Lo scorso 19 febbraio, il signor Juan Manuel Santos è andato a San Vicente del Caguán, dove nell’anno 2000 ci furono i dialoghi delle Farc con Pastrana. La sua presenza lì avviene dopo aver conosciuto i risultati del più recente sondaggio che indicano la sua caduta nei livelli di accettazione del suo governo e il fracasso del suo progetto di rielezione per altri quattro anni alla Casa di Nariño (Palazzo presidenziale, n.d.t.).
L’obiettivo è la consegna di 100 mila ettari di terre che secondo la propaganda governativa appartenevano alle Farc. Si vuol mostrare che la Legge sulle vittime e la restituzione delle terre consegue dei risultati, quando la realtà del suo fracasso è un fatto come lo hanno dimostrato i dibattiti dei senatori dell’opposizione democratica nel Congresso della Repubblica.
Nonostante ciò la realtà è un’altra. I contadini della regione, in varie assemblee comunali fatte recentemente, hanno espresso che ciò che ci sarà oggi è la legalizzazione di un saccheggio da parte dei militari e dei paramilitari, che operano congiuntamente, di centinaia di proprietà che appartenevano a contadini poveri.
Questo 19 febbraio Santos consegnerà i titoli di proprietà delle terre a membri dell’Esercito (colonnelli, capitani, tenenti e sottoufficiali) e ai loro prestanome paramilitari, terre che furono tolte a migliaia di braccianti che oggi sono forzatamente profughi nei centri urbani.
Con questa misura il capo della Casa di Nariño, vuole abbassare la pressione dell’ultradestra e uribista cupola militare che sta chiedendo la sospensione del Tavolo dei Dialoghi di pace dell’Avana con memoriali che sono stati comunicati dai generali nei Consigli per la Sicurezza fatti recentemente nella Casa di Nariño. Già si conosce abbastanza il litigio e la pressione vociferante dei capi militari che minacciano certe istituzioni se non sono cancellati i dialoghi di pace con le Farc.
Con la presunta consegna di terre ai pseudo contadini di San Vicente del Caguán, il Ministro dell’Agricoltura vuole stendere una cortina di fumo di fronte al suo fracasso politico nel campo, precipitato in rovina. È la ragione per cui le proteste degli agricoltori legati al caffè, al mais, al riso, al cotone e ad altri prodotti stanno chiedendo la sua immediata rinuncia dall’alto incarico di cui fa sfoggio, anche se lo nomineranno nella Giunta Direttiva della Banca della Repubblica per riempire uno dei posti vacanti esistenti.
Santos va nel Caguán a cercare di nascondere il suo fracasso e a mostrare il petto contro l’indomita resistenza contadina rivoluzionaria.
21-02-2013
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da: |
Horacio Duque Giraldo, “¿A qué va Santos al Caguán?” pubblicato il 21-02-2013 in Rebelión, su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=164174&titular=¿a-qué-va-santos-al-caguán?-] ultimo accesso 26-02-2013. |