La delegazione di pace delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, FARC-EP, gruppo ribelle che da più di due mesi porta avanti dialoghi con il governo colombiano all’Avana, Cuba, nel tentativo di ottenere la pace per questo paese sudamericano, parlando in esclusiva per il quotidiano Le Courrier, in Svizzera, ha detto “che il miglior contributo che può dare l’Unione Europea e la cosiddetta comunità internazionale è togliere la qualifica di terroristi che viene data a questo gruppo ribelle e allo stesso tempo sostenere questo processo di dialogo con il governo colombiano con il fine di spianare la strada al cammino per sostenere la pace con giustizia sociale per il popolo colombiano”.
Prima della domanda su quale sia il ruolo che possono avere, o debbano giocare i paesi europei come Svizzera, Svezia, Francia e la stessa Gran Bretagna e Irlanda, ecc. a questo punto dei dialoghi e nel futuro affinché questi continuino ad avanzare, Iván Márquez, uno dei portavoce del gruppo insorto delle FARC-EP, ha detto:
“Noi abbiamo sollecitato la comunità internazionale a sostenere i dialoghi con un aiuto concreto affinché vadano avanti e si chieda alle parti di persistere al Tavolo delle conversazioni, che per noi è un impegno volontario. Per esempio, non aiuta i dialoghi che una delle parti continui ad essere considerata una organizzazione terrorista come ci classifica l’Unione Europea, è necessario che questa qualifica sia tolta quanto prima ed è importante che i governi di questi paesi interessati alla pace in Colombia lavorino a quello.
Non siamo terroristi, siamo un gruppo combattente e la ribellione è un diritto dei popoli, noi ci siamo sollevati in armi contro lo stato colombiano, a causa delle persecuzioni avendo apertamente fatto una politica di opposizione e obbligati dalle circostanze che tutti conoscono. E se oggi siamo seduti a dialogare con questo stesso stato che ci attacca e ci persegue nel tentativo cercare via per la pace in Colombia, è perché non siamo terroristi. Non ha alcun senso che a livello internazionale si continui a qualificarci come terroristi, per cui è molto importante e utile per la pace della Colombia e la tranquillità della regione che questa qualifica sia tolta magari quanto prima. Consideriamo che sia il migliore contributo che i governi europei possano dare a questo processo di dialogo per la pace in Colombia, e che magari gli eurodeputati, i parlamentari dei distinti paesi europei e le organizzazioni sociali dell’Europa lavorino in questo senso”.
Allo stesso modo Márquez, riferendosi alla domanda sull’apporto che debbono dare i popoli, le organizzazioni, i latini e i colombiani all’estero, specialmente qui in Europa, per continuare ad appoggiare questo processo e come possa tradursi questo appoggio ai dialoghi, la delegazione di Pace delle FARC-EP da Cuba ha risposto:
“Per i e le compatriote, non solo colombiani in Europa, ma della Nostra America deve essere un impegno fare tutto il possibile per andare avanti nella costruzione di una uscita incruenta dal conflitto che stiamo vivendo. Come farlo? Ciascuno e ciascuna secondo le proprie possibilità, dal diffondere la realtà della patria e le migliori soluzioni ai suoi problemi nelle conversazioni quotidiane fino alla diffusione nei mezzi di comunicazione a cui hanno accesso, incominciando dalle sezioni della posta dei lettori nei giornali; farlo anche nelle reti sociali e partecipare attivamente alla programmazione, preparazione e svolgimento di tutti gli eventi che ruotano intorno al nobile proposito dell’anelata pace, abbiamo bisogno di un grande e maggioritario aiuto internazionale”.
La delegazione di pace delle FARC-EP spera che a livello mondiale si continuino a fare sempre più azioni a favore della pace in Colombia, come la firma del documento LA PACE DELLA COLOMBIA: UN PROCESSO DA APPOGGIARE, che attualmente circola e che è una iniziativa di varie organizzazioni svizzere, belghe, tedesche, irlandesi e francesi tra le altre, alla fine si è lamentato delle difficoltà esistenti in materia di comunicazioni verso l’estero da Cuba per poter comunicare le idee, i dibattiti e i contributi ai dialoghi che vengono portati a termine e di diffonderli in altri paesi del mondo: “Ciò che in altre latitudini è molto facile, qui no, a causa del blocco esistente da parte dell’imperialismo nordamericano. Il fatto del blocco di Cuba, non è una favola, è molto reale e qualsiasi cosa che da altre parti è facile fare, per esempio le comunicazioni via skype, qui non è possibile”.
29-01-2013
Semanario VOZ y Le Courrier (Ginebra)
Fonte: Pubblicato nell’edizione stampata del quotidiano “Le Courrier” della Svizzera, il 29 gennaio 2013
tratto da Rebelión
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da: |
Eliécer Jiménez Julio, “FARC-EP piden a la Unión Europea que levante el calificativo de terroristas y rodee los diálogos” pubblicato il 29-01-2013 in Rebelión, su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=163081&titular=farc-ep-piden-a-la-unión-europea-que-levante-el-calificativo-de-terroristas-y-rodee-los-] ultimo accesso 01-02-2013. |