Cronaca di come Chávez ha riempito sette viali di Caracas.
“Chi non è bagnato, non è chavista”, gridava una donna mentre una moltitudine correva verso il palco dove, per la chiusura della campagna, il candidato socialista alle elezioni presidenziali, Hugo Chávez, si rivolgeva al popolo che di buon ora aveva fatto traboccare il proprio amore nelle strade di Caracas.
Grosse goccie cadevano sulle teste di coloro che questo giovedì avevano oltrepassato i sette viali della capitale. Alcuni si riparavano sotto gli alberi, altri sotto striscioni con il viso di Chávez ed altri agitavano con forza le bandiere del Venezuela.
In nessun momento il colore è diminuito con la pioggia, che cadeva a catinelle. L’amore del popolo si manteneva fermo e caldo, nonostante l’acquazzone.
“Noi non ce ne andiamo, rimaniamo qui”, ripeteva in continuazione un coro di persone, al quale si aggiungevano sempre più voci.
Accompagnati dalle gocce d’acqua, alcuni corpi continuavano a muovere i propri fianchi al ritmo del tamburo, come se si trattasse di un qualsiasi giorno soleggiato. Il calore della gente sembrava accendersi mano a mano che passavano i minuti.
Chi si trovava lungo viale Bolívar, più che parlare di solidarietà, la dimostrava: ombrelli aperti ospitavano tutto ciò che entrava sotto di essi.
Un uomo che sosteneva uno guardava verso est e diceva: “Guarda il cielo, quello che sta venendo è forte”, mentre accoglieva una giovane che con un sorriso si rifugiava sotto il suo riparo.
Un gruppo di donne che preferiva proteggersi sotto un tetto guardava su uno schermo il leader della rivoluzione bolivariana, che inzuppato parlava al suo popolo. Una voce femminile diceva: “Ahi, no, guarda come è tutto bagnaticcio. Ahi, no, ragazza, usciamo, andiamo a vederlo”. Subito dopo tutte hanno incominciato a correre per vedere “anche se da lontano” Chávez.
La folla lasciava fluire nell’acqua calma il testo della canzone “Venezuela”, che il candidato della patria cantava sotto la pioggia. “Porto la tua luce e il mio profumo sulla pelle; e quattro nel cuore”.
Quando le gocce, precedute da un sole pungente, hanno cominciato a diminuire molti guardavano il cielo e dicevano: “Questa è una benedizione” e continuavano a camminare verso il palco dove stava Chávez.
Il cielo repentinamente cupo era solcato da palloni colorati. Quando è passato un elicottero, una immensa allegria si è impossessata della folla, che alzava e agitava le proprie mani in segno di saluto.
Una marionetta gigante con una maschera dei diavoli di Yare si agitava poco prima che cominciasse la pioggia. Una riproduzione in scala del satellite Miranda sembrava entrare in orbita in pieno viale Bolívar, mentre un gruppo ballava salsa e cantava in coro: “L’amore è una magia … e alla fine lo ho trovato e va crescendo e crescendo …”.
Coriandoli multicolori cadevano sulle teste, mente uno squillo di tromba preparava i presenti per domenica 7 ottobre, quando dall’alba, il popolo sarà in strada per ottenere, attraverso il voto, la vittoria perfetta.
Il suono delle vuvuzele scuoteva l’ambiente dell’importante arteria stradale della capitale, dove bandiere colorate, sulle quali si potevano osservare i nomi di organizzazioni politiche riunite nel Grande Polo Patriottico, di stati come Barinas, o di quartieri come Miranda, come Cartanal, erano sostenute dalla marea multicolore.
Qualsiasi luogo era buono per avere una migliore visuale: rami di alberi, inferriate, muri. Il popolo, che Chávez “ha tirato fuori dall’oscurità”, secondo quanto ha detto Julio César Cartaya, abitante del quartiere 23 de Enero, ha dimostrato che l’amore è un tizzone ardente che si accende con l’acqua.
04/10/2012
AVN
Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da: |
Nathali Gómez, “Un tizón ardiente que se aviva con el agua” pubblicato il 04-10-2012 in AVN, su [http://www.avn.info.ve/contenido/tiz%C3%B3n-ardiente-que-se-aviva-agua] ultimo accesso 05-10-2012. |