L’unico modo di resistere al crollo di questa civiltà occidentale capitalista è creare alternative. La nuova era


Gustavo Esteva

E la banda continuò a suonare.

L’affondamento del Titanic era irrimediabile. Ignorarlo era insensato. Ma la banda continuò a suonare.

La messa in scena del giorno prima è una flagrante illustrazione di questo tipo peculiare di cecità. Ha mostrato la spaccatura che si è aperta tra le classi politiche e la gente, e ha rivelato anche il loro pericoloso distacco dalla realtà, il modo irresponsabile e miope di occuparsi di interessi mafiosi a breve termine che comporta l’ignoranza della profondità della crisi economica, sociale e politica in cui ci troviamo.

Il discorso che attualmente viene fatto sul paese mostra i peggiori sintomi dell’autoritarismo populista che si è insediato contro venti e maree. È concepito come l’irresponsabile trionfo dell’ottimismo sulla realtà con l’evidente intenzione di generalizzare questa cecità. La banda continuerà a suonare fino a quando gli strumenti e i musicisti affonderanno insieme alla nave.

È particolarmente difficile non sentire il fragore del crollo, che si osserva nel mondo intero e che in Messico piomba in modo molto violento.  Chi si è arrampicato sui dispositivi del potere politico, nonostante ciò, continuerà con questa sordità interessata … finché gli sarà possibile, per il tempo a disposizione.

Ma noialtri non possiamo continuare a fare orecchie da mercante. Abbiamo bisogno di reagire.

“Odio dire che glielo dissi, ma glielo dissi”, ci ha detto il subcomandante Marcos alcuni anni fa. In varie occasioni gli zapatisti ci hanno avvertito di ciò che sarebbe avvenuto se non avessimo reagito. Non abbiamo reagito. È avvenuto. Hanno descritto in varie circostanze il disastro in cui ci troviamo oggi. Hanno anticipato, prima di tutto, la serie di crisi che stanno avvenendo e la distruzione che porterebbero con sé nelle classi politiche, nel paese stesso, nel tessuto sociale … Hanno aperto con vigore e lucidità alternative di cambiamento, senza dogmatismi né imposizioni. Non le abbiamo prese.

Il nuovo comunicato dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) ha bisogno di essere ascoltato da quanti cercano, dal basso, di resistere all’orrore dominante e creare un’altra possibilità. Magari lo possano ascoltare perfino coloro che nutrono ancora la fantasia che possa bastare un colpo di urna per rimediare a tutto, loro che possono solo pensare ed organizzare nell’ambito dei partiti e delle istituzioni e che ancora credono che l’anticapitalismo sia una brutta parola.

È utile mostrare di nuovo che l’imperatore è nudo. Potranno osare vederlo e dirlo a voce alta perfino chi crede che sia possibile continuare a negarlo.

Ma mentre è inevitabile ascoltare il fracasso del crollo del mondo che muore, tra le altre cose perché il rumore circonda ogni cosa e quotidianamente lo si patisce sulla propria carne, non succede ugualmente con il frastuono del mondo che risorge. Per ascoltarlo sono necessarie altre orecchie.

Non siamo di fronte ad una variante in più di ciò che conosciamo. Non è un altro giro di bullone, una svolta in più di un cammino conosciuto. È una novità radicale. Le sue profonde radici nel passato non si interessano a riprodurlo o a realizzarlo, o ancor peggio, il tentativo impossibile di ritornare a quello. È un’altra cosa.

Come si è visto venerdì passato, il nuovo mondo si costruisce con speranza, gioia e festa, a partire dalla disciplina che si apprende per disposizione propria, autonoma. Solo così, attraverso la disciplina organica, quella che si tesse di propria volontà dal basso, è possibile ideare l’eliminazione del potere e dell’autorità coercitivi, la condizione nella quale la posizione gerarchica viene usata per imporre un atto. In tempi così oscuri come gli attuali risulta una benedizione sapere che contiamo su di loro. Come da tempo hanno detto Chomsky, Wallerstein, González Casanova e molti altri, l’iniziativa politica degli zapatisti è la più radicale del mondo e probabilmente la più importante. Lo fu ieri, quella notte del primo gennaio 1994, che fece esplodere una ondata di movimenti antisistema nel mondo intero e ci svegliò. Lo continua ad essere oggi, quando sono di nuovo fonte di ispirazione per fare ciò di cui si ha bisogno.

È giunta la fine di una era. Tutti i giorni si accumulano le prove. Nulla potrà impedire la sua conclusione. Ma avrà una forma apocalittica, aumentando l’immensa distruzione naturale, sociale e culturale che sta caratterizzando la sua agonia, a meno che non siamo capaci di resistere a un tale orrore. E in queste circostanze, l’unico modo valido ed efficace di resistere consiste nel creare l’alternativa. Ci tocca farlo. Ciascuno nel proprio luogo e a suo modo. Abbiamo bisogno di dissolvere le relazioni economiche e politiche che nel vecchio mondo ci afferrano, coscienti che la crescente dignità di ciascun uomo e di ciascuna donna e di ciascuna relazione umana sfida necessariamente tutti i sistemi esistenti. Oggi si tratta di questo.

Gustavo Esteva è un intellettuale senza una professione, attivista, fondatore dell’Università della Terra a Oaxaca, consigliere dell’EZLN nei negoziati con il Governo e un attivo partecipante di diverse organizzazioni e reti messicane e latinoamericane che lavorano sul post-sviluppo e sul decentramento.

6 gennaio 2013

Radio Chimía

tratto da La Fogata

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da:
Gustavo Esteva, “La única forma de resistir al derrumbe de esta civilización occidental capitalista es crear alternativas. La nueva era” pubblicato il 06-01-2013 in La Fogata, su [http://www.lafogata.org/zapa2010/zap.1.8.htm] ultimo accesso 11-01-2013.

I commenti sono stati disattivati.