Fernando Rosso
Ad una settimana dall’elezione di Francesco I l’operazione internazionale di lavaggio di facciata della Chiesa Cattolica segue il suo corso.
Editorial LVO.– I motivi dell’elezione del primo papa non europeo e con un discorso “rinnovatore” sono diventati evidenti. Era necessario un maquillage di una istituzione molto screditata da scandali di corruzione, dal lavaggio di denaro nella Banca del Vaticano, e da centinaia di casi di pederastia nel mondo. Come sottoprodotto di questa situazione perdeva fedeli in una delle regioni di maggior concentrazione di cattolici: l’America Latina. Di fronte ad una crisi mondiale che segue il suo corso e ora ha un nuovo episodio a Cipro e a duri conflitti sociali e di lotta di classe, è necessario aggiornare la Chiesa affinché possa compiere il suo ruolo di contenzione, sempre in difesa dei potenti, anche se ora – per compiere questa missione con una certa “legittimità” – questo compito va portato avanti “in nome dei poveri”. Anche nel nostro paese torna ad irrompere la crisi del “modello” con l’aumento vistoso del “dollaro parallelo” che preme per vie d’uscita svalutative.
Fedele alla sua formazione gesuita, “l’opzione per i poveri”, nel linguaggio di Bergoglio, in realtà significa la “regolamentazione della povertà”.
Cristina e “Francesco”
Il primo incontro della presidente Cristina Fernández con il papa “Francesco” ha siglato un patto politico. Per Bergoglio ha rappresentato un appoggio al suo obiettivo di modificare l’immagine della Chiesa adottando un discorso “rinnovatore” e perfino latinoamericanista. Per Cristina un sostegno al suo governo e di fatto una svolta a destra sul piano ideologico avvicinandosi ad una Chiesa, ora presidiata da un papa che mostra un discorso sociale, ma che mantiene un suo orientamento dogmaticamente ultraconservatore in materia di diritti delle donne, di diversità sessuale e di ferrea opposizione a richieste elementari come il diritto all’aborto e anche contro l’uso di contraccettivi.
Il patto di mutua convenienza è stato sottoscritto con un incontro, regali e in mezzo un pranzo, lasciando spiazzata l’opposizione di destra mediatica e politica che puntava (e punta) a trasformare il nuovo papa in un “capo spirituale” dell’opposizione padronale, con il potere che questo trono le dispensa.
Con l’ingresso praticamente all’unanimità del kirchnerismo nell’operazione sensazione per il nuovo papa, si è imposta una unità nazionale che include il governo, tutti i partiti padronali e la burocrazia sindacale. In questo modo l’insieme del regime politico dà il suo apporto alla “operazione maquillage” con la quale cercano di coprire l’immondizia che è cresciuta in Vaticano durante tutti questi anni, che al colmo arriva ad occultare con un velo di dimenticanza il ruolo chiave che ha avuto la Chiesa durante il regime inaugurato il 24 marzo del 1976. Nonostante questo, gli articoli più ottimisti informano che le persone che in Argentina hanno partecipato alla veglia per l’assunzione del papa non hanno superato le 50 mila persone (Clarín, 19/3).
Progressismo K: “Dimentichiamo, perdoniamo e riconciliamoci”
Questo sembra essere il nuovo motto che ha adottato gran parte del progressismo K che con la brusca svolta di CFK è rimasto alle intemperie. Senza scrupoli nè vergogna, la centrosinistra K, con Página/12 come portavoce, è rimasta in off side. Nei primi giorni della nomina del nuovo papa hanno alzato le loro voci critiche che denunciavano la complicità di Bergoglio con la dittatura e la copertura e la protezione che fu offerta ai preti che furono parte attiva del genocidio, come Von Wernich, o abusatori come Grassi. Nonostante ciò dopo hanno chiamato al silenzio e hanno cominciato a festeggiare l’incontro di Cristina con “Francesco”. Due delle bandiere ci cui il kirchnerismo si appropriava: il giudizio ai genocidi del Processo e l’ampliamento dei diritti democratici (come il matrimonio ugualitario), sono rimasti nascosti e all’ombra di un silenzio complice. Nei giorni precedenti avevano già occultato lo scandalo dello spionaggio illegale, conosciuto come “Progetto X”, contro gli attivisti operai, sociali e della sinistra, inizialmente denunciato dagli operai di Kraft, PepsiCo e dagli avvocati del CeProDH.
“Non dimentichiamo, non perdoniamo e non ci riconciliamo”, dalla fine della dittatura è stato il grido di lotta delle organizzazioni per i diritti umani. La vergognosa copertura del passato di Bergoglio e la sua complicità con i militari da parte del kirchnerismo, confermano ciò che sempre denunciamo: le bandiere dei DD.UU. o dell’ampliamento dei diritti democratici fu presa dal kirchnerismo demagogicamente e in modo opportunista, per compiere la sua funzione “restauratrice” dell’autorità dello stato e del regime politico fortemente contestato nelle giornate del 2001.
Questo avvicinamento alla Chiesa e l’accordo del kirchnerismo delinea un “punto finale” per i diritti democratici che sono stati ottenuti in questi anni, strappati con mobilitazioni che colpivano la Chiesa, e buttano a mare le illusioni di chi sperava, facendo pressione sul governo, di avanzare con il diritto all’aborto. È ratificato che è rimasto indietro il “mai di meno” sul terreno delle rivendicazioni sociali e della classe lavoratrice ed è cominciato un aggiustamento contro il salario (con “cappi” per le paritarie, le tariffe e l’inflazione); ora con l’alleanza con “Francesco” impongono un “tetto” ai – già così limitati – diritti democratici.
La motivazione più ridicola è venuta dal filosofo K, José Pablo Feinmann, che in un programma della TV ha affermato che c’è una lotta per il papa per “trascinarlo da questa parte” perché ciò che è in gioco “è l’appropriazione di Francesco”; come se mancassero prove per sapere da che parte sia stato Bergoglio durante tutta la sua vita. È lo stesso che nel 2010 ha affermato che l’iniziativa per il matrimonio ugualitario era una “macchinazione del diavolo” che porterebbe alla “distruzione della famiglia” e che ha invocato “una guerra di Dio” per combatterlo.
Di fronte alla diserzione del progressismo governativo e dell’opposizione, dobbiamo sviluppare un attivo movimento nelle strade per il diritto all’aborto legale, sicuro e gratuito, per la cessazione dei sussidi all’educazione privata e religiosa e per la separazione della Chiesa dallo stato.
Il dollaro, la crisi di “modello” e l’unità nazionale contro il salario
C’è un altro obiettivo che unisce il governo e tutti i politici padronali: “l’unità nazionale” per mettere un cappio al salario, come una delle risposte alla crisi del “modello” che torna ad emergere con l’aumento vistoso del dollaro parallelo. La pressione svalutativa sul dollaro mostra il fracasso della politica governativa di “svalutazione amministrata”, combinata con il cappio cambiario; misure che sono state prese per rispondere al crescente deficit fiscale e alla caduta delle riserve della Banca Centrale. Il governo sta accelerando la svalutazione del dollaro ufficiale e complica la possibilità di uno sdoppiamento cambiario (che di fatto già esiste con il “dollaro turistico”). Le vie d’uscita svalutative, sia la più aperta che richiede gran parte dell’opposizione padronale o la “controllata” che il governo porta avanti acceleratamente, possono dare come risultato solo una nuova mazzata al salario operaio e un aggiustamento alle tasche popolari.
Il governatore Scioli, che elogia il Papa per la sua “opzione per i poveri” si appresta a scontare i giorni di sciopero ai docenti e mantiene la misera offerta del 22,6% di quote, a Neuquén dove la guida dei docenti è nelle mani del fronte antiburocratico (FURA) si rafforza il conflitto e nel resto del paese, al contrario, le burocrazie hanno firmato scandalosi accordi al di sotto dell’inflazione. La divisione per provincia della lotta dei e delle docenti ha avuto origine nella commissione paritaria nazionale che il governo ha chiuso per decreto (22%), misura a cui la burocrazia governativa della CTERA si è opposta, e ha anche invocato uno sciopero “per fare il proprio dovere”, non gli hanno dato seguito. […]
27/3/2013
La Haine
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da: |
Fernando Rosso, “Habemus pacto… y crisis” pubblicato il 27-03-2013 in La Haine, su [http://www.lahaine.org/index.php?p=68132] ultimo accesso 11-04-2013. |