17,5 milioni di messicani hanno scelto il nuovo presidente Peña Nieto


In una democrazia borghese bastano 17,5 milioni di voti, su una popolazione di 100 milioni, per vincere tra gli applausi. In Messico l’astensione è stata del 37%, hanno quindi votato 46 milioni di persone e un terzo di loro ha scelto il candidato del Pri Enrique Peña Nieto.

Caso strano sugli articoli dei principali giornali dell’occidente democratico i dati dell’astensione non compaiono quasi mai: turberebbero la comoda favola del governo come espressione della maggioranza del Paese. Tanti “cittadini” sanno che il loro voto non cambierebbe la struttura economica, sociale e politica dello Stato in cui vivono e quindi a votare non ci vanno proprio.

L’astensione è però diminuita rispetto alle precedenti elezioni del 2006 quando i votanti erano stati 41 milioni (41,5% di astensione) e il candidato del Pan Felipe Calderón aveva vinto con 15 milioni di voti, una manciata in più del candidato del Prd Obrador che aveva denunciato brogli.

Anche questa volta Obrador è arrivato secondo perdendo solo poche decine di migliaia di voti rispetto al 2006 non superando i 14,7 milioni di voti. La candidata alla presidenza del Pan, Josefina Vazquez Mota, ha fatto perdere al suo partito 3 milioni di voti (non raggiunge i 12) e la presidenza della Repubblica che aveva strappato al Pri nel 2000: la classe dirigente messicana, le due tv nazionali, i giornali stranieri come El Pais (e anche il presidente uscente Calderon!) avevano espresso la loro preferenza per Peña Nieto, il macellaio della repressione di San Salvator Atenco.

Per capire perché pensiamo che comunque fosse andata non sarebbe cambiato niente leggete il nostro articolo Le elezioni messicane 2012.

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