Nequén: Violenza permanente contro il Popolo Mapuche


Darío Aranda

“Dieci persone incappucciate, nello stile della dittatura civico-militate, che portavano mezzi contundenti e armi bianche hanno minacciato di morte uomini, donne e bambini che si trovavano nella ruka (casa) comunitaria del Lof Felipín”, hanno denunciato le comunità Cayupan, Paineo y Felipín, di Neuquén. È stata l’ultima di una serie di minacce che sono cominciate lo scorso gennaio, quando è iniziato un conflitto territoriale con un imprenditore. Le comunità hanno accusato il governatore Jorge Sapg e il Potere Giudiziario neuquino di “non agire secondo l’ordinamento giuridico” che protegge i diritti indigeni. Pablo Romero, della comunità Felipín, ha affermato che “la violenza imprenditoriale, politica e giudiziaria non farà retrocedere le comunità mapuche in difesa del territorio”.

Nel dipartimento di Catán Lil (nel centro-sud della provincia), negli ultimi anni sono aumentati i conflitti territoriali sui campi estivi e sulle mulattiere. Lo scorso dicembre è diventato pubblico un presunto  acquisto, da parte dell’imprenditore Pedro Alejandro Chaparro, di un lotto nei paraggi di  Purrufe Peweñ, a Jubileo Pintos (membro della comunità mapuche Cayupan). Il terreno è territorio ancestrale ed è attualmente usato dal Popolo Mapuche. La parcella di terra è situata nella zona conosciuta come Cordillera del Chachil, lotto 90 e 91.

Nel decreto 68/12, la Sottosegreteria delle Terre di Neuquén ha rifiutato il trasferimento delle terre tra Jubileo Pintos e Chaparro. Nonostante il diniego della Sottosegreteria, la moglie di Jubileo Pintos (Isabel) e i suoi figli sono stati allontanati dal territorio mapuche, la casa è stata distrutta e gli animali sono stati liberati fuori dal campo.

All’inizio di marzo, delle persone contrattate dall’imprenditore Chaparro hanno cominciato a costruire sulle terre della famiglia Pintos, e anche su parcelle della comunità mapuche vicina (Felipín).

Il conflitto si è inasprito.

Recupero

Le comunità Felipín, Cayupan e Paineo si sono organizzate e insieme hanno bloccato la costruzione, hanno obbligato i dipendenti di Chaparro a ritirarsi dal luogo e anche a portarsi via i materiali e gli attrezzi. Le comunità hanno recuperato la parte della comunità Felipín e si sono insediate nelle vicinanze del fondo di Pintos.

Ci sono state denunce incrociate durante tutto marzo, clima di scontro e l’arrivo della polizia della località Las Coloradas (con “rinforzi” di Zapala), con l’ordine di reprimere.

Le comunità hanno denunciato che i dipendenti di Chaparro sparavano colpi intimidatori. Si sono trovate munizioni calibro 30 e 22.

La settimana scorsa hanno avuto una riunione con il sottosegretario delle Terre, Eduardo Ferrareso, con il procuratore dello stato, Raul Gaitan, e con il ministro per la Sicurezza, Claudio Gabriel Gastaminza. Dal Governo gli è stato confermato la nullità della vendita trattandosi di terre demaniali e Ferrareso ha restituito il campo alla famiglia Pintos (fatto che non si è ancora concretizzato).

Aumento della violenza

Martedì scorso stavano andando a fare una “pichi gellipun” (cerimonia mapuche) nel territorio delle comunità. Non sono potute arrivare tutte le comunità perché i dipendenti di Chaparro hanno bloccato il passaggio e hanno minacciato le comunità.

Lo stesso martedì, di notte, dieci persone incappucciate sono entrate nella casa della comunità Felipín e hanno minacciato le famiglie con bastoni e coltelli.

“Settimane addietro l’avvocato Lensiski, patrocinante di Chaparro, attraverso i mezzi di comunicazione istigava a fatti di violenza. Denunciamo un complotto giudiziario per proteggere Chaparro, giacché è evidente la complicità e l’inefficienza dei pubblici ministeri di Zapala (Cofre e Azar) che paralizzano e mettono in un cassetto ogni tipo di denuncia, inclusa quella di sequestro di armi da guerra in mano a Chaparro e ai suoi braccianti”, hanno denunciato ieri le comunità con un documento congiunto.

Hanno precisato che il sottosegretario alle Terre, Ferrareso, non ha mantenuto l’impegno di restituire la terra (lotto 90) alla famiglia Pintos e alla comunità Cayupan. “Per i gravissimi fatti di violenza di cui siamo vittime rendiamo responsabili il governo di Jorge Sapag e la Giustizia neuquina, per non aver agito secondo l’ordinamento giuridico provinciale, nazionale e internazionale vigente”, hanno avvertito le comunità Cayupan, Paineo, Felipín e il Consiglio della Partecipazione Indigena (CPI) della Zona Centro di Neuquén.

Stato, Governo e Potere Giudiziario

Nel novembre del 2006, il Congresso Nazionale ha approvato la Legge 26160, che ha dichiarato l’emergenza territoriale, ha sospeso per quattro anni l’allontanamento degli indigeni e ha ordinato in tutte le province un rilevamento catastale. La molto ritardata applicazione della norma ha comportato che, nel 2009, sia stata prorogata fino al 2013.

Recentemente, nel 2012, è stato firmato a Neuquén un accordo per l’attuazione della Legge 26160. E l’applicazione continua ad essere rimandata.

Neuquén è un vocabolo mapuche che significa, secondo la pubblicità ufficiale del governo provinciale, “coraggioso, arrogante, audace”. Il 15 per cento della popolazione provinciale si riconosce mapuche, tredici dei suoi sedici dipartimenti portano nomi indigeni, come gran parte delle sue città, fiumi e montagne.

“Discriminazione istituzionalizzata”, sono state le parole che hanno riassunto la situazione a Neuquén secondo il Rapporto 2010 dell’Osservatorio dei Diritti Umani dei Popoli Indigeni (ODHPI). Il lavoro ha descritto la repressione delle comunità, il portare in giudizio la protesta, la “totale violazione” della legislazione indigena e l’avanzata sui territori mapuche di imprese petrolifere, minerarie, turistiche, forestali e agropastorali.

Il rapporto ha denunciato la “illegalità della politica governativa rispetto i popoli indigeni, dove praticamente  tutti i conflitti che il Popolo Mapuche subiscono hanno la loro origine nella violazione, da parte dello stato, del diritto vigente”.

Una settimana fa, l’ODHPI ha pubblicato il suo rapporto 2013 sulla situazione dei popoli originari della Patagonia. A Neuquén emerge la criminalizzazione. Dal 2005 fino al 2012, almeno 347 membri del Popolo Mapuche hanno affrontato processi giudiziari.

“L’obiettivo dello stato nell’utilizzazione del sistema penale contro i mapuche tende a perseguitare le azioni che dimostrano esercizio dei diritti”, spiega l’Osservatorio e afferma: “Lo stato protegge con questa politica repressiva e criminalizzatrice la proprietà privata dei proprietari terrieri, le imprese estrattive e la speculazione immobiliare e turistica, a costo del rispetto dei diritti umani, individuali e collettivi degli indigeni. C’è un compito minuzioso e metodico nel mettere tutta la propria struttura istituzionale, politica e repressiva al servizio della trasgressione, in definitiva,  delle leggi che lo stesso stato ha sanzionato”.

Pablo Romero, della comunità Felipín, ha spiegato che oggi la situazione è “un po’ più tranquilla”. La polizia è arrivata fino al lotto 90 e ha sgomberato il blocco che stavano facendo i dipendenti di Chaparro. Ma ha denunciato che ancora “il Governo non ha rispettato l’atto firmato che obbliga a restituire il territorio. Qualsiasi fatto di violenza sarà responsabilità del governatore Sapag, del Potere Giudiziario, e in particolare dei pubblici ministeri di Zapala, (Marcelo) Cofré e (Andrés) Azar”.

18-04-2013

ODHPI

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da:
Darío Aranda, “Neuquén: violencia permanente contra el Pueblo Mapuchepubblicato il 18-04-2013 in ODHPI, su [http://odhpi.org/2013/04/neuquen-violencia-permanente-contra-el-pueblo-mapuche/] ultimo accesso 24-04-2013.

I commenti sono stati disattivati.