Le maquilere (operaie delle manifatture tessili, n.d.t.) salvadoregne si sono organizzate per influire sulla riforma della Legge delle Zone Franche che il Governo sta negoziando con l’associazione degli industriali.
La piattaforma di organizzazioni sindacali e femministe, che rappresentano le lavoratrici della maquila tessile del Salvador, ha presentato nell’Assemblea Legislativa la proposta di riforma della Legge delle Zone Franche nella quale vengono raccolti i contributi che provengono dalle operaie e che hanno l’obiettivo di creare delle procedure per garantire il rispetto dei diritti del lavoro nelle fabbriche.
La proposta è stata inserita lo scorso 2 ottobre nell’ambito della revisione della Legge delle Zone Franche Industriali e di Commercializzazione che dovrà essere approvata nel 2014 su richiesta dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC).
Il testo presentato cerca di riformare 22 articoli della Legge delle Zone Franche per garantire il rispetto dell’articolo 29 dell’attuale norma, articolo nel quale viene recepito l’obbligo degli amministratori di rispettare i diritti del lavoro, così come il diritto all’associazione e alla sindacalizzazione, la proibizione del lavoro forzato o la possibilità di un fondo economico di sostegno alle operaie.
Tra le proposte elaborate dalle lavoratrici si notano la creazione da parte dell’impresa di un fondo che copra gli indennizzi in caso di chiusura e la preferenza di assunzione delle ex lavoratrici di una zona franca quando l’impresa metta fine alla sua produzione o cambi la ragione sociale, fatto che le maquile sono solite fare al termine dei dieci anni di attività per continuare a ricevere gli incentivi fiscali che contempla la legge.
Migliori condizioni di lavoro
Vengono accolte anche proposte per mettere fine alle pratiche che attentano alla dignità delle lavoratrici, come l’obbligo di presentare prove di gravidanza o di HIV, o l’essere sottoposte alla prova del poligrafo per verificare se mentono e a controlli corporali abusivi nel caso avessero sottratto qualche materiale della fabbrica. Con l’installazione di nidi e di aree per le mense si vuole facilitare la loro attività durante le ore in cui permangono nella maquila.
La proposta di riforma propone di aumentare le competenze della già esistente Commissione di Prevenzione dei Conflitti delle Imprese delle Zone Franche, e di chiedere di associare anche le organizzazioni femministe e sindacali per trasformarla in un reale strumento di conciliazione e arbitraggio dei conflitti di lavoro nell’ambito delle imprese. Le lavoratrici della maquila tessile sono uno dei gruppi che soffrono le condizioni più dure di sfruttamento e precarietà lavorativa in Salvador. Con un salario di 187,60 dollari mensili, la loro giornata lavorativa arriva alle 12 ore giornaliere a causa dell’obbligo di svolgere le ore extra. Nel caso in cui vengano imposte mete esorbitanti, le donne impiegano il tempo del pranzo per terminare il lavoro.
Ma, nonostante le condizioni così brutali che sono imposte alle operaie, esiste un gruppo legato alla maquila che soffre anche di una maggiore precarietà. È il caso delle ricamatrici, donne che cuciono a domicilio per la fabbrica e che, non avendo un rapporto di lavoro con l’impresa, guadagnano uno due dollari per ciascun pezzo di ricamo impiegando tra dieci e dodici ore di lavoro. Tra le proposte presentate dalle lavoratrici che sono salariate della maquila, c’è la richiesta che le ricamatrici siano considerate come personale della fabbrica e possano beneficiare come loro del rispetto dei diritti umani e del lavoro.
L’impunità delle multinazionali
La proposta di riforma vuole anche mettere fine all’impunità della quale godono le più di 250 imprese insediate nelle diciassette zone franche del paese. Nel caso che le maquile tessili violino il rispetto dei diritti umani e del lavoro, si chiede la sanzione o la chiusura da parte del Ministero dell’Economia, misura che la legge vigente già contemplava ma che mai è stata applicata a nessuna fabbrica nonostante i constanti abusi commessi al loro interno.
La presentazione della proposta di riforma dell’attuale Legge delle Zone Franche è avvenuta nell’Assemblea Legislativa per mano delle deputate del FMLN per sostenere le richieste delle lavoratrici della maquila e in contrapposizione del progetto di riforma presentato della stesso Governo del FMLN, un testo concordato esclusivamente tra l’Esecutivo e l’associazione industriale della maquila, che prevede solo la modificazione degli articoli che fanno riferimento al paragrafo fiscale ed economico.
La piattaforma denuncia che il Governo di Mauricio Funes ha allontanato le lavoratrici dal negoziato e che non concluderebbe sul rispetto di alcune condizioni lavorative degne in un settore che in Salvador occupa più di 81.000 persone, la maggioranza delle quali, donne con bassa qualifica professionale.
Per questo, dalle organizzazioni femministe e sindacali viene data importanza a questa proposta essendo l’unica che raccoglie le richieste presentate dalle persone che soffrono lo sfruttamento della maquila. La presentazione del testo arriva dopo un anno di lavoro che è cominciato con la formazione delle operaie su nozioni economiche affinché apprendessero quale fosse la loro situazione dentro le zone franche.
Noemí Rodríguez, avvocatessa di Donne che Trasformano (MT), organizzazione che lavora per la difesa dei diritti umani e lavorativi delle lavoratrici, spiega che il processo è iniziato con delle giornate di formazione che erano portate a termine durante le mattine delle domeniche e nelle quali spiegavano “cosa sia il capitalismo e cosa siano le catene di produzione affinché si rendessero conto del lavoro che fanno”, come dire, “come le maquile diventino ricche con il lavoro e lo sforzo di loro, mentre fanno il lavoro più pesante e sono quelle meno pagate”.
31-10-2012
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da: |
María Cruz Tornay, “El empoderamiento de las maquilas” pubblicato il 31-10-2012 in Diagonal, su [http://www.diagonalperiodico.net/Empoderamiento-en-las-maquilas.html] ultimo accesso 08-11-2012. |