Goleada di Correa


  Eduardo Tamayo G.

Il Presidente Rafael Correa è stato rieletto al primo turno con una votazione superiore al 60%, secondo dei sondaggi fatti all’uscita dalle urne dalle imprese CEDATOS e Opinione Pubblica Ecuador. Secondo questi dati preliminari non ufficiali, Correa ha vinto in tutte le province dell’Ecuador, seguito dal banchiere Guillermo Lasso, che ottiene il 21% dei voti.

Salvo la denuncia di tentativi di attacco alla pagina web del Consiglio Nazionale Elettorale, la giornata elettorale si è svolta in modo tranquillo e normale nei seggi elettorali dell’Ecuador come all’estero.

Il trionfo di Correa comporta un trionfo della stabilità in un paese che ha avuto profonde crisi politiche in cui vari governi corrotti e vendi-patria sono stati abbattuti dalla mobilitazione sociale. È la prima volta, in più di tre decenni, che un presidente conserva alti livelli di popolarità alla fine del proprio mandato ed è  rieletto con un ampio margine.

In questo senso, il voto per Correa esprime una spinta verso la continuità delle sue politiche e una opportunità affinché concluda le opere che ha intrapreso in materia di strade, ospedali, impianti scolastici, centrali idroelettriche, ecc..

Alcuni elementi possono spiegare lo schiacciante trionfo di Correa: crescita economica, basso tasso di inflazione e di disoccupazione, politiche di redistribuzione delle entrate che si sono tradotte in un massiccio investimento sociale nell’educazione, salute, abitazioni, assistenza ai disabili e miglioramento della qualità dei servizi pubblici (poste, previdenza sociale, registro civile, funzione giudiziaria).

Nell’imprimere alti livelli di qualità ai servizi pubblici e mettendoli a disposizione dei settori più poveri della popolazione, questi ultimi non solo hanno accesso a quelli ma si sentono anche rivalutati nella propria dignità e questo spiegherebbe l’alto appoggio a Correa. Questi settori, allo stesso tempo, sono stati beneficiati dai sussidi per lo sviluppo che nel mese di gennaio sono saliti da 35 a 50 dollari mensili.

Un candidato a deputato del Movimento Alleanza Paese, il cui nome omettiamo, propone che il voto di Correa sia “interclassista”, come dire che sarebbe composto da tutti i settori sociali, la gestione del governo, secondo questa versione, ha certamente favorito i settori imprenditoriali a cui non è andata per nulla male e che costituirebbero il voto nascosto a favore di Correa. Il miglioramento delle strade, per esempio, gli permette di risparmiare tempo e una maggiore facilità di trasporto dei loro prodotti. Allo stesso modo, le politiche economiche che limitano le importazioni di tessili o di scarpe hanno permesso la crescita dei settori economici dedicati a questi rami. Questi settori imprenditoriali si sarebbero già “abituati” a pagare imposte e a rispettare le leggi sul lavoro perché questo gli permette di avere migliori relazioni con i  propri lavoratori, riflettendosi in una maggiore produttività.

Dal punto di vista internazionale, il trionfo di Correa rappresenta il consolidamento della tendenza dei governi progressisti che sono già riusciti a farsi rieleggere in Brasile, Argentina, Uruguay, Venezuela e Nicaragua, e una scommessa sul rafforzamento degli spazi di integrazione come l’ALBA, l’UNASUR e la CELAC. Il governo di Correa dovrà affrontare situazioni difficili come il caso di Julian Assange, che si trova esiliato nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra, la legge degli Stati Uniti che sanziona i paesi che mantengono relazioni con l’Iran, le richieste delle multinazionali contro lo stato ecuadoriano, tra gli altri.

Alla vittoria di Correa ha contribuito in modo decisivo la frammentazione e la povertà delle proposte delle opposizioni (di destra, sinistra e populiste) che rappresentano sette candidature presidenziali, senza che abbiano potuto unificarsi in tre o quattro tendenze. Centrate tutte nell’attaccare ciò che hanno chiamato l’autoritarismo, l’intolleranza e la concentrazione di potere nelle mani di Correa, sono state incapaci, specialmente da parte della destra rappresentata dal banchiere Guillermo Lasso, dell’uomo più ricco dell’Ecuador Álvaro Noboa e dell’ex presidente Lucio Gutiérrez, di proporre alternative credibili e mediamente strutturate e coerenti.

Guillermo Lasso, che si è piazzato al secondo posto, ha canalizzato il voto anti-correista dei settori della destra tradizionale che condividono alcune sue tesi sostenute nella campagna, come quella di modificare le imposte ai più ricchi, di firmare trattati di libero commercio e di aprire il paese agli investimenti stranieri privati. Lasso è membro di ruolo dell’Opus Dei e mantiene relazioni con José María Aznar del Partito Popolare di Spagna, che in America Latina agisce rappresentando la destra internazionale e il capitale multinazionale.

La campagna

Un’altra cosa che ha influito sui risultati elettorali è stata l’impostazione della campagna di Correa. Nonostante la grande popolarità del Presidente, il movimento Alleanza Paese è partito con il criterio di agire come se non avesse un solo voto e ha privilegiato la campagna in strada, l’avvicinamento della gente, le riunioni nei paesi e nelle città, cosa che si è unita all’uso dei media e delle reti sociali. Questo movimento ha accumulato l’esperienza di otto vittorie elettorali consecutive.

Anche se già si prevedeva il  trionfo di Correa, non era assicurata la maggioranza nell’Assemblea Nazionale composta da 137 membri, per cui la strategia del presidente si è focalizzata sull’Assemblea. “Non lasciatemi solo” diceva Correa ai suoi seguaci nelle riunioni mentre invitava a votare sulla scheda per la sua lista di deputati. Nonostante che alcuni candidati all’Assemblea fossero discussi, e anche il candidato alla Vicepresidenza, questo non sembra essersi ripercosso  sui risultati finali che darebbero nella legislatura una tranquilla maggioranza ad Alleanza Paese, avendo influito di più il carisma di Correa.

Ampliamento della democrazia

Agli inizi del XX secolo fu riconosciuto il voto alle donne. Nel 1979, quando l’Ecuador ritornò al regime democratico, fu riconosciuto questo diritto agli analfabeti. Nel 2013, e grazie alla nuova Costituzione, si è avanzato molto di più nell’inclusione politica. Ora hanno potuto votare i giovani dai 16 ai 18 anni, i militari e i poliziotti, gli emigranti, i detenuti senza sentenza esecutiva, gli stranieri residenti. Secondo questa politica, si sono prese le misure affinché i poliziotti e i trasportatori aiutassero le persone disabili e le persone della terza età a giungere ai seggi elettorali.

Questo nuovo trionfo di Correa prospetta grandi sfide e confronti per rispettare le proposte contenute nel programma di governo 2013-2017 di Alleanza Paese e rispondere alle aspettative di una cittadinanza sempre più forte. Nell’orizzonte degli impegni irrisolti c’è da colpire la scandalosa concentrazione della terra, la redistribuzione dell’acqua, la legge sulle comunicazioni, il freno ai gruppi monopolistici che controllano l’economia, l’apertura del dialogo politico con i popoli indigeni, combattere a fondo la corruzione, tra gli altri.

17-02-2013

Alai

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da:
Eduardo Tamayo G., “Goleada de Correapubblicato il 17-02-2013 in Alai, su [http://www.alainet.org/active/61662] ultimo accesso 19-02-2013.

 

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