La corruzione in Bolivia corrode strutture del processo


Alex Contreras Baspineiro

In Bolivia, a partire dai ministeri della Presidenza e del Governo, pilastri del gabinetto politico, si è formata una pericolosa rete di corruzione, estorsione e frode –“una mafia”– che sta facendo tremare le strutture fondamentali del cosiddetto “processo di cambiamento”.

Il ministro del Governo, Carlos Romero, ha affermato che “una mafia è penetrata tra procuratori e giudici”; ancora non si conosce la dichiarazione ufficiale del Presidente né del Vicepresidente dello Stato Plurinazionale.

In seguito all’arresto illegittimo del cittadino nordamericano Jacob Ostreicher, a giugno dell’anno scorso nel carcere di alta sicurezza di Palmasola, nelle ultime ore si è scatenata una ondata di arresti di influenti funzionari del governo che sono accusati di estorsione.

I detenuti sono stati identificati come José Manuel Antezana Pinaya, consigliere giuridico del Ministero della Presidenza, Fernando Rivera Tardío consigliere giuridico del Ministero del Governo, Hugo Franklin Pedraza Suárez, ex ispettore di DIRCABI Santa Cruz, Eduard Stephane Bellido, ex funzionario di DIRCABI Santa Cruz, Zenón Rodríguez che fungeva da giudice, Efraín Dennis Rodas Limachi, ex consigliere legale del Ministero del Governo e Ramiro Ordoñez López e Gustavo Wagner Céspedes Rosales, ambedue ex impiegati amministrativi del Ministero del Governo.

Sono stati dichiarati latitanti dalla giustizia boliviana: Miguel Alberto Gutiérrez Solíz, Jorge Henry Chávez Medina e Jorge Vaca Justiniano (identità falsa), e nella lista delle persone da arrestare figurano tra gli altri, Mario Soleto Bañon, Efraín Roda Limachi, César Pardo Revollo come direttore del dell’azienda Renacer e Wilma Justina Sanabria che è proprietaria del zuccherificio El Naranjal.

Le persone detenute, insieme ai loro
complici, lavoravano nel “governo del cambiamento” fin dall’inizio dell’amministrazione del presidente Evo Morales Ayma e da tempo fanno parte di una rete di estorsori.

José Manuel Antezana Pinaya, consigliere giuridico del Ministero della Presidenza, lavorava nello stesso Palazzo del Governo insieme al ministro Juan Ramón Quintana sul quale, inoltre, pesa una serie di accuse, per esempio un caso milionario di contrabbando che è rimasto nell’impunità; Fernando Rivera Tardío e altri lavoravano nel Ministero del Governo dall’inizio dell’amministrazione e Hugo Franklin Pedraza insieme ad altri erano funzionari della Direzione del Registro, Controllo e Amministrazione dei Beni Immobili (DIRCABI).

L’OSCURA STORIA

Attratto dalla validità degli investimenti che la Bolivia offriva, “vogliamo soci e non padroni”, Jacob Ostreicher, un imprenditore statunitense di 53 anni, nell’anno 2008 arrivò nell’est del paese per realizzare un milionario investimento in progetti agricoli e di allevamento. Si parla di un investimento di circa 27 milioni di dollari, ma nel giugno del 2011 fu arrestato e imputato per aver dato una presunta copertura a guadagni illeciti, per lavaggio di denaro e accusato di avere legami con il narcotraffico. Nonostante gli sequestrassero 20 mila tonnellate di riso, macchine agricole, vari milioni e bestiame bovino di alta qualità, il nordamericano ha sempre invocato la propria innocenza e si è considerato vittima della giustizia.

Le prime indagini segnalano che un membro del clan di estorsori contattò Ostreicher attraverso una cittadina colombiana, legata ad attività illecite.

I funzionari di governo e del clan di estorsori –con il potere conferito dagli enti governativi– interferirono in più di una occasione per evitare la libertà condizionale del detenuto.

Per esempio, nel 2011 l’ex ministro del Governo, Sacha Llorenti, concesse una carica notarile ad un gruppo di avvocati, tra i quali figura Fernando Rivera, il presunto capo della rete di estorsori.

È stato comunicato dal Viceministero degli Affari Interni che circa 20 milioni di dollari dei beni sequestrati al cittadino nordamericano furono ripartiti tra i membri del clan e il rimanente fu utilizzato per ampliare la rete delinquenziale alla quale parteciparono giudici, procuratori e poliziotti.

Quando il cittadino nordamericano era detenuto in un carcere di massima sicurezza derubato dalla rete governativa, senatori del paese del nord ed anche l’attore e vincitore di due Oscar, Sean Penn, giunsero nel paese per intercedere per il loro compatriota.

Alla fine di ottobre Sean Penn ebbe un incontro con il presidente dello Stato Plurinazionale, Evo Morales Ayma, dove  esaminarono il delicato tema e l’attore, inoltre, fu nominato “ambasciatore delle cause nobili della Bolivia di fronte al mondo”. Gli raccomandarono di sostenere la rivendicazione marittima, la depenalizzazione della foglia di coca e l’estradizione dell’ex presidente Gonzalo Sánchez de Lozada.

Si apprende che all’indagine che sta facendo tremare la struttura dell’attuale processo hanno partecipato per chiarire il caso agenti del FBI nordamericano, perché secondo quanto ha riconosciuto lo stesso ministro del Governo, le indagini avviate dal suo ufficio sono cadute in più di una occasione per le infiltrazioni dei suoi stessi funzionari.

PIÙ CASI DI CORRUZIONE

Nonostante che il “governo del cambiamento” si sia ripromesso “zero corruzione”, questa attività insieme al narcotraffico, si è trasformata in uno dei peggiori flagelli in cui siano coinvolti gli stessi funzionari di governo.

Menzioneremo solo alcuni esempi per darci conto della dimensione che ha raggiunto la corruzione nei circoli del governo boliviano.

A gennaio del 2009, la morte violenta dell’impresario Jorge O’ Connor rivelò il maggiore scandalo di corruzione in Yacimientos Petrolíferos Fiscales Bolivianos (YPFB), la rapina e il furto di 450 milioni di dollari fu sinonimo di una rete di corruzione in cui era implicato direttamente l’ex presidente del Senato e alto dirigente del Movimento al Socialismo (MAS), Santos Ramírez che è detenuto.

A luglio del 2008, un convoglio di 33 camion con merce di contrabbando eluse il posto di controllo di frontiera a Pando, i proprietari argomentarono che avevano un permesso diretto del Ministro della Presidenza, Juan Ramón Quintana. Il caso si trova nell’impunità.

Ad agosto del 2006, la Cancelleria denunciò la falsificazione di documenti per i visti cinesi, nel caso furono implicati gli allora senatori del MAS, Santos Ramírez, José Bailaba y Guido Guardia.

A luglio del 2010, il tedesco Dirk Schmidt, fu accusato di fare delle estorsioni ai menoniti, offrendogli la residenza nel paese in cambio di migliaia di dollari. Per questo caso fu destituito il viceministro Gustavo Torrico poiché gli implicati erano funzionari del Ministero del Governo e poliziotti.

A settembre del 2010 fu rivelato uno scandalo di corruzione in Vías Bolivia, dopo che si scoprì che avevano venduto ricevute di pedaggio senza numero, provocando un danno economico considerevole allo stato. Questo caso provocò l’allontanamento dall’incarico del direttore dell’ente, Juan Enrique Jurado, figlio di un senatore del MAS.

A giugno del 2012, Gerson Rojas l’ex direttore di Plantas de Separación de Líquidos fu destituito dal suo incarico dopo lo scoppio di presunte irregolarità nelle procedure di licitazione dell’impianto di Río Grande, nel caso fu implicato, inoltre, un altro membro della commissione di controllo dell’YPFB, Agustín Javier Ugarte, si calcolano danni vicini al mezzo milione di dollari, il caso continua ad essere indagato.

CADA CHI CADA

L’indagine sulla rete di estorsori deve continuare con lo slogan di “cada chi cada”. Fosse vero che le autorità del “processo di cambiamento” non proteggano né ordinino che siano sospesi i casi come è avvenuto, per esempio, nel caso del contrabbando dei 33 camion o dell’estorsione ai menoniti dove gli implicati furono piuttosto premiati.

La detenzione dei funzionari dei Ministeri della Presidenza e del Governo è appena l’estremità del gomitolo di scandalosi casi di corruzione, estorsione e narcotraffico poiché i personaggi della rete di estorsori non sono solo implicati nel caso Ostreicher, nelle ultime ore diversi cittadini che furono vittima della giustizia boliviana hanno incominciato a fare una serie di denunce.

Contando sulla funzione di notaio data dal Ministero del Governo e come uomini di assoluta fiducia di alte autorità governative, la mafia dei funzionari statali, ha interferito anche in altri casi. Per esempio,  i consiglieri del Ministero del Governo, Fernando Rivera Tardío e Denis Rodas Limachi, hanno presentato una denuncia contro i dirigenti del Territorio Indigeno e Parco Nazionale Isiboro Sécure (TIPNIS) per il presunto sequestro del cancelliere David Choquehuanca.

Il 24 settembre 2011, l’ex ministra di Giustizia Nilda Copa e l’ex ministro del Governo, Sacha Llorenti, oltre al viceministro di Giustizia, Nelson Cox, e due funzionari del Ministero del Governo, presentarono una denuncia penale contro i dirigenti del TIPNIS e chiesero alla procura di emettere una ingiunzione per bloccare la marcia indigena del 25 settembre, per il presunto sequestro e per l’aggressione al cancelliere Choquehuanca, secondo quanto rivela un memoriale fatto dall’Esecutivo.

Nel memoriale non appare la firma dei ministri, ma quella dei due avvocati degli uffici ora implicati nella rete di estorsione. I citati funzionari della mafia governativa, tra gli altri casi, hanno anche fatto parte dei querelanti nel caso di “terrorismo” più conosciuto come caso Rozsa, dove attualmente ci sono più di 10 detenuti; l’estorsione al cittadino tedesco Dirk Schmidt che si trova agli arresti; le accuse contro i dirigenti indigeni del TIPNIS e molti altri.

La corruzione è un flagello che si deve estirpare, si deve annichilire e non lo si deve proteggere e ancor meno premiare. Nel processo di cambiamento che si sta vivendo nel paese, situato nel cuore del continente latinoamericano, vari casi stanno danneggiando il processo che promise di essere differente dai precedenti regimi, ma si fa poco o quasi nulla contro la corruzione o il narcotraffico … A parte la rete di estorsori e la mafia di corrotti che è stata rivelata, già sono una infinità i casi di narco-sindaci, narco-generali o narco-dirigenti … È ora di recuperare i principi fondamentali del processo di cambiamento e non di essere complici dell’impunità …

01-12-2012

Rebelión

Alex Contreras Baspineiro. Giornalista e scrittore boliviano

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da:
Alex Contreras Baspineiro, “La corrupción corroe estructuras del proceso en Boliviapubblicato il 01-12-2012 in Rebelión, su [http://www.rebelion.org/noticia.php?id=160079&titular=la-corrupción-corroe-estructuras-del-proceso-en-bolivia-] ultimo accesso 06-12-2012.

 

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