Chi c’è dietro l’attentato di Bogotà?


L’autobus-bomba esploso contro il suv corazzato di Fernando Londoño, ex ministro degli interni di Uribe, ha fatto cinque morti e 35 feriti (tra i quali lo stesso Londono). La polizia ha accusato le Farc, ma chi c’è dietro l’attentato compiuto nella capitale colombiana. Ce lo dice un articolo di Semana.

Semana
martedì 15 maggio 2012

Sebbene gli occhi di tutti si sono concentrati sulla bomba diretta contro il furgone blindato nel quale viaggiava l’ex ministro Fernando Londoño c’è un dettaglio importante per l’analisi di ciò che è successo: tre ore prima, sempre a Bogotà, le autorità hanno intercettato un altra auto-bomba che secondo informazioni della stessa polizia sarebbe andata a esplodere di fronte alla stazione della Polizia Metropolitana.

Se i due casi sono collegati – il contrario sarebbe una coincidenza molto strana – questo vorrebbe dire che si voleva colpire vari bersagli con un qualche tipo di coerenza o che causassero un qualche impatto significativo nel paese. Per questo bisogna rivedere quali potrebbero essere i motivi di questo attacco.

Alvaro Uribe e Fernando Londoño

I più evidenti potrebbero essere: uno, l’inizio oggi dell’applicazione del Tlc [Trattato di Libero Commercio che abbassa i dazi doganali e facilita il trasferimento di imprese statunitensi in Colombia, ndt] con gli Stati Uniti, dopo più di otto anni di tira e molla; e due, l’approvazione definitiva al Congresso del Marco para la Paz [che attribuisce al Governo poteri eccezionali per trattare con i gruppi armati illegali, ndt].

Se fosse il Tlc si potrebbe pensare che ci sia la guerriglia dietro la bomba. È del parere della colpevolezza delle Farc il generale Luis Eduardo Martínez, comandante della Polizia di Bogotà, che ha affermato di essere in possesso di evidenze “immediate” che l’attentato sia stato commesso da questa organizzazione sovversiva.

Ma allora uno si può domandare, come sono riusciti ad entrare questi esplosivi e a farli funzionare a Bogotà? Si è così deteriorato il controllo della città? Questi non sono proprio petardi, come quelli che stavano costruendo una settimana fa studenti universitari, i quali hanno causato una tragedia in una casa a Suba. Questa ipotesi non la scartiamo.

Senza dubbio la guerriglia ha fatto qualcosa di simile – anche se meno sofisticato di ciò che è successo oggi – nel caso dell’attentato contro Radio Caracol nel 2010. Su quella auto-bomba il presidente Juan Manuel Santos ha detto che i responsabili sono state le Farc basandosi sul messaggio trovato nel computer del Mono Jojoy che diceva: “Congratulazioni a quelli che hanno colpito la barca a JMS con la piccola bomba a Caracol. Queste sono le mosse strategiche”.

Se la bomba è esplosa per l’approvazione del Marco para la Paz allora si potrebbe pensare che gli autori provengano da settori di estrema destra che pensano che con questa riforma costituzionale si stà preparando il perdono per la guerriglia. La domanda allora sarebbe, perché volevano uccidere Ferando Londoño che è un rappresentante della destra? In questo paese anche questo può succedere. Nel caso dell’omicidio di Álvaro Gómez, ancora non risolto, una delle ipotesi più forti è stata che i suoi sicari fossero mandati dall’estrema destra.

Tuttavia al contrario di adesso, si ipotizza che in quell’occasione avrebbero ucciso Gómez perché voleva rivelare i piani macabri dell’estrema destra contro il governo di allora.

Ma oltre a questi motivi ce ne sono altri meno evidenti: come per esempio quelli di chi vuole creare malessere per imbarazzare il governo. Lo stesso presidente Santos lo ha confermato alla metà dell’anno scorso quando parlò dell’esistenza di una “mano negra” e disse che non c’erano una ma “due manos negras in agguato. Manos negras di estrema sinistra e di estrema destra”.

Alla prima ha dato un nome e cognome: le Farc. Alla destra l’ha definita come quella che in questo momento si oppone alla Ley de Victimas e alla resistituzione delle terre [sottratte dai paramilitari ai contadini durante la loro guerra sporca con l’appoggio dello Stato, ndt]: “uccidono i dirigenti contadini che stanno recuperando le loro terre [e] non vogliono che vengano date compensazioni alle vittime, ma solo ai carnefici”. L’ha collegata al narcotraffico, l’ha accusata di un petardo collocato sul busto di Laureano Gómez e incolpata di “voler esagerare l’insicurezza”.

C’è un’ultima ipotesi, che per alcuni può risultare la più peregrina, ed è quella che dice che nel mezzo della crisi in corso nell’Esercito (per gli scontri tra due dei suoi vertici) e i cambiamenti nella Polizia (con l’uscita dal gruppo di comando del generale Naranjo) ci sarebbero alcuni settori di non molto buona reputazione che vogliono provocare confusione per aprirsi la strada in queste istituzioni.

Tutto sommato non è un modus operandi estraneo alla storia della città. Un mese prima del secondo insediamento del presidente Álvaro Uribe, nel 2006, l’Esercito ottenne quattro successi (disattivò un taxi-bomba in un parcheggio, due auto bombe in siti critici e una casa bomba in Ciudad Bolívar [la favela della capitale, ndt]) dei quali dopo El Tiempo ha rivelato che almeno tre erano falsos positivos [falsi successi montati ad arte dalla forza pubblica, ndt] per dimostrare efficenza in momenti di cofusione.

Una delle bombe esplose mentre passava una carovana militare, vicino alla Scuola José María Córdova, lasciando un civile morto e vari militari feriti. Il Ministero della Difesa, al tempo guidato da Juan Manuel Santos, in un comunicato ammise: “Questi inganni potrebbero essere stati realizzati da persone superficiali tra le quali si trovano due ufficiali dell’Esercito”.

Gli inquirenti hanno molta tela da dirimere. L’esaminazione dei resti materiali e del modus operandi possono dargli delle piste. Curiosamente l’ex ministro Fernando Londoño, in ospedale per l’attentato, quando il presidente Santos parlò della mano negra si lamentò in un articolo: “Santos ha diviso il paese in due. Lui e i suoi amici sono i democratici liberali. Le Farc sono l’estrema sinistra. E noi che pensiamo che il governo stà sbagliando su molti e decisivi punti siamo di estrema destra. Con bombe e tutto incluso”.

Qual è la mano negra?

Altre immagini dell’attentato

Semana è il settimanale più importante della Colombia, di orientamento progressista.

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca da:
¿Quién fue el autor del atentando terrorista en Bogotá?, pubblicato il 15-05-2012 su [http://www.semana.com/politica/quien-autor-del-atentando-terrorista-bogota/177229-3.aspx], ultimo accesso 16-05-2012.

 

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