Due visioni differenti della pace


Horacio Duque Giraldo

Nonostante che l’Accordo generale per la soluzione del conflitto sociale/armato e la costruzione di una pace stabile e duratura, firmato dalle Farc e dal governo il 27 agosto a L’Avana, suggerisca una convergenza delle parti, l’essenza del processo delle conversazioni porta a dedurre che le visioni siano radicalmente differenti dalle concezioni ideologiche e dalle posizioni politiche di ciascuno degli attori che intervengono in questo nuovo ciclo di dialoghi tra il governo dell’oligarchia e i delegati della resistenza contadina rivoluzionaria.

Le letture e interpretazioni del testo dell’Accordo sono contrapposte e riflettono la lotta di classe in questo scenario politico e militare.

Lo stato e l’attuale governo del signor Santos concepiscono le conversazioni come una strategia per sconfiggere e distruggere il movimento insurrezionale e per consolidare il sistema di sfruttamento ed esclusione della grande maggioranza della società colombiana.

L’insorgenza contadina rivoluzionaria ha chiari i propri obiettivi di trasformazione profonda della società mediante la distruzione del dominio oligarchico e l’instaurazione di un potere popolare democratico in una prospettiva di socialismo. È per questa ragione che la sua parola d’ordine è quella della pace con giustizia sociale e democrazia politica.

1. I piani di Santos

La domanda che uno è obbligato a farsi è la seguente: Perché Santos vuole la pace?

La risposta a questo interrogativo deve valutare il campo più generale delle strategie di “pace” delle classi dominanti e i poteri multinazionali coinvolti in Colombia.

Da più di cinquanta anni, in Colombia, le oligarchie dominanti hanno utilizzato certe astuzie pacifiste, con dialoghi e scenari diplomatici, per sottomettere e distruggere la sollevazione rivoluzionaria armata dei contadini.

Avvenne negli anni 50, durante il regime militare di Rojas Pinilla, che offrì l’amnistia e il perdono ai gruppi insurrezionali per poi crivellare con il tradimento i dirigenti nelle strade delle città e sterminare le organizzazioni agrarie mediante violente campagne militari; in modo uguale questo schema si ripeté negli anni iniziali del Fronte Nazionale, durante i governi di Lleras Camargo e di Guillermo León Valencia, quando il discorso sulla concordia e sul dialogo tra le elite bipartitiche servì da copertura ad inauditi piani militari focalizzati sulla sconfitta della resistenza contadina tolimense mediante il Piano Lasso.

Conosciamo abbondantemente la fine dei dialoghi de La Uribe e quanto avvenne con il massacro di più di 5000 membri dell’Unione Patriottica, sistematicamente assassinati dalle Forze Armate governative e dai suoi gruppi parastatali per mantenere il dominio bipartitico.

Altri accordi con gruppi insurrezionali di origine urbana e semirurale hanno lasciato intatto il modello feudale e capitalista predominante, che è stato approfondito con le ricette del neoliberismo di cui conosciamo le conseguenze perché le abbiamo vissute sulla nostra stessa carne. Neoliberismo che è stato il brodo di coltura di una delle più oscure epoche della storia colombiana, quando il paramilitarismo ha infiltrato tutta la struttura del regime politico che alcuni cinicamente descrivono come democratico liberale.

Sono fresche nella memoria collettiva della maggioranza sociale le implicazioni politiche e strategiche del periodo dei dialoghi del Caguán, che dal signor Pastrana furono utilizzati per creare una delle forze militari più potenti del continente, con circa 500 mila unità di combattimento, dotate di moderna tecnologia, tutto finanziato con le risorse del Plan Colombia fornite dall’imperialismo nordamericano.

Il signor Santos, un oligarca paramilitare, protagonista dei “falsi positivi”, esecutore come Ministro della Difesa durante gli anni 2006/2008 delle strategie neofasciste della cosiddetta “Sicurezza Democratica” e artefice delle aggressioni internazionali contro Ecuador, Venezuela ed altri stati progressisti dell’America Latina, ha adottato il discorso del dialogo e della “chiave della pace” non da una posizione democratica e pacifista. Ha organizzato tutto come parte di una visione militare strategica dell’imperialismo nordamericano. Il suo obiettivo è sconfiggere e liquidare i gruppi insurrezionali rivoluzionari.

Con i dialoghi del governo, le elite dominanti vogliono servirsi del processo per provocare la sconfitta dei rivoluzionari e consolidare in questo modo il proprio dominio autoritario. La pace di Santos è chiaramente uno strumento contro-insurrezionale. Si vuole la pacificazione, la sconfitta e l’eliminazione delle guerriglie socialiste. Dal Tavolo dei dialoghi l’Esercito vuole uscire trionfatore, ciò che non ha ottenuto sul campo di battaglia, quantunque da anni vada annunciando la “fine della fine” del conflitto bellico.

Il fatto è che non basta riaffermare che l’attuale governo manipola le conversazioni di pace come una trappola per immobilizzare il popolo e approfondire il terribile sistema di sfruttamento imperante. Ciò che vogliono è una smobilitazione e una consegna delle armi del movimento insurrezionale. Se ne stanno servendo per ampliare il carattere militarista e oppressore del sistema politico e della sua attuale forma/stato. Santos e l’elite che rappresenta, di banchieri, generali, senatori, proprietari terrieri e multinazionali, vogliono dirigere il processo per continuare a militarizzare la società ed imporre leggi, come quella tributaria e del codice militare, che servono a proteggere funzionari, generali e politici corrotti e mafiosi.

Per intendere la strategia dell’attuale governo con la sua politica di pace, è necessario considerare che questa riproduce un paradigma che proviene dal mandato ultraconservatore di Ronald Reagan negli USA, quando fu tracciata la strategia contro-insurrezionale  conosciuta con il nome di “conflitto a bassa intensità” che i gringos elaborarono nel 1982 per metterla in  pratica in America Latina.

La realizzazione e lo sviluppo di detto programma si regge su una tattica composta di due opzioni per affrontare la lotta guerrigliera rivoluzionaria. Una di queste si riferisce all’aspetto militare e l’altra enfatizza la gestione diplomatica e negoziatrice. Viene presentato un piano di negoziati e di dialoghi con la guerriglia per erodere le posizioni progressiste o rivoluzionarie dall’interno, cercando di smobilitare le masse e guadagnare tempo con l’obiettivo di liquidare i rivoluzionari. Ciò spiega il rifiuto di una tregua bilaterale nel processo in corso e la scomposta affermazione del Ministro della Difesa, di colpire per ammorbidire i delegati rivoluzionari a L’Avana.

Ciò che è chiaro, ma chiarissimo, è che il signor Santos intensificherà la guerra mentre parla di pace.

In sintesi, il Tavolo de L’Avana e i colloqui che lì vengono portati avanti sono utilizzati dai governativi per proteggere il loro modello economico rappresentato dalle locomotive mineraria e agroindustriale. Ciò che si vuole è pacificare le aree dove le multinazionali portano avanti lo sfruttamento delle risorse minerarie e petrolifere del nostro territorio.

I dialoghi di pace, nelle parole di De La Calle, capo dei delegati governativi, non toccheranno il modello economico neoliberista, né quello sociale, né la dottrina fascista imperante nelle forze militari. Questo è sacro per l’oligarchia.

Né di più né di meno.

2. Gli obiettivi della resistenza contadina rivoluzionaria

Certamente, gli insorti rivoluzionari hanno un’altra visione dei dialoghi. La loro visione dell’Accordo Generale è integrale, olistica. Non esclude nessuno degli argomenti identificati nel testo.

È chiaro che l’attuale scenario non nuoce al loro obiettivo di distruggere Lo Stato e la società di sfruttamento e oppressione per costruire una nuova società, la civilizzazione socialista e solidale, dove non imperi la spoliazione dei deboli e dei salariati. L’insorgenza contadina e rivoluzionaria personifica la lotta dei poveri per liberarsi dalla povertà, dalla schiavitù salariale, dalla violenza e dall’ingiustizia.

È per tale ragione che nella visione popolare della pace il Tavolo delle conversazioni deve dibattere a fondo le soluzioni ai problemi economici e sociali del popolo.

La pace de L’Avana deve essere con giustizia sociale, piena democrazia e profonde trasformazioni della struttura retrograda che attualmente domina in Colombia.

Sono le due concezioni contrapposte dei dialoghi per la pace che si stanno attualmente facendo.

È in questo ambito che serve la crescita e l’influenza della totalità del movimento della società nazionale, che ora è stata convocata a partecipare a riunioni e mobilitazioni popolari.

10-12-2012

Rebelión

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da:
Horacio Duque Giraldo, “Dos visiones diferentes de la pazpubblicato il 10-12-2012 in Rebelión, su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=160561&titular=dos-visiones-diferentes-de-la-paz-] ultimo accesso 18-12-2012.

,

I commenti sono stati disattivati.