato Plurinazionale della Bolivia, Álvaro García Linera, ha definito la proposta della COB, come “egoista”.

Ha spiegato che la maggioranza dei boliviani non gode di un reddito pensionistico, ma del pagamento del Reddito Dignità che elargisce 250 boliviani (35 dollari) alle persone con più di 60 anni.

Difendendo il Fondo Solidale, ha sostenuto che il governo realizza un contributo generalizzato affinché tutti gli adulti più anziani ne beneficino, con l’esborso di 350 milioni di dollari che dà il Reddito Dignità.

“I compagni della COB ci dicono che questo denaro del Reddito Dignità, invece di essere dato a tutti gli anziani, vada al Fondo Pensioni dei salariati per migliorare il loro reddito, è un comportamento egoista, perché stanno pensando solo a loro e non al resto degli anziani”, ha dichiarato.

Discriminazione

Mentre i settori degli operai, minatori, operai delle fabbriche, maestri, universitari, operatori della sanità e altri sono repressi per una pensione degna nelle strade e nelle vie di comunicazione, è stato svelato che il governo destina un bilancio mensile affinché i militari in pensione ricevano il 100 per cento del loro reddito di vecchiaia. Anche le truppe di polizia hanno fissato una scadenza affinché il governo conceda la totalità delle loro pensioni; in caso contrario, minacciano un ammutinamento della polizia.

Dati del Viceministro delle Pensioni mostrano che il Tesoro Generale della Nazione destina un bilancio mensile di due milioni di boliviani affinché i militari in pensione ricevano al cento per cento il proprio reddito di vecchiaia.

Il dirigente dei lavoratori delle fabbriche di Cochabamba, Mario Céspedes, ha protestato per la politica discriminatoria portata avanti dal governo. “Forse in Bolivia esiste gente di prima o seconda classe? In questo cosiddetto processo di cambiamento perché esistono preferenze per i militari? Continuiamo a vivere in una dittatura o chi è beneficiato da questo governo?”.

Nonostante una milionaria politica di comunicazione di cui fa sfoggio il governo e nonostante che qualsiasi blocco delle strade pregiudichi migliaia di cittadini, i lavoratori mobilitati ricevono attestazioni di solidarietà.

Di fronte a questi sviluppi, il ministro Juan Ramón Quintana ha accusato gli operai del paese di essere legati ad una “tentazione golpista”.

“Abbiamo ascoltato i dirigenti della Centrale Operaia Dipartimentale di Cochabamba dire: così come abbiamo portato su il presidente Evo, lo abbatteremo. Questo è un linguaggio golpista, questo è un linguaggio antidemocratico, questo è un linguaggio che usurpa la sovranità popolare, chiedere a questi compagni di essere moderati nel loro linguaggio e che rifuggano da qualsiasi tentazione golpista”.

Il dirigente degli operai delle fabbriche Mario Céspedes ha risposto: “Noi operai non siamo golpisti, il ministro Quintana è stato consigliere di un ministro durante il governo dell’ex dittatore Hugo Banzer Suárez, questi sono i golpisti”.

Repressione

Nonostante che alcune autorità di governo abbiano cominciato a fare aperture per iniziare il processo di dialogo con i lavoratori mobilitati; in pratica, si ordina la repressione e la violenza verso i manifestanti.

Apparentemente la politica governativa ha gettato via i pilastri fondamentali del processo di cambiamento per dare la priorità alla cultura dello scontro, della violenza e della divisione.

Questa medesima politica è già stata imposta ai settori indigeni del paese, oggi gli operai ne sono le vittime. Le ultime due marce dei popoli indigeni sono state duramente represse dai membri della polizia, ma nessuno è stato punito, esiste una totale impunità.

Nelle manifestazioni in difesa di una pensione degna – secondo dei rapporti medici – due operai sono stati colpiti da proiettili: il lavoratore della Cooperativa Boliviana del Cemento (COBOCE) ubicata a Irpa Irpa (Capinota), Limbert Sajama (31), è stato colpito da un proiettile allo stomaco che gli ha lacerato l’addome danneggiando seriamente il pancreas e si trova in terapia intensiva, il lavoratore delle Industrie Aceite Fino, Raul Ergueta (53), ha denunciato che un franco tiratore che stava di fronte gli ha sparato ad una gamba.

La repressione della polizia in un periodo di cambiamento ricorda i periodi neri della storia che i settori sociali hanno già attraversato.

“I livelli di violenza del conflitto e la risposta della polizia stanno dimostrando un grado di bellicosità e irrazionalità che non si può accettare, specialmente in un processo che vuole mostrare un sostanziale cambiamento rispetto al vecchio modo di gestire le differenze”, precisa il comunicato.

I reconditi paesi della topografia della Bolivia, come Caranavi (repressione dei cocaleros), Chaparina (repressione degli indigeni) passando per Parotani (repressione degli operai delle fabbriche) fino a giungere a Caracollo (repressione dei minatori) rimarranno nella storia del paese come fedeli testimoni di come si logora un processo e si calpestano i diritti umani in tempi di cambiamento …

Alex Contreras Baspineiro. Giornalista e scrittore boliviano

10-05-2013

Rebelión

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da:
Alex Contreras Baspineiro, “Ayer los indígenas, hoy los obrerospubblicato il 10-05-2013 in Rebelión, su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=167961&titular=ayer-los-indígenas-hoy-los-obreros-] ultimo accesso 14-05-2013.

 

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